NOSTRO “VIAGGIO”
NELLA CITTA' ULTIMA D'ITALIA, FORSE, AD INTRODURRE QUESTA MISURA DI
CIVILTA'. COSI', ECCO I PRIMI CONTENITORI GIALLI PER CARTA E FERRO
SUI MARCIAPIEDI. E SENZA CASSONETTI STRADE, SEMBRA, PIU' PULITE. IN
ALCUNI PUNTI, PERO', L'IMMONDIZIA E' ANCORA TANTA. MA QUANDO PARTIRA'
LA DIFFERENZIATA ANCHE NELLE CAMPAGNE? “PRESTO”, HANNO RISPOSTO
NELLA SEDE DELLA DITTA INCARICATA, LA TEKNOSERVICE
SCANZANO JONICO –
Era una vergogna non avere, nel 2020, la raccolta differenziata per
plastica, ferro, carta, vetro, ed altro materiale riciclabile. Per
anni le diverse amministrazioni succedutesi, dalle due guidate da
Salvatore Iocobellis, che pure fece un progetto, miseramente fallito,
a quella successiva di Raffaello Ripoli, che vinse le elezioni
proprio puntando sul fallimento nella raccolta della monnezza dei
suoi predecessori, non sono riuscite nello scopo. Ripoli,
addirittura, per tutta la durata del suo mandato, prima dello
scioglimento “coatto” di un anno fa circa, neanche è riuscito a
fare una gara di appalto che dir si voglia. E, spesso, tonnellate di
rifiuti solidi urbani si sono accumulati lungo le strade. Tanti i
nostri “spazzatour” negli anni per la Gazzetta del mezzogiorno.
Così, ci hanno pensato le tre commissarie prefettizie, Rosalia
Ermelinda Camerini, Maria Luisa Ruocco e Rosa Maria Simone, a far
partire l'agognato servizio. Onore al merito. Noi che siamo stati e
siamo severi censori soprattutto della mancata comunicazione con i
cittadini delle tre dirigenti di Prefettura questa volta dobbbiamo
dir loro “Brave”.
Anche sulla partenza della differenziata,
tuttavia, una informazione più “dirompente”, tipo uno
speakeraggio per le strade o un manifesto ad hoc con la precisa data
di inizio o, ancora, ma questo, forse, sarebbe stato chiedere troppo,
un comunicato stampa, non avrebbe fatto male. Non tutti, infatti,
hanno notato il piccolo manifestino della ditta incaricata, la
Teknoservice di Piossasco (Torino), attaccato sui cassonetti per
l'indifferenziata in cui si diceva: “Da domani i cassonetti saranno
rimossi. Parte la raccolta differenziata porta a porta”. Noi
stessi, andando ieri sera sul sito web dell'impresa, non avevamo
trovato alcuna indicazione. Ciononostante stamane, nel nostro
“viaggio” nella differenziata di Scanzano Jonico che parte,
abbiamo visto i primi raccoglitori gialli, per plastica e ferro, sui
marciapiedi.
In alcuni punti,
però, l'immondizia ancora la faceva da padrona. Lì dove c'erano i
cassonetti, ancora cumuli di rifiuti. Tante le foto, in merito, su
Facebbok. Sarà l'effetto “primo giorno”?
Vedremo. Intanto, il
Comune, nella delibera pubblicata sul suo sito Internet, ha
minacciato multe salate ai trasgressori. Anche perchè i contenitori consegnati agli utenti sono dotati di microchips nominativi. Sarà possibile, quindi, risalire a chi "sgarrerà". E, forse, sono in arrivo anche le cosiddette "fototrappole" per fotografare chi non differenzierà. Ma, da ultimo, quando partirà la
“differenziata” anche nella vastissima ed abitatissima campagna?
Il pericolo, infatti, è che non trovando i cassonetti in centro i
“malintenzionati” avrebbero potuto scaricare l'immondizia
indifferenziata in quelli ancora sparsi nell'agro rurale. Invece,
recandoci nel punto di distribuzione di via Nenni della Teknoservice,
un'addetta ci ha spiegato che la distribuzione dei contenitori nelle
“case sparse” è già inizata e che sarà ultimata a breve. Sono
i dipendenti della ditta a recarsi nelle abitazioni rurali per
l'incombenza.
Insomma, pare proprio che qui si lavori a fondo perchè
il ritardo di anni accumulato da Scanzano Jonico nel settore venga
superato. Sarà la volta buona per la raccolta differenziata porta a
porta nel centro del Metapontino? Noi auspichiamo che sia così.
Anzi, rivolgiamo un caloroso invito a tutti i cittadini ad impegnarsi
nel fare un corretto smaltimento. Ne va del decoro urbano, della
igiene pubblica, della salvaguradia dell'ambiente in generale non
riempendo di rifiuti nobili, riciclabili, le discariche, e anche,
perchè no, di un probabile risparmio economico per tutti. Dai
scanzanesi assettati di differenziata fate in modo che anche il
vostro vituperato, per tanti aspetti, Comune possa fregiarsi, a
breve, del titolo di “riciclone”.
IL MEDICO DI FAMIGLIA: "GETTATO IN PRIMA LINEA SENZA PROTEZIONI. ORA SONO IN FIN DI VITA"
di Enrico Ferro
A Padova Domenico Minasola forse si è infettato mentre faceva i test rapidi agli assistiti
28 Novembre 2020 2 minuti di lettura
PADOVA - "Caro presidente Conte, sono un medico di famiglia e, come tanti altri contagiati, sono ricoverato in terapia semintensiva con una polmonite bilaterale. Io non so se rivedrò mia moglie e i miei figli e ora, da questo letto, mi sento di dirle che lei dovrebbe rimuovere chi non è stato all'altezza della situazione". Il testamento di un medico di base è un appello al premier Giuseppe Conte. Domenico Minasola, 59 anni, di Padova, usa la forza delle immagini per fare arrivare a destinazione le sue parole: gira la telecamera del suo smartphone e si riprende con il respiratore. "Sono uno dei tanti medici vittima del servizio, mi hanno sempre insegnato a rispettare le istituzioni, ma sono indignato dal comportamento dei suoi comitati e dei commissari che si sono fatti trovare impreparati in questa seconda ondata di pandemia".
Minasola è ricoverato in ospedale da martedì mattina, da quando le sue condizioni sono peggiorate. Veniva da giorni di lavoro intenso durante i quali, oltre alla normale attività, ha dovuto effettuare anche un grande numero di tamponi. È proprio nel contesto lavorativo che, probabilmente, ha contratto il virus. "I suoi collaboratori non hanno capito che gli studi dei medici di famiglia sono diventati ambulatori Covid. E come tali andavano protetti con procedure e indicazioni di sicurezza che non sono mai arrivate".
Il medico cinquantanovenne ha uno studio in zona Sacro Cuore, un quartiere popoloso e multietnico di Padova. "Avrebbero dovuto vestirci con tute e scafandro e non solo con mascherine e camici", si sfoga dal letto d'ospedale, comunicando esclusivamente con i messaggi Whatsapp, nei momenti in cui le forze glielo consentono. "Ci voleva organizzazione da parte del ministero della Salute e del comitato tecnico scientifico, che doveva darci disposizioni precise di protezione individuale e non solo imporre nuove misure verso i nostri assistiti".
Anche lui, come tanti altri colleghi, si è dovuto organizzare per fare i test antigenici, come conseguenza dell'accordo sindacale firmato a livello nazionale e ripreso da un'ordinanza della Regione Veneto. Gli spazi interni erano inadeguati e allora si è inventato una specie di drive-in esterno.
Si è parlato spesso della medicina di territorio come di un fattore strategico nella lotta alla pandemia, per evitare di gravare troppo sugli ospedali. "Condivido la strategia - dice Minasola - Ma con protezione, istruzione e sanificazioni degli ambulatori, che invece abbiamo sempre dovuto organizzare noi. Perché devo rischiare la mia vita, quando c'è chi passa le giornate a commentare l'indice Rt? Nessuno si è ancora reso conto di cosa sta accadendo alla medicina territoriale". Minasola fa il medico da 35 anni e giura di non essersene mai pentito una sola volta, nemmeno ora che le acque si sono fatte burrascose. "Io mi rivolgo a Conte, mi aspetto la sua vicinanza e, soprattutto, che agisca subito: se c'è da migliorare qualcosa bisogna farlo adesso. Questa è una battaglia che dobbiamo vincere e affrontare insieme".