sabato 28 febbraio 2015

LA 'NDRINA E LA DROGA NELLO JONIO. ATTESI I RISULTATI DI ESAMI BALISTICI

POLICORO. AL SETACCIO DA PARTE DELLA GUARDIA DI FINANZA ANCHE I DIALOGHI TELEFONICI E VIA INTERNET DEI SOGGETTI COINVOLTI

OPERAZIONE “GENTLEMAN”, POSSIBILI NUOVI SVILUPPI DALL'INDAGINE

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 28.2.15

 

POLICORO – L'Operazione gentleman, scattata il 16 febbraio scorso a Cassano alla Jonio contro il clan degli zingari, una delle 'ndrine calabresi emergenti, e contro i suoi addentellati nel Metapontino, continua. Nelle ultime ore, addirittura, le attività di indagine coordinate dalla Procura di Matera, con il procuratore capo Celestina Gravina ed il pm Alessandra Susca, e condotte sul “campo” dagli uomini della Guardia di finanza del Comando provinciale e della Compagnia di Policoro, si sono fatte più serrate. E, nonostante il profondo riserbo mantenuto da inquirenti ed investigatori, non sono esclusi a breve nuovi provvedimenti cautelari in carcere. Sotto la “lente” i traffici, intensi, per milioni di euro, di stupefacenti che dalla Puglia raggiungevano la Calabria e viceversa. Lungo la 106 Jonica. Il “business” della “Gentleman”, infatti, stava proprio nei movimenti di droga che dal Sud America e dall'Albania arrivavano a Cassano allo Jonio, anche via Basilicata, e da qui in tutta Italia. Alcuni carichi, del resto, sono stati intercettati proprio dai finanzieri di Policoro. Trentatre le persone, come è noto, destinatarie di fermi su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Due sono stati eseguiti a Policoro, quello di Giambattista Serio, 38 anni, e di Giacomo Solimando, 50, fratello di Filippo, 46 anni, nato nel centro jonico ma residente a Corigliano Calabro. Filippo Solimando e Luigi Abbruzzese, 25 anni, per i magistrati, avrebbero soggiogato la “locale” di Corigliano e la ‘ndrina degli zingari di Cassano allo Ionio. Tra gli indagati, altresì, vi è pure Gerardo Schettino, di Scanzano Jonico, ex carabiniere, detenuto a Santa Maria di Capua Vetere per una sentenza passata in giudicato. Alla Procura di Matera, in particolare, attendono in risultati degli esami balistici condotti sulle armi sequestrate nel Metapontino. Armi che potrebbero “parlare” e dire molto sulla loro passata e recente attività. Anche la documentazione sottoposta a sequestro è in fase di analisi. Si attende, inoltre, la relazione degli esperti della Sopraintendenza ai beni archeologici della Basilicata sul reperti risalenti al quinto secolo avanti Cristo sottoposti anch'essi a sequestro giudiziario. Altri risultati importanti, infine, potrebbero arrivare dallo studio, tutt'ora in corso, delle telefonate e delle chat con cui i soggetti coinvolti nell'Operazione comunicavano. 
 

IL RISCHIO DI INFILTRAZIONI MALAVITOSE

QUEI LEGAMI CON LE COSCHE DELL'ALTO JONICO COSENTINO

POLICORO – Gli investigatori stanno indagando a fondo sui rapporti tra Scanzano Jonico e Policoro da una parte e Cassano allo Jonio e Corigliano Calabro dall'altro. E pur se l'Operazione gentleman contro il clan degli zingari dei due centri calabresi ha avuto il primum movens in quelli lucani, c'è la convinzione che il suo “cuore” sia nella regione confinante. Gli addentellati locali sarebbero, appunto, tali. Non ci sarebbero, cioè, sul territorio depositi o raffinerie di droga né cosche nel senso stretto dell'organizzazione mafiosa. Ovviamente, chi sta conducendo le indagini nel Metapontino confida nella collaborazione dell'opinione pubblica. Il rischio infiltrazione di 'ndrangheta, sacra corona unita, camorra, nell'area più fertile, nonostante la crisi, della Basilicata si potrà arginare se la guardia rimarrà alta da parte di magistratura, forze dell'ordine e società civile.





LA RICETTA NON C'E' PIU' E IL SISTEMA VA IN TILT

SANITA'. IL FLOP DELL'INNOVAZIONE. I SINDACATI FIMMG E SNAMI HANNO CHIESTO ALLA REGIONE UN PERIODO DI SPERIMENTAZIONE

CAOS NELLA EROGAZIONE DI ESAMI E VISITE SPECIALISTICHE

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 28.2.15

 

Stop alle ricette dematerializzate per le prestazioni specialistiche”. Lo hanno comunicato i sindacati più rappresentativi dei medici di medicina generale, Fimmg e Snami, alla Regione. “Grossi problemi – hanno scritto Antonio Santangelo (Fimmg) e Gennaro Grieco (Snami) a Donato Pafundi (Dipartimento politiche della persona), al “governatore” Marcello Pittella, ed all'assessore regionale alla sanità Flavia Franconi – sono stati creati ai soggetti prescrittori, agli operatori del Centro unico di prenotazione, alle strutture erogatrici, ed ai cittadini – utenti – pazienti del Servizio sanitario costretti ad un andirivieni, non comprensibile né giustificato, fra Cup, ospedali, ambulatori, e studi medici”. Di fatto, dall'introduzione, il 1 febbraio scorso, della ricetta dematerializzata “bianca”, capace di viaggiare in rete e di arrivare in tempo reale alla Regione ed al Ministero della salute affinchè possano esercitare da subito la loro azione di controllo, si è generato il caos nell'erogazione di esami di laboratorio, rx, tac, visite specialistiche. Perchè le tante criticità che hanno portato il sistema sull'orlo di una “crisi di nervi”? Santangelo e Grieco: “Perchè è mancata una fase sperimentale adeguata e sufficientemente prolungata e perchè non è stata coinvolta la Medicina generale nella fase di preparazione del Nomenclatore delle prestazioni specialistiche ambulatoriali. La messa a regime del processo, pertanto, ha inevitabilmente comportato i problemi sotto gli occhi di tutti”. Allora? “Stando così le cose e considerato che il numero di medici che dematerializzano è esiguo rispetto alla platea di soggetti interessati, Fimmg e Snami hanno dato indicazione ai propri iscritti a non proseguire più con tale processo”. Come risolvere le criticità? “Fimmg e Snami dichiarano di essere disponibili ad indicare un gruppo di colleghi in grado di portare avanti una vera e completa sperimentazione a patto che si adottino comunque procedure su tutto il territorio regionale che evitino al paziente inutili disagi legati alla necessità di rifare la ricetta per le incongruenze del sistema. Appena saranno operative le modifiche ai programmi informatici disponibili per i centri di prenotazione (allo stato attuale ci risulta che solo per le prestazioni di laboratorio sono in avanzata fase di realizzazione tali correttivi) il processo di dematerializzazione potrà riprendere uniformemente su tutto il territorio regionale coinvolgendo tutti i soggetti prescrittori”.

STABILIMENTI BALNEARI ABUSIVI. SEQUESTRATE SETTE STRUTTURE

POLICORO. OPERAZIONE DELLA GUARDIA COSTIERA SUL LITORALE METAPONTINO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 28.2.15

 
 
POLICORO - Sette stabilimenti balneari ritenuti abusivi sono stati sequestrati a Pisticci, Policoro e Nova Siri dagli uomini della Guardia costiera del centro del Metapontino. Sequestri operati nel corso di un'attività mirata alla difesa dell’ambiente costiero ed alla prevenzione e contrasto di abusi in materia demaniale marittima. I controlli sinora condotti hanno portato all’accertamento a carico di diversi soggetti, in particolare titolari di stabilimenti balneari, di reati di occupazione abusiva di demanio pubblico, connessi ad altri reati di diversa natura con attenzione a quelli urbanistico - edilizi e paesaggistici. Nonostante i divieti ed i termini imposti dagli atti autorizzativi, cioè, alcuni titolari di stabilimenti balneari e di altre attività commerciali hanno omesso di rimuovere, al termine della stagione estiva, le proprie strutture continuando a farle permanere, contro legge, sugli arenili. I titolari dei sette stabilimenti balneari sottoposti a sequestro sono stati tutti deferiti all’Autorità giudiziaria di Matera. La Guardia costiera, tuttavia, ha evidenziato che la grande maggioranza delle strutture dedicate a servizi turistico - balneari operanti lungo le spiagge joniche lucane ha provveduto a rimuovere le strutture entro i termini stabiliti dagli atti autorizzativi, in osservanza delle prescrizioni di legge. Rispetto agli anni scorsi, infatti, il numero delle strutture non rimosse al termine dell'estate ha registrato una considerevole riduzione.

RINVIATA LA GARA DELLA LIBERTAS CON L'ACIREALE

CALCIO A 5 DI A2

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 28.2.15

 
  
POLICORO – E' stata rinviata la gara del campionato di Serie A2 di calcio a 5, girone B, tra Acireale e Libertas Eraclea, in programma oggi. I siciliani sono impegnati nella Final eight under 21 di Pescara. E la formazione amaranto è zeppa di giovanissimi. Da qui la richiesta, accolta, di rinvio del match a sabato 7 marzo quando tutte le altre formazioni del girone riposeranno. Mister Angelo Bommino, così, dopo l'allenamento di venerdì scorso, ha sciolto le righe dando appuntamento a lunedì prossimo. Per gli jonici lucani la gara in terra di Sicilia sarà importante in chiave salvezza. L'Acireale, con 28 punti in classifica, a 7 dalla zona playoff, naviga in acque tranquille. Potrebbe essere l'occasione buona per i rossoneri jonici di raggranellare qualche punto in trasferta. Ne mancano sei, secondo il presidente Nicolino Todaro, per raggiungere la permanenza diretta senza passare sotto la tagliola dello spareggio per la salvezza. Ricordiamo che la Libertas, al momento, ha 20 punti, 4 in più della Golden Partenope, terz'ultima e, quindi, in zona playout con l'Avis Policoro.

venerdì 27 febbraio 2015

GIOVANNI LOMBARDI FORSE UCCISO PER UNO SCAMBIO DI PERSONA

CRIMINALITA'. PER GLI INVESTIGATORI PRENDE FORMA QUESTA IPOTESI

SAREBBE STATO SCAMBIATO PER UN BOSS DELLA DROGA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15



  
Giovanni Lombardi, il 41enne nato a Tricarico ma residente a Genova, è stato ucciso forse al posto di un boss della droga che lo inviato, in sua vece, incontro al “gruppo di fuoco”. Questa, almeno, la tesi della Polizia di Stato che conduce le indagini sull'atroce delitto. Il lucano, ritenuto dagli investigatori un corriere della droga, è stato colpito sabato scorso in auto da 4 colpi di pistola, tre al torace , uno al volto, sparati a distanza ravvicinata. La Polstato, che aveva sotto controllo i suoi assassini, ha ascoltato in diretta le fasi dell'omicidio arrestando i carnefici di Lombardi mentre stavano seppellendo il suo corpo nudo a Borzonasca (GE). Così, i tre uomini accusati di concorso in omicidio aggravato, occultamento di cadavere e porto abusivo di arma, Marietto Rossi, Cosimo Salvatore Catalfamo e Mario Umberto Calderoni, sono restati in carcere dopo l'interrogatorio di garanzia. Calderoni, due giorni fa, ha tentato di impiccarsi con un lenzuolo alle sbarre della cella di Marassi dove si trovava in isolamento. A seguito di questo episodio il pm Alberto Lari ha ordinato il trasferimento di tutti gli arrestati in altre carceri. E si è avvalso della facoltà di non rispondere un'altro dei fermati nell'ambito dell'inchiesta, quel Giacinto Pino (detto il boss di Soziglia), accusato della cessione dei due chili di cocaina che avrebbe affidato a Lombardi per consegnarli, in sua vece, a chi è accusato dell'assassinio. Il gip Annalisa Giacalone ha disposto per Pino la misura cautelare in cella. Lo stesso gip ha convalidato il fermo disponendo la misura cautelare in carcere per un'altro dei fermati, Paolo Saba, anch'egli accusato per l'omicidio Lombardi. La polizia, inoltre, partendo dal delitto, ha fermato altri soggetti per detenzione di armi. Il gip, pertanto, ha convalidato il fermo applicando la misura cautelare in carcere a Rossi, Saba, Catalfamo, Valter Cardini e Generoso Ventola. Nell'inchiesta è finito anche con il capo ultrà del Genoa, Massimo Leopizzi.

PENSIONATI, AMMALATI E IN CASA SENZ'ACQUA PER L'USO POTABILE

SCANZANO JONICO. FRANCESCO IANNELLO E FRANCESCA TRIPODI PRONTI ALLO SCIOPERO DELLA FAME SE LA SITUAZIONE NON SI SBLOCCHERA'

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15


SCANZANO JONICO – Possono vivere due pensionati, malati, senza acqua potabile in casa, nel 2015, al centro di un centro abitato? No. “Ma mio padre Francesco, di 83 anni, e mia madre Francesca Tripodi, di 80 – ha detto Domenico Iannello – vivono in questa condizione da più di tre anni. Tanto che hanno dovuto intraprendere un contenzioso legale con le Ferrovie dello Stato, proprietarie dell'ex casello di via Nenni 16, che va avanti da anni. Mercoledì scorso, in tribunale, a Matera, c'è stata una ennesima udienza dell'incidente di esecuzione chiesto per costringere l'ente ad ottemperare ad una sentenza della magistratura. Le Ferrovie hanno chiesto il preventivo dei lavori ad Acquedotto Lucano. Che lo elaborerà in una ventina di giorni. Prossima udienza il 15 aprile prossimo”. Qualcosa si nuove, dunque, in questa vertenza d'altri tempi che ha fatto il giro d'Italia su stampa e tv? “Qualcosa si muove – ha risposto il nostro interlocutore – ma occorrerà far presto. Le Ferrovie potevano chiedere il preventivo quando 18 mesi fa sono state condannate a ripristinare la condotta idrica potabile fatiscente. Quanto tempo passerà per progettazione, appalto, autorizzazioni, esecuzione, prima che i lavori si concludano?” Da qui l'idea di una protesta estrema: “Io ed i miei genitori metteremo in atto manifestazioni eclatanti, come lo sciopero della fame, se la situazione dovesse andare per le lunghe”. I coniugi Iannello vivono nel casello da 43 anni. Tre anni fa, Ferrovie dello Stato, per le bollette elevatissime, causa perdite della condotta, tagliò la fornitura dotando l'abitazione di un bombolone definito “provvisorio” ma che è diventato permanente. Così, i due pensionati, lui ex ferroviere, pagano l'acqua potabile ad 1,80 euro al metro cubo, più 72 euro a viaggio, 2 - 3 al mese, alla ditta di trasporto. “Non ce la facciamo più – hanno ribadito Francesco Iannello e Francesca Tripodi. Il bombolone è sempre lì. D'estate puzza. Per noi si tratta di un disagio notevole”.

ESPROPRI “GONFIATI”, RISARCIRANNO 275MILA EURO

CORTE DEI CONTI. I FATTI RISALGONO AL 2003. TECNICO E DIPENDENTE DELLA PROVINCIA DI POTENZA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15
 
 La Corte dei conti, Sezione seconda giurisdizionale centrale, ha respinto gli appelli di Luigi Zirpoli, Rosa Lovaglio e Domenico Antonio Santoro, contro la sentenza della Sezione della corte contabile della Basilicata emessa il 10 marzo 2008. Sentenza relativa a pagamenti gonfiati delle trascrizioni di espropri avvenuti negli anni 2003 e 2004. Zirpoli era, all'epoca dei fatti, dipendente della Provincia di Potenza. Lovaglio, tecnico convenzionato dello stesso ente. Santoro era il responsabile dell'Unità di edilizia civile e patrimonio. “Pertanto – si legge nel dispositivo - per l'infondatezza di loro appelli, è stata confermata la condanna di Zirpoli e Lovaglio, con il vincolo della solidarietà, a pagare alla Provincia 275.740,96 euro più rivalutazione monetaria ed interessi. Santoro, invece, risarcirà un danno di 13.787,05 euro. Il geometra Zirpoli dovrà versare all'ente altri 1.300 euro per aver trattenuto, dopo il pensionamento del 1° febbraio 2005, il personal computer assegnatogli in ufficio”. Fu la Procura regionale il 26 giugno 2007 a chiamare in giudizio Zirpoli, Lovaglio e Santoro, chiedendone la condanna per 275.740,96 e per 1.300 euro. Il primo importo venne chiesto per l’80% a Zirpoli e Lovaglio e per il 20% a Santoro. I 1.300 euro vennero contestati solo a Zirpoli. La Procura evidenziò che, a seguito di segnalazione di Santoro, erano state effettuate indagini dalla Guardia di Finanza sulle spese sostenute per la trascrizione degli atti di esproprio nel biennio 2003 / 2004. Da tali indagini emerse che erano state prelevate dalle casse somme maggiori rispetto a quelle necessarie per la trascrizione con un danno di circa 275.000 euro. “Il danno – è riportato in sentenza - venne imputato al comportamento truffaldino posto in essere dal dipendente Zirpoli e dal tecnico convenzionato Lovaglio, nonché alla omissione di vigilanza del dirigente dell’area Santoro”. La tesi accusatoria venne fatta propria dalla Sezione regionale della Basilicata che addebitò a Santoro una quota di danno pari al 5% e lo condannò a pagare 13.787,05 euro in via sussidiaria. La stessa Sezione condannò Zirpoli e Lovaglio, in solido, al risarcimento dell’intero danno di euro 275.740,96. Condannò, inoltre, Zirpoli al risarcire all'ente intermedio i 1.300 euro del pc. Il tutto con rivalutazione monetaria e interessi. Contro la sentenza i tre condannati proposero altrettanti appelli respinti, però, dalla Sezione seconda giurisdizionale centrale presieduta da Stefano Imperiali.


DOPO 15 ANNI

LA GIUSTIZIA “LUMACA”

Quando si dice che la magistratura, in Italia, sia oltremodo lentissima. Nel caso in specie trattiamo della magistratura contabile. Vi sembran pochi, per esempio, circa 15 anni dal verificarsi di un ”fatto” per la definizione di un giudizio? La sentenza definitiva di appello di cui ci occupiamo oggi, quella sulle trascrizioni di espropri gonfiati alla Provincia di Potenza, riguarda eventi verificatisi nel biennio 2003 – 2004 da cui scaturirono indagini che fecero emergere un danno erariale di circa 275.000 euro. Spesso, per la “lontananza” delle questione trattate, abbiamo enormi difficoltà ad indicare ruoli e compiti dei soggetti interessati. Tanto da essere costretti a precisare, nei vari casi, che si tratta del tecnico, del dirigente, del direttore generale, del sindaco, dell'assessore, del consigliere provinciale o regionale, in carica all' “EPOCA DEI FATTI”. Fatti, e personaggi, a volte, dimenticati dall'opinione pubblica pur se, al loro esplodere, fecero, magari, enorme scalpore. Si, sono veramente troppi, anche per la Corte dei conti, 15 anni per definire in giudizio.

“PROPOSTA DI LEGGE DI FORZA ITALIA PER IL PARCO DELLA MAGNA GRECIA”

POLICORO. L'ON. COSIMO LATRONICO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15

  
Nelle prossime settimane presenteremo una proposta di legge per l’istituzione del Parco della Magna Grecia orientato alla tutela e alla conservazione della costa ionica lucana”. Lo ha dichiarato l'on. Cosimo Latronico (FI) informando che “il Parco comprenderà il bosco di Policoro e le foci dei fiumi Sinni, Basento, Bradano, Agri, e Cavone, con il litorale sabbioso e la pineta. Il Metapontino, così, sarà sotto la luce dei riflettori del mondo per la sfida vinta da Matera capitale della cultura 2019”.

giovedì 26 febbraio 2015

“SI VOGLIONO CONOSCERE LE CAUSE DELLA MORTE”

SCANZANO JONICO. SUL DECESSO DI MARCELLO MELE SI ATTENDE CHE SI SVOLGA L'AUTOPSIA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15 


SCANZANO JONICO - “La famiglia mi ha dato incarico per agire in sede giudiziaria per accertare le cause della morte di Marcello Mele e, nel caso fossero accertate responsabilità, di operare civilmente nei confronti dei responsabili”. Così, l'avvocato Vincenzo Rago ha delineato il mandato ricevuto da Antonella Locaso, la moglie del marmista 46enne di Scanzano, deceduto due giorni fa nell'ospedale Madonna delle Grazie di Matera dove era stato trasferito nel pomeriggio precedente dal Giovanni Paolo II di Policoro. Ancora il legale: “La signora non attribuisce responsabilità a nessuno. Ma ritiene immotivato il decesso del marito dopo 44 giorni di degenza a seguito di un intervento per appendicite. Intervento seguito da complicanze che hanno portato il suo congiunto alla morte”. Mele si era ricoverato il 10 gennaio scorso per operarsi alla colecisti. Invece si trattava di appendicite – peritonite trattata chirurgicamente il 14 gennaio. “Mio cognato – ha detto Michele Locaso - dopo l'intervento non è stato più bene. Problemi respiratori costrinsero al trasferimento in rianimazione dove è stato tenuto in coma farmacologico. Ha avuto la febbre per 10 giorni. Ma si era abbassata sino al ritorno in reparto dove è stato per 7 – 8 giorni. I medici avevano proposto un trasferimento in riabilitazione, a Tricarico. Invece il 23 febbraio scorso ecco di nuovo la febbre e la decisione di trasferire Marcello a Matera, nel reparto malattie infettive. Qui egli è morto alle 6 del giorno seguente”. ”Ora siamo in attesa - ha spiegato l'avv. Rago - delle decisioni della Procura in merito allo svolgimento dell'autopsia. Io ho consigliato alla famiglia la nomina di un medico legale di parte”. Autopsia chiesta, a quanto ha riferito il direttore sanitario dell'ospedale di Policoro, Francesco Dimona, anche dal primario di malattie infettive di Matera, Giulio De Stefano. Intanto, sulla pagina facebook di Mele si allunga la lista dei messaggi di cordoglio per “Marcello dal cuore grande”.

UN FUCILE A CANNE MOZZE E MUNIZIONI IN CASA. I CARABINIERI LO ARRESTANO

SCANZANO JONICO. ERA INCENSURATO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15

 
SCANZANO JONICO – I carabinieri hanno arrestato un agricoltore, G. O., 55 anni, del posto, incensurato, nella flagranza dei reati di detenzione illegale di armi e munizioni e di alterazione di armi comuni da sparo. Sta dando frutti, dunque, sul fronte della lotta alla criminalità organizzata e non il servizio permanente, 24 ore su 24, sia pure senza una stazione dell'Arma, operato dagli uomini della Compagnia di Policoro nel comune più giovane del Materano. L'operazione portata a termine è venuta fuori da osservazioni del territorio e da azioni di “intelligence”. Così, i carabinieri, supportati da unità del Nucleo cinofili di Tito per ricerca di armi ed esplosivi e da personale del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Matera, nel corso della perquisizione domiciliare nell’abitazione di G. O., in possesso di regolare licenza di porto di fucile uso caccia, hanno rinvenuto un fucile da caccia calibro 20, due canne di ricambio per fucile semiautomatico, due cartucce calibro 9 parabellum e circa 7500 cartucce per fucile, tutti illegalmente detenuti. Inoltre, a seguito di un accurato controllo alle armi legalmente detenute dall'agricoltore, i militari hanno accertato l’alterazione del meccanismo di sparo di due carabine e l’alterazione di un fucile da caccia che riportava la canna mozzata. Le armi e le munizioni sono state sottoposte a sequestro. Su di esse, altresì, saranno operati nuovi accertamenti per verificare l'eventuale loro uso. L’arrestato, espletate le formalità di rito, è stato tradotto, in attesa del giudizio di convalida dell’arresto, nella propria abitazione in regime di arresti domiciliari su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Salvatore Colella.

