“IN MANCANZA DEL DEPOSITO
UNICO NAZIONALE I RIFIUTI RADIOATTIVI RISCHIANO DI RESTARE DOVE SONO”. DA QUI
LA DOMANDA: “QUANTI METRI CUBI DI CAPANNONI DOVREMO ANCORA COSTRUIRE NEL SITO
CHE DOVREBBE DIVENTARE PRATO VERDE?”
FONTE NO SCORIE TRISAIA
TRASPARENZA ITREC: I CAPANNONI DEL DECOMMISSIONING E I RISCHI DEL DEPOSITO NUCLEARE PROVVISORIO DEFINITIVO
Premettiamo che In base ai criteri Ispra 2014 il sito Itrec/Enea di Trisaia, per la presenza di falde affioranti, dighe, fiume Sinni, mar Jonio, gas nel sottosuolo, statali, ferrovia, area sismica, vincolo idrogeologico, centri abitati, aree sic/zps, campi biologici è considerato inidoneo per un futuro deposito nazionale nucleare (per chi ha male osservato che in Basilicata le scorie possono restare dove sono).
La questione dei siti provvisori definitivi torna purtroppo di attualità visto che invece di valutare l’impatto ambientale di un sicuro deposito nazionale di scorie nucleari si assiste nel nostro paese ad una penosa performance politica di valutazione dell’impatto elettorale sui territori anche da parte di chi molte volte vuole il ritorno del nucleare in Italia ma non vuole le scorie nucleari in casa propria. L’ultima vicenda dell’auto-candidatura al deposito nazionale di Trino poi ritirata mostra un quadro politico alquanto preoccupante della vicenda, con il rischio che le scorie rischiano di restare dove sono in depositi provvisori definiti e di aumentarne il volume. Ipotesi già paventata in passato per l’Itrec, prima della redazione dei criteri Ispra 2014 sul deposito nazionale, tra il 2004 e il 2010 pochi ricordano che fu purtroppo paventato uno studio per un progetto di ampliamento dei volumi di scorie del sito, nello specifico si voleva portare nella piscina dell’Itrec dopo averla svuotata delle barre di Elk River (sistemati nei famosi cask) altre scorie provenienti dal sito di Casaccia.
Ma torniamo al decomissioning dell‘Itrec: vi ricordate che avevamo sollecitato la regione Basilicata e l ‘assessore Latronico per avere lumi su un altro mega-capannone in progetto nel sito itrec.
Su quel capannone la regione Basilicata non solo non ha convocato alcun tavolo della trasparenza per informare comuni e comunità (anche per capire meglio qualità, quantità e soprattutto provenienza delle scorie che dovrebbe ospitare), ma a parte Arpab non ha presentato alcuna osservazione tecnica al Mite.
Il capannone intanto è stato escluso dalla commissione del Mite dalla valutazione di impatto ambientale il 4 dic 2023, secondo il progetto sono circa 16000 mc di manufatto che dovrebbe ospitare scorie a bassa intensità (ora tecnicamente si potrebbero chiedere le altre autorizzazioni per la realizzazione).
Nello stesso progetto si fa riferimento anche ad un secondo capannone NSd2 che dovrebbe essere costruito successivamente per la manutenzione dei cask contenenti le barre di Elk River.
“Successivamente verrà realizzato un secondo deposito temporaneo, denominato NSD2, destinato allo stoccaggio di rifiuti radioattivi di bassa e media attività, materie nucleari e alla manutenzione dei cask contenenti il combustibile irraggiato Elk River Reactor (ERR)”.
Nello stesso mese di dicembre sono arrivati i 2 cask (una specie di frigorifero contenitore di sicurezