APPELLO A MATTARELLA E A CONTE. SECONDO LE STIME DEL FISICO GIORGIO PARISI, PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA DEI LINCEI, A META' NOVEMBRE SI POTREBBERO AVERE 400-500 MORTI AL GIORNO. LE MISURE DURE PER EVITARE L'AUMENTO DEI CASI E DEI DECESSI POTREBBERO ESSERE MENO PESANTI PER L'ECONOMIA RISPETTO A QUANTO ACCADREBBE SE LA PANDEMIA ANDASSE FUORI CONTROLLO. LA LETTERA È STATA FIRMATA, TRA GLI ALTRI, DAL RETTORE DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA, LUIGI AMBROSIO; DAL PRO RETTORE DELL'ISTITUTO DEL GRAN SASSO, PIERO MARCATI; DAL FISICO ENZO MARINARI, DELL'UNIVERSITÀ SAPIENZA DI ROMA; DALL'ECONOMISTA GIANFRANCO VIESTI, DELL'UNIVERSITÀ DI BARI; DAL GEOLOGO CARLO DOGLIONI, PRESIDENTE DELL'ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA; DALL'ASTRONOMA ALESSANDRA CELLETTI VICEPRESIDENTE DELL'AGENZIA PER LA VALUTAZIONE DELLA RICERCA
AGI - In un appello indirizzato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, oltre cento scienziati e docenti universitari chiedono di "assumere provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due o tre giorni" per fermare la diffusione dei contagi da Covid che, avvertono, nelle prossime settimane potrebbero "produrre alcune centinaia di decessi al giorno". Nell'appello, firmato tra gli altri dal rettore della Scuola normale superiore di Pisa, Luigi Ambrosio, dal presidente dell'Ingv Carlo Doglioni, dal pro rettore dell'Istituto del Gran Sasso, Piero Marcati, gli accademici esprimono la "più viva preoccupazione in merito alla fase attuale di diffusione della pandemia" e ricordano le stime del presidente dell'Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi, psecondo cui a metà novembre in Italia si potrebbero contare 500 morti al giorno.
Secondo gli scienziati, tra i quali figurano anche giuristi ed economisti, "il necessario contemperamento delle esigenze dell'economia e della tutela dei posti di lavoro con quelle del contenimento della diffusione del contagio deve ora lasciar spazio alla pressante esigenza di salvaguardare il diritto alla salute individuale e collettiva sancito nell'articolo 32 della Carta costituzionale come inviolabile".
Anche perché, sostengono gli accademici, tutte le attività economiche sarebbero comunque "inevitabilmente pregiudicate all'esito di un dilagare fuori controllo della pandemia che si protraesse per molti mesi".
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