SCUOLA DEL TURISMO, PARTONO I PRIMI DUE CORSI PER 30 ALLIEVI

POLICORO. LA NUOVA INIZIATIVA DELL'ENFOR

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15 

 

POLICORO - “Il turismo e l'agricoltura sono il petrolio del Metapontino. Si tratta di un settore in fortissima espansione che già oggi rappresenta l'11% del pil dell'area. Per il futuro immediato, anche guardando a Matera capitale della cultura 2019, servono figure lavorative qualificate. Da qui la nostra Scuola del turismo”. Lo ha detto, in conferenza stampa, Francesco Garofalo, responsabile del settore turismo dell'Enfor (Ente di formazione professionale), con sede in via Fellini, presentando i primi due corsi della nuova istituzione. “Formeremo – ha detto Cosimo Minonni, presidente dell'ente – 15 receptionist d'hotel e 15 operatori di cucina in corsi di sei mesi, tre in aula e tre in strutture convenzionate della zona, del Centro - Nord e di Londra. Avremo un corpo docente di rispetto con lezioni che saranno svolte anche da professionisti di levatura nazionale. In programma molti stage”. Alla conferenza stampa hanno preso parte anche Maria Grazia Settembrino, coordinatrice del Lucania food experience team, e lo chef Mario Demuro. “Il nostro team – ha detto Settembrino – preparerà i partecipanti al corso per operatori di cucina. Si tratta di chef importanti reduci dai successi conseguiti a Casa Sanremo ed a Berlino, in occasione della fiera Fruit logistica”. Minonni, altresì, ha spiegato che al termine dei corsi “saranno rilasciati attestati di qualifica professionale riconosciuti dalla Regione. Attestati che garantiranno la possibilità di assunzione. Ognuno dei due moduli formativi sarà articolato in quattro incontri a settimana della durata di 5 ore”. Per iscrizioni o informazioni rivolgersi alla segreteria amministrativa dell’Enfor, tel. 0835 985891, o visitare il sito www.enfor.it, e - mail ente@enfor.it. Costo della frequenza: 1800 euro per il corso di operatore di cucina, 1400 per quello di receptionist d'hotel”.

POSTE APERTE TRE GIORNI E IL SINDACO PROTESTA

NOVA SIRI. SERVIZI PUBBLICI RIDOTTI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 26.2.15

NOVA SIRI – L’ufficio PT del centro storico, per Poste italiane, dal 14 aprile 2015 resterà aperto tre giorni a settimana. Ma il sindaco Eugenio Stigliano non ci sta: “Siamo contro la spoliazione del borgo. Abbiamo ribattuto che l'ufficio va potenziato d'estate, che deve avere uno sportello Bancomat e che la corrispondenza ca consegnata in tempi civili. L'ufficio deve rimare aperto sei giorni su sette”. Sarà “braccio di ferro”?

mercoledì 25 febbraio 2015

MUORE IN OSPEDALE 40 GIORNI DOPO UN'OPERAZIONE DI APPENDICITE

SCANZANO JONICO. LA VITTIMA E' MARCELLO MELE, 46 ANNI, RICOVERATO A POLICORO E POI TRASFERITO A MATERA

LA MOGLIE: “LA VERITa' SULLA MORTE DI MIO MARITO E GIUSTIZIA PER LUI E PER I NOSTRI FIGLI”

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 25.2.15


SCANZANO JONICO - “Voglio la verità sul decesso di Marcello e voglio giustizia per lui e per i nostri tre figli minorenni. Non si può morire nel 2015 per una appendicite. Si tratta di un intervento che in altri ospedali si fa ambulatoriamente. Voglio sapere di cosa è morto mio marito e di come me lo hanno ammazzato”. Lo ha detto, con la voce rotta dalla commozione, Antonella Locaso, la moglie di Marcello Mele, 46 anni, marmista, deceduto nella notte di ieri nell'ospedale Madonna delle Grazie di Matera dove era stato trasferito nel pomeriggio precedente dal nosocomio di Policoro. Una morte su cui farà chiarezza l'autopsia già disposta dalla Procura di Matera a cui è stato presentato un esposto. E' stata la stessa signora Mele, accompagnata dall'avvocato Vincenzo Rago, a recarsi ieri in tribunale per presentare la sua richiesta di accertamento delle cause del decesso. Attesa per oggi la nomina del medico legale che effettuerà l'esame autoptico. A raccontare per la famiglia alla Gazzetta come si sono svolti i fatti è stato il cognato di Mele, Michele Locaso: “Marcello si era ricoverato per operarsi alla colecisti. Invece si trattava di appendicite. Dopo l'intervento ci sono state una serie di complicanze sino al suo trasferimento nel pomeriggio di lunedì da Policoro a Matera. Alle 6 di ieri Marcello è morto. Nessuno ci ha ancora detto perchè. Nessuno ci ha detto cosa aveva questa persona. E noi lo vogliamo sapere. Mio cognato dopo l'intervento non è stato più bene. Si era ricoverato il 10 gennaio ed è stato operato il successivo giorno 14. Non erano più calcoli ma appendicite. Poi ci sono stati problemi respiratori tanto da essere trasferito in rianimazione e tenuto in coma farmacologico. Ha avuto la febbre per 10 giorni. Ma si era abbassata sino al ritorno in reparto dove è stato per per 7 – 8 giorni. Ci dicevano che era tutto tranquillo, che ci voleva tempo. Sino al trasferimento di ieri per la ricomparsa della febbre. Lo volevano trasferire a Tricarico invece è stato mandato nel reparto infettivi dell'ospedale di Matera. Per poterlo portare dal letto all'ambulanza sono intervenuti i vigili del fuoco. Marcello pesava 120 chili. Vogliamo sapere la verità. Il nostro urlo deve sentirsi da lontano. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare”. Mele ha lasciato tre figli di 14, 10 e 6 anni. E sul suo profilo facebook sono tantissimi i messaggi di cordoglio e solidarietà. 


IL DIRETTORE SANITARIO DELL'OSPEDALE DI POLICORO

“L'AUTOPSIA FARA' CHIAREZZA. CONDOTTE LE PROCEDURE DEL CASO”

POLICORO - Francesco Dimona è il direttore sanitario dell'ospedale Giovanni Paolo II. Ecco sue dichiarazioni sulla morte di Marcello Mele, 46 anni, di Scanzano Jonico, operato e ricoverato per oltre 40 giorni nel nosocomio del centro jonico prima del suo trasferimento a Matera dove è deceduto alle ore 6 di martedì. “L'autopsia – ha detto Dimona - farà chiarezza. Da noi sono state condotte tutte le procedure del caso. Mele è stato operato per appendicite gangrenosa e peritonite diffusa. Nel post operatorio è stato in rianimazione per complicanze respiratorie dovute anche alla sua obesità, circa 140 – 150 chili. Dopo la rianimazione è stato nel reparto di medicina. Si era pensato ad un trasferimento in riabilitazione ma per la ricomparsa della febbre, pensando ad un fatto settico, la decisione di trasferirlo a Matera”.

ILLEGITTIMO L'INCARICO AL DIRIGENTE. D'AMELIO CONDANNATO A PAGARE

FERRANDINA. LA SENTENZA DI PRIMO GRADO DELLA CORTE DEI CONTI. NEL 2007 IL SINDACO FAVORI' DOMENICO LATEGANA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 25.2.15 

 FERRANDINA – Illegittimo conferimento di incarico dirigenziale. Per questo il sindaco in carica all'epoca dei fatti, 2007, dovrà pagare al Comune da egli amministrato 7.257 euro. Ed il primo cittadino del caso è lo stesso alla guida oggi dell'ente locale, il sen. Saverio D'Amelio, politico di lungo corso. Il dipendente in questione, Domenico Lategana, dovrà pagare 14.514 euro. Salvo ricorso in appello trattandosi di una sentenza di primo grado emessa dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Basilicata. La sentenza ha origine dalla chiamata in giudizio di D'Amelio e Lategana da parte della Procura contabile con la richiesta di “condanna al pagamento in favore dell'ente di 30.842,10 euro di risarcimento per il danno sofferto per l'illegittima condotta amministrativa del primo cittadino e del responsabile di area Cat. D3 nel conferimento di un incarico dirigenziale a quest'ultimo”. Dal dispositivo si evince che “D'Amelio il 31 gennaio 2007 firmò un decreto con cui venivano riconosciute a Lategana alcune funzioni dirigenziali”. Il tutto venne fuori da una verifica delle retribuzioni del personale effettuata nel 2008. Venne rilevato “come la retribuzione percepita da Lategana nel 2007 non corrispondesse alle funzioni svolte di responsabile di posizione organizzativa con funzioni “dirigenziali” quanto a quelle di un vero e proprio dirigente. Tanto sulla scorta del decreto firmato da D'Amelio”. Analoga anomalia non si rilevò nel 2008 essendo stato Lategana comandato presso l'A.A.T.O.2 di Matera. Per la Procura contabile “il tessuto normativo – legislativo non poteva in alcun modo consentire l'attribuzione di una “qualifica dirigenziale” a Lategana non essendovi in pianta organica alcun riferimento ad un posto di dirigente, vacante o meno”. Pertanto, il procuratore ha ritenuto indebita, ingiustificata, e dannosa per l'ente l'erogazione degli emolumenti stipendiali dirigenziali in favore di Lategana. Il danno, quantificato in 30.842,10, è quello derivante dalla differenza tra quanto percepito dal dipendente “dirigente” (illegittimamente) e quanto dovuto per la qualifica professionale effettivamente rivestita. L'accusa, perciò, ha chiesto la condanna al risarcimento del danno di 30.842,10 nella misura di 1/3 a carico del sindaco e di 2/3 a carico del funzionario. A fronte di tali contestazioni sia D'Amelio sia Lategana si sono costituiti nel giudizio contestando l'atto accusatorio ed invocando l'assoluzione da ogni addebito. Ma la Sezione giurisdizionale ha dato ragione alla Procura accertando, però, un “danno oggetto di doveroso risarcimento pari a 21.771 euro da imputare per 1/3 a carico di D’Amelio (7.257) e per 2/3 a carico di Lategana (14.514)”. 
 

IL SUO COMMENTO

“SONO STATO VITTIMA DI UNA MACCHINAZIONE”

FERRANDINA - “Le sentenze non si discutono, si applicano. Ma questa ennesima condanna della Corte dei conti (l'altra, in appello, a pagare 100mila euro al Comune è del settembre 2014, ndr) mi ha lasciato tanta amarezza. Sono stato vittima di una macchinazione interna al Comune”. Lo ha dichiarato il sindaco, sen. Saverio D'Amelio, quando gli abbiamo chiesto un commento sulla sentenza relativa al conferimento nel 2007 di un incarico dirigenziale considerato illegittimo. “Sono stato condannato – ha spiegato il primo cittadino - nonostante abbia documentato il mio corretto operato. L'appello? Devo pagare 7.257 euro. Se faccio ricorso dovrò darne altrettanti al legale. Forse, rinuncerò”.

SICUREZZA ED ORDINE PUBBLICO, NE DISCUTERA' IL CONSIGLIO COMUNALE

SCANZANO JONICO. I CAPIGRUPPO REDIGONO UN DOCUMENTO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 25.2.15 


La conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale di Scanzano Jonico, riunita dal presidente dell'assemblea, Claudio Scarnato, ha elaborato un documento su “Sicurezza e ordine pubblico”. L'elaborato, redatto con la partecipazione di Antonio Ceruzzo (Pd) e Sante Pantano (minoranza), sarà il primo punto in discussione nella prossima seduta consiliare. In particolare, si sollecita l’apertura della prevista stazione dei carabinieri e si chiede un rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine sul territorio.

“CONSIGLIO PROVINCIALE SULLA CRIMINALITA'”

NUOVA PROVINCIA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 25.2.15


 I consiglieri provinciali Gianluca Modarelli e Francesco Sanseverino, della lista “Nuova Provincia”, hanno chiesto la convocazione di un Consiglio provinciale aperto per discutere dei “numerosissimi episodi criminosi verificatisi in tutto il Materano che continuano a mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini, minando la loro tranquillità”. Alla seduta consiliare, per i due amministratori, dovrebbero partecipare forze dell’ordine, questura, prefettura, sindaci ed associazioni competenti in fatto di legalità e sicurezza. 



martedì 24 febbraio 2015

“PEZZI DI POLITICA GARANTISCONO LA PAX ARMATA FRA LE TRE MAFIE”

SCANZANO JONICO. ALLARME SUGLI EPISODI ESTORSIVI. FESTA: “LA GENTE NON DENUNCIA RACKET E USURA”

LA DENUNCIA DI GIANNI FABBRIS NELLA GIORNATA DELLA LEGALITA'

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 24.2.15

 

SCANZANO JONICO - “No usura, no racket, no sciacallaggio”. Sono le parole d'ordine che hanno fatto da motivo conduttore alla Giornata della legalità organizzata da alcune associazioni impegnate nella lotta al crimine organizzato e non tra cui quella denominata Famiglia e sussidiarietà presieduta da Angelo Festa. Proprio Festa ha aperto i lavori lanciando un grido d'allarme: “Siamo qui perchè in questo comune si sono verificati circa 60 incendi notturni ad aziende di vari settori. Incendi che per noi sono riconducibili, magari non tutti, a fatti estorsivi. Ma la gente non denuncia il pizzo per paura e per scarsa fiducia nelle istituzioni, Come non denuncia l'usura. Ormai siamo al cravattaro di quartiere. La gente viene da noi perchè non riesce a pagare le bollette. E si rivolge agli strozzini. La giornata di oggi, perciò ha lo scopo di lanciare un appello ai taglieggiati ed agli usurati: rivolgetevi ad associazioni come la nostra che possono aiutarvi informandovi delle leggi esistenti. Annuncio che oltre alla nostra sede di Matera ne apriremo anche una qui, a Scanzano Jonico, per essere vicini, anche fisicamente, a chi ha bisogno del nostro supporto”. Una situazione drammatica denunciata anche da Gianni Fabbris, presidente di Soccorso contadino: “Nel Metapontino c'è il grande problema del rischio di infiltrazione della criminalità organizzata. Noi lo abbiamo detto alla Commissione antimafia. In questo territorio ci sono i segni dei rapporti tra Sacra corona unita da una parte, 'ndrangheta e camorra dall'altra. Organizzazioni che vivono in una sorta di pax armata sinora garantita da pezzi di politica. Una pace che potrebbe saltare. A Scanzano Jonico, poi, la situazione è particolare perchè qui insistono le grandi piattaforme di raccolta degli ortofrutticoli, dalla Sicilia alla Calabria. Chi vuole impadronirsi del Metapontino deve prima impadronirsi di Scanzano Jonico”. Al dibattito hanno dato il loro contributo, tra gli altri, il sindaco Salvatore Iacobellis; il segretario provinciale della Cisl, Giuseppe Amatulli; il presidente della Kipling sas Francesco Leo; e Pietro Mazzoccoli, avvocato di Famiglia e sussidiarietà. Toni allarmati da parte di tutti a cui il viceprefetto Emilia Capolongo ha replicato assicurando: “La prefettura sta dando grandissima attenzione ai fatti segnalati ed il suo impegno è massimo per contrastare ogni tipo di illegalità”.


L'ALTRO RISCHIO SEGNALATO DAL COMITATO TERRE JONICHE

“DA ALLUVIONATI AD USURATI IL E' BREVE”

SCANZANO JONICO - “Da alluvionati ad usurati il passo è stato molto breve”. Lo ha sostenuto nel corso della Giornata della legalità svoltasi nel centro del Metapontino il presidente del Comitato Terre Joniche, Mimmo Prencipe. “L'alluvione del marzo 2011 diede un durissimo colpo a tantissime aziende agricole. Colpo aggravato da quelle del 7 ottobre e del 1 dicembre del 2013. Calamità che hanno favorito il ricorso all'usura. E non è vero che non ci sono state denunce in merito. Come Comitato e come Altragricoltura ne stiamo seguendo almeno 4 o 5. Purtroppo, le istituzioni sono state assenti. Noi abbiamo avuto un contributo a fondo perduto per le devastazioni del 2011. Ma per quelle del 2013 niente di niente. Come può essere possibile la ripresa di aziende che hanno subito gravissimi danni?”


UNO DEGLI ASSASSINI DI LOMBARDI: “ERA UN INFAME”

CRIMINALITA'. L'INCHIESTA SULL'OMICIDIO DEL TRENTENNE MATERANO UCCISO CON QUATTRO COLPI DI PISTOLA NEL GENOVESE

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 24.2.15

Sviluppi nell'inchiesta sull'omicidio di Giovanni Lombardi, 30 anni, materano ma residente nel capoluogo di regione ligure, condotta dalla Polizia di Stato. Lombardi, ritenuto dagli inquirenti un corriere della droga, è stato ucciso con quattro colpi di pistola, tre al torace, uno al volto, nel pomeriggio di sabato scorso. “Lombardi era un infame”, avrebbe detto agli investigatori Mario Ubaldo Rossi, detto Marietto, 60 anni, prendendosi le sue responsabilità. Con lui sono stati arrestati con l'accusa di concorso in omicidio aggravato, occultamento di cadavere e porto abusivo di arma, anche Cosimo Salvatore Catalfamo e Mario Umberto Calderoni. Si tratta dei tre uomini fermati in flagranza di reato nella zona di Levaggi del comune di Borzonasca, mentre cercavano di seppellire il cadavere di Lombardi in una buca già scavata. Lombardi avrebbe raggiunto Rossi ed i suoi due complici a Vignolo di Mezzanego per consegnare due chili di “neve”, sequestrati dopo il delitto dalla Polizia. All’appuntamento sarebbe andato al posto di Giacinto Pino, 55 anni, titolare di alcune attività commerciali a Soziglia, un quartiere di Genova. Sabato scorso, però, Pino, era stato sottoposto a fermo di polizia per spaccio. Per questo non avrebbe potuto effettuare la consegna dei due chili di coca, cedendo l’incarico a Lombardi ritenuto “un infame” da Rossi e per questo ucciso. Nell'inchiesta, intanto, sono stati scritti altri nomi. Quelli di Paolo Saba, Generoso Ventola, Giorgio Cardini, e di Massimo Leopizzi, 51 anni, uno dei capi della tifoseria genoana ultrà. Nella giornata di oggi, infine, Rossi sarà sottoposto all'interrogatorio di garanzia mentre sulla salma di Lombardi sarà effettuata l'autopsia. Ricordiamo che le indagini sono coordinate dal procuratore del tribunale di Genova Alberto Lari.

POLICORO. NUOVI CLOWN IN OSPEDALE


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 24.2.15


Clown dell'associazione Oasi del sorriso crescono nel Materano. Oggi, dalle ore 10, i soci dell'organismo di volontariato sono stati in corsia a Policoro guidati dal presidente cav, Giovanni Martinelli. Nonno Nanà, questo il suo nome d'arte, ha consegnegnato l'attestato per aver raggiunto i cento turni nei reparti a Trottolina (Argenzia Bubbico) e l'attestato di fine corso superato brillantemente a Turbina (Celeste Masiello). Al gruppo si aggiungeranno due “apprendiste clown” di Policoro.

LA 'NDRANGHETA MUOVE I FILI DEI TRAFFICI DI DROGA SULLO JONIO

CRIMINALITA'. LE ROTTE CALABRO – LUCANE. OPERAZIONE GENTLEMAN. DA CASSANO ALLO JONIO AL METAPONTINO. GLI INTERESSI DEL CLAN DEGLI ZINGARI, UN TRAFFICO DI DROGA DAL SUD AMERICA E DALL'ALBANIA. I LUCANI COINVOLTI. DUE FERMI ESEGUITI A POLICORO, GIAMBATTISTA SERIO, 38 ANNI, E GIACOMO SOLIMANDO, 50, E UNO A BERNALDA, ARBEN ZELA, 32

SETTIMANA CRUCIALE DOPO GLI ARRESTI DI 33 PERSONE IN CALABRIA TRA CUI TRE LUCANI

 LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.2.15
 

Settimana importante per delineare il ruolo di arrestati ed indagati lucani nella Operazione Gentleman, scattata il 16 febbraio scorso a Cassano alla Jonio contro il clan degli zingari, una delle 'ndrine calabresi. Con addentellati nel Metapontino. Da una parte gli uomini della Guardia di finanza della Compagnia del centro jonico consegneranno alla Procura di Matera i reperti acquisiti nel corso delle perquisizioni condotte in casa degli arrestati. Dall'altra i difensori si recheranno al tribunale di Catanzaro per acquisire gli atti dell'inchiesta. Ma andiamo con ordine. Gli inquirenti che hanno condotto le indagini, tra cui il pm di Matera Alessandra Susca, hanno scoperto un traffico di droga che dal Sud America e dall'Albania giungeva fino in Calabria con molti carichi che attraversavano la Statale 106. Alcuni intercettati dai finanzieri di Policoro. Trentatre persone, pertanto, sono state destinatarie di fermi su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Tra questi fermi, due sono stati eseguiti a Policoro, quello di Giambattista Serio, 38 anni, e di Giacomo Solimando, 50 anni, fratello di Filippo, nato nel centro jonico ma residente a Corigliano Calabro. Filippo Solimando e Luigi Abbruzzese, per i magistrati, avrebbero soggiogate la “locale” di Corigliano e la ‘ndrina degli zingari di Cassano allo Ionio. Il terzo arresto eseguito nel Metapontino è stato quello di Arben Zela, 32 anni, avvenuto a Bernalda. Per quest'ultimo, però, il gip, Rosa Bia, dopo l'interrogatorio di garanzia, ha convalidato il suo arresto ma ne ha ordinato la remissione in libertà. Non altrettanto per Serio e Solimando, detenuti a Matera. E tra gli indagati vi è Gerardo Schettino, di Scanzano Jonico, ex carabiniere, detenuto a Santa Maria di Capua Vetere per una sentenza passata in giudicato. Quale il ruolo nella “Gentleman” dei “lucani” considerando Filippo Solimando “calabrese”? Intanto va precisato che l'indagine di Catanzaro ha avuto origine da Policoro. E' stata la Guardia di finanza del centro ionico a bloccare molti carichi di droga destinati alla 'drina di Cassano. Sono stati proprio quei sequestri a far allargare il raggio sino alla Calabria. Così, oggi, probabilmente, i “baschi gialli” di Policoro consegneranno alla Procura di Matera per ulteriori accertamenti i reperti sequestrati a casa di Solimando e Serio. Si tratta di documenti prelevati nell'abitazione del primo e di reperti archeologici, armi e munizioni, acquisiti a casa del secondo.

LE INDAGINI

PERQUISIZIONI DIOMICILIARI
Nel corso delle esecuzioni dei provvedimenti di fermo con le accuse di traffico di armi e droga eseguiti nel Metapontino nell'ambito dell'Operazione gentleman gli uomini della Guardia di finanza del centro jonico hanno eseguito anche contemporaneamente perquisizioni domiciliari. Così, sono stati rinvenuti una pistola in dotazione dell'esercito americano; una pistola a forma di penna; una rivoltella calibro 32, carica e, quindi, pronta all'uso. Le tre armi, sequestrate, avevano la matricola abrasa. Acquisito anche svariato munizionamento (calibro 32, 7.65, 3.57 magnum, 38 SPL e calibro 12 per fucile); una carabina; 88 grammi di cocaina custodita in barattoli di vernice; quattro bilancini di precisione. Poi, il capitolo “reperti archeologici”. Rinvenuti svariati reperti risalenti al V secolo avanti Cristo, in metallo ed in terracotta, tra i quali spicca un'anfora in ceramica con decorazioni dipinte a mano. Sequestrata, infine, copiosa documentazione attestante l'attività dell’organizzazione in cui erano inseriti i soggetti destinatari del provvedimento restrittivo.

COCAINA ED EROINA DALL'EST EUROPEO

La Gazzetta del mezzogiorno lo aveva scritto a più riprese: “La droga dell'Est sequestrata dalla Guardia di finanza sulla Statale 106 Jonica è della 'ndrangheta”. Gli investigatori, in occasione di quei sequestri, ovvio, non si lasciavano sfuggire indicazioni precise. Ma sono stati proprio quei sequestri il principio dell'Operazione gentleman che sette giorni fa ha dato un duro colpo, secondo le forze dell'ordine e la magistratura, al clan degli zingari di Cassano allo Jonio ed alla 'ndrina di Corigliano Calabro. “Sugli scudi – scrisse la Gazzetta il 9 maggio dello scorso anno – la Guardia di finanza della Compagnia di Policoro nello stop alla droga che dall’Est viaggia verso la Calabria. Dall’11 febbraio scorso sino a due giorni fa, le Fiamme gialle, sempre sulla 106 Jonica e sempre con l’ausilio di unità cinofile, hanno sequestrato, in quattro distinte operazioni, 4 kg di cocaina e 37 di eroina per un valore di mercato di 5.800.000 euro. Sono stati arrestati, altresì, 4 narcotrafficanti, di cui 3 stranieri, e sequestrati 4 veicoli opportunamente trasformati. Ma di chi è la droga che viaggia dalla Puglia alla Calabria? Da questo fronte delle indagini non trapela nulla. Ma sono molte le piste che portano alla ‘ndrangheta. Di sicuro c’è longa manus della criminalità organizzata dietro alla movimentazione di ingenti quantitativi di stupefacenti”. Ipotesi ora confermata dalla magistratura. Con la conferma anche dei “controllori” di stanza nel Metapontino su viaggi e traffici. Il 7 maggio 2014, l'ultimo sequestro di un ingente quantitativo di eroina, ben 21 kg divisi in 40 panetti che un corriere di nazionalità albanese doveva consegnare in Calabria. Ma non aveva fatto i conti con la Guardia di finanza di Policoro che era diventata un autentico spauracchio per i trafficanti.

I COMMENTI. IL SINDACO DI SCANZANO J., IACOBELLIS, E DON COZZI DI LIBERA

STORIA DI UNA INFILTRAZIONE DENUNCIATA DA TEMPO

'Ndrangheta e Metapontino? L'avevamo già detto”. Così, all'unisono, pur se intervistati separatamente, il sindaco di Scanzano Jonico, Salvatore Iacobellis (Pd), e don Marcello Cozzi (vicepresidente nazionale di Libera). Iacobellis è il primo cittadino del comune da anni al centro di attacchi incendiari notturni ad imprese dell'agroalimentare, dell'edilizia e del commercio, condotti con il modus operandi del racket delle estorsioni: “Ho già detto nel 1998 che la 'ndrangheta è interessata al Metapontino. Oggi i dati investigativi provenienti dalla Calabria con l'Operazione gentleman confermano la mia ipotesi. Il connubio tra i capi dei clan calabresi e personaggi dell'arco jonico lucano è dimostrato nei fatti. Almeno nella ricostruzione fatta dagli inquirenti. Gli esponenti della malavita locale in rapporto con quelli della 'ndrangheta sono oggi sotto gli occhi di tutti”. Questo sul versante calabrese. Su quello pugliese, invece, il sindaco ha ricordato l'inchiesta “Neve tarantina” in cui la Direzione distrettuale antimafia di Lecce ha messo sotto accusa malavitosi di Scanzano Jonico in connubio con la Sacra Corona unita. Insomma, il Metapontino terra di conquista per le cosche delle regioni vicine. Così, don Cozzi: “Mi stupisco che ci sia qualcuno che si stupisca della recente operazione condotta dalla Dda di Catanzaro che coinvolge, con le cosche della 'ndrangheta di Cassano Allo Jonio, esponenti del Metapontino. Tra Calabria e Basilicata non possiamo immaginare l'esistenza di un confine geografico che blocchi i traffici. Non c'è nessun confine. Sono 50 anni che parliamo di rapporti stretti tra mala calabrese e lucana. Ci preoccupa, tuttavia, che ci siano stati arrestati ed indagati di Policoro e Scanzano Jonico nella “Gentleman”. La gente del posto dovrebbe parlare. Invece sta zitta per paura. Io spero che la Procura di Matera si renda conto che è ora di finirla con la storia dei quattro ladri di galline e dei fuocherelli notturni. Si indaghi a fondo sugli incendi dolosi e si mettano sotto controllo quanti sono stati rimessi in libertà dopo condanne per 416 bis”.


lunedì 23 febbraio 2015

“AMMALATO PER QUESTA DISCARICA”

NOVA SIRI. IL PENSIONATO PER TRE ANNI HA DOVUTO RESPIRARE LE POLVERI DEL CANTIERE DOVENDO POI RICORRERE AD UN INTERVENTO AL CUORE. LA MOBILITAZIONE DEI RESIDENTI

PASQUALE PAPALEO DENUNCIA LE SUE CONDIZIONI DI SALUTE DOPO IL RADDOPPIO DELLA JONICA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.2.15

 


 
NOVA SIRI MARINA – “Questa discarica per me è stata come un inferno. Per 3 anni ho respirato la sua polvere. Alla fine mi sono così ammalato che ho dovuto operarmi di cuore”. Lo ha rivelato ieri il pensionato Pasquale Papaleo, 68 anni, con abitazione nella zona Pian delle vigne, ai giornalisti convocati dagli aderenti al Comitato per l'attuazione delle prescrizioni delle delibere Cipe della variante della Statale Jonica del centro lucano per far sentire la loro protesta. Convocati proprio tra la discarica, composta da pezzi di asfalto, macerie da scavi per strade, materiali ferrosi e lignei, e la casa di Papaleo. E la montagna di rifiuti, ben visibile percorrendo l'arteria in direzione Taranto, è a soli 20 metri dall'abitazione. “Qui vivevo in santa pace – ha detto Papaleo. Sino all'inizio dei lavori di raddoppio. Da allora vivo in questa situazione. Qualche volta hanno macinato il materiale accumulato che, però, veniva subito rimpiazzato. Da 3 anni io respiro la polvere di questo sito che sino a ieri conteneva anche qualche lastra di amianto. Un sito mai segnalato da cartelli e mai recintato. Chi vuole può andarci a passeggio sopra. Ogni tanto hanno messo dei teloni di plastica come quelli che vedete. Ma resistono poco. Il vento se li porta via. Insomma, qui sono state depositate tutte le macerie rivenienti dai lavori della Jonica, demolizione di case e ponti, di strada asfaltate. A 20 metri dalla mia casa. Con la ditta interessata è stata una guerra continua. Ma, sinora, ho perso. Tanto da ammalarmi e subire un intervento cardiochirurgico”. E Ciro Pinto, del Comitato che chiede la risoluzione delle criticità derivanti dalla realizzazione della Variante, ha rincarato la dose: “Quest'area è utilizzata da anni come discarica temporanea di rifiuti speciali. Saranno 20 - 30mila metri cubi. Queste realtà, però, debbono avere una durata breve, vanno segnalati, controllati, messi in sicurezza. Nel caso, invece, tutto ciò non è accaduto. E dopo la Jonica c'è il torrente San Nicola. Chi ha tutelato le sue falde? Abbiamo segnalato alle autorità il problema ma, purtroppo, ancora niente. Come niente è successo per tutte le altre criticità evidenziate dopo l'apertura della circolazione sul nuovo percorso”. Il Comitato ha annunciato di aver aperto una sua pagina Fb, Comitato SS 106 variante Nova Siri, per raccogliere adesioni alla protesta in corso. 


IL SINDACO STIGLIANO

“LA DISCARICA DI INERTI SARA' PRESTO RIMOSSA”

NOVA SIRI - “Stiamo lavorando per risolvere al più presto anche questo ennesimo problema ereditato dalla mia amministrazione. Risolveremo a breve la questione della discarica di materiali inerti e macerie da cantiere stradale ubicata nella zona di Pian delle vigne”. Lo ha assicurato il sindaco Eugenio Stigliano (Pd), in carica da 6 mesi, dichiarando di conoscere la vicenda e, come medico, di avere una grande sensibilità per la questione. “Abbiamo segnalato alla ditta realizzatrice del raddoppio della Jonica ed all'Anas la necessità di eliminare la discarica. L'assessore Nicola Melidoro è deputato alla risoluzione della vertenza. Cercheremo di porre subito rimedio alle criticità segnalate dai cittadini per tutelare la loro salute. Ed per tutelare l'ambiente e la natura circostanti”.

“L'ERACLEA PRENDERA' I SEI PUNTI SALVEZZA”

CALCIO A 5 DI A2. LO SOTTOLINEA IL PRESIDENTE TODARO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.2.15


POLICORO - “State tranquilli. Ci salveremo. Siamo abituati a lottare sino all'ultimo minuto dell'ultima giornata”. Così, il presidente della Libertas Eraclea, Nicolino Todaro, dopo l'ennesima sconfitta casalinga, 3 – 8, contro la Futsal Isola Fiumicino. “E' vero – ha continuato il numero 1 della società – abbiamo perso da avversari terzi in classifica ma noi siamo stati in partita, nonostante il risultato finale, pur avendo avuto un arbitraggio scandaloso. Purtroppo, ci siamo accorti che quando giochiamo contro le formazioni di Roma e del Lazio gli arbitri ci sfavoriscono”. Il nostro interlocutore, inoltre, ha rigettato l'accusa di aver indebolito la squadra a dicembre con le cessioni di Taibi Prando e di Gustavo Bavaresco: “Per l'Eraclea la serie A2 è un lusso. Dobbiamo guardare sempre al bilancio. Contro l'Isola, poi, abbiamo scoperto Alessandro Ferraro. E' vero abbiamo fatto 19 punti all'andata ed uno solo al ritorno ma ce ne servono 6 per la salvezza. Li faremo”. Guardando anche a quel che faranno le concorrenti. Dopo i risultati di sabato scorso la Libertas tiene a distanza di 2 punti la terz'ultima, la Golden Partenope, e di 8 i “cugini” dell'Avis Policoro, le due formazioni ora in zona playout. Due squadre ancora da affrontare. “Ma noi – ha concluso Todaro – cercheremo di conquistare i punti necessari alla salvezza già prima degli scontri diretti. Sono fiducioso”.

UN CORRIERE DELLA DROGA MATERANO UCCISO IN AUTO A COLPI DI PISTOLA

LA VITTIMA. GIOVANNI LOMBARDI ERA NEL GENOVESE

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.2.15

Un uomo di Matera, Giovanni Lombardi, 30 anni, pregiudicato, residente a Genova, ritenuto dalle forze dell'ordine un corriere della droga, è stato ucciso a Borzonasca, nel genovese. Sembra che Lombardi sia stato ucciso per un regolamento di conti avvenuto negli ambienti che si occupano del traffico di stupefacenti. L'uomo sarebbe stato ucciso in auto con quattro colpi di pistola, tre al torace e uno in faccia, mentre consegnava due chili di cocaina purissima. Fermati i tre presunti killer, colti in flagranza mentre tentavano di occultare il cadavere. Secondo quanto trapelato dagli inquirenti, il corriere sarebbe stato ucciso da una banda di malviventi di cui farebbe parte anche tale Marietto Rossi. Il gruppo era già sotto indagine in una inchiesta coordinata dal pm Alberto Lari. I tre sono stati arrestati dopo che avevano raggiunto la zona rurale di Levaggi con il corpo nascosto nel bagagliaio di una Fiat Panda bianca. Gli agenti della Polizia di Stato li hanno fermati mentre stavano scavando una fossa con un escavatore. I tre arrestati sono stati condotti in questura, a Genova. Sono stati ascoltati dai dirigenti della Squadra mobile e dal pm Lari. L'auto con ancora il cadavere nel bagagliaio, invece, è stata portata al Commissariato di Chiavari. Il primo riscontro è stato eseguito dal medico legale che effettuerà l'autopsia sulla salma. In un primo momento si era detto (circostanza poi rettificata da fonti investigative) che il Marietto Rossi arrestato fosse il capo della cosiddetta banda degli ergastolani che gestiva i videopoker a Genova insieme alla famiglia siciliana dei Fiandaca. Nel 1976 la banda partecipò al sequestro di Sara Domini, della famiglia Geloso, allora re dei registratori, poi liberata dopo il pagamento di un riscatto di due miliardi di lire.

sabato 14 febbraio 2015

A ROSSANO CALABRO L'ERACLEA SI GIOCA UNA FETTA DI STAGIONE

CALCIO A 5 DI A2. I CALABRESI HANNO SOLO UN PUNTO IN MENO

BOMMINO: “PER FORTUNA RIAVREMO ZANCANARO”

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 14.2.15

 

POLICORO – Ennesima sfida salvezza per la Libertas Eraclea a Rossano Calabro, contro l'Odissea 2000. I rossoneri, infatti, hanno un solo punto in più dei calabresi, 20 contro 19, e quattro più della Golden Partenope, terz'ultima e quindi in zona playout. Una sconfitta oggi e per gli jonici lo spettro degli spareggi per restare in A2 si farebbe concreto. Ed a Rossano non sarà facile. Anche lo score dei risultati conseguiti nel girone di ritorno è oltremodo favorevole ai padroni di casa. La squadra di Irineu Sapinho, potenziata nel mercato invernale, ha vinto due volte, pareggiato in altrettante occasioni, ed è uscita sconfitta da un solo match. I rossoneri lucani, invece, hanno iniziato la seconda parte del torneo in sofferenza: tre sconfitte ed un solo pareggio. Hanno, in più degli avversari odierni, però, una partita in meno per il riposo già effettuato. Insomma, sarà dura anche oggi per gli uomini di mister Angelo Bommino fare punti. “L'Odissea – ha dichiarato il tecnico - è una bella squadra, che si esprime bene sul suo campo. Gioca senza il pivot ed i suoi giocatori sono molto veloci e tecnicamente bravi nell'uno contro uno. Io sono abituato a lavorare in emergenza, per così dire, e ci siamo preparati al meglio per affrontare la partita senza soffrire troppo. Per fortuna, sabato a Rossano rientrerà anche Marcio Zancanaro e vorrei inserire per qualche minuto anche i giovani per far respirare il roster di partenza. A volte iniziare fuori casa per i ragazzi è meglio perché sentono meno la pressione. Insomma, ce la giocheremo tutta per fare un risultato positivo”.

L'ON. LATRONICO CHIEDE ATTENZIONE SUL CENTRO ENEA DELLA TRISAIA

ROTONDELLA. IN UN INCONTRO CON IL NEO COMMISSARIO TESTA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 14.2.15

“In un incontro con il nuovo commissario dell'Enea, Federico Testa, ho affrontato le problematiche relative al ruolo del centro di Trisaia di Rotondella”. Lo ha reso noto l'on. Cosimo Latronico (FI) informando di aver sollecitato al numero 1 dell'ente di ricerca “attenzione sul centro lucano. Testa ha dimostrato grande disponibilità perché le competenze della Trisaia possano essere implementate e valorizzate nella prospettiva di servire le aspettative di sviluppo della Basilicata e del Mezzogiorno”.

venerdì 13 febbraio 2015

“E' UNA CIECA VERA, NON C'È FINZIONE"

DOPO LA DENUNCIA. ASSOLTA PERCHÈ IL FATTO NON SUSSISTE

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 13.2.15 

  
MATERA – La donna residente a Matera ma domiciliata a Biella, accusata nei mesi scorsi di essere stata per 17 anni una falsa cieca e di aver truffato all'Inps 150mila euro, non vede per davvero. Lo ha stabilito il tribunale della Città dei Sassi che ha sottoposto a giudizio l'indagata, L. T. S., 55 anni, assolvendola già nell'udienza preliminare dall'accusa di truffa aggravata con formula ampia: “Il fatto non sussiste”. Era stata la Guardia di finanza della città piemontese ad accusare la donna dopo aver registrato filmati in cui si vedeva la signora andare a passeggio per le strade cittadine, a prendere l’aperitivo con le amiche, a fare la spesa al supermercato, a leggere i numeri del lotto. Spesso, da sola. La notizia fece il giro d'Italia finendo il 14 novembre scorso sulla stampa e sulle televisioni locali e nazionali. Ora, però, le accuse sono state ribaltate. Secondo quanto accertato dal tribunale di Matera L.T.S. soffre di "retinite pigmentosa". Si tratta di una malattia genetica di cui soffrirebbero anche altri suoi parenti. Le fiamme gialle, probabilmente, sono state tratte in inganno dal fatto che la donna percorrendo ogni giorno lo stesso tragitto lo ha imparato a memoria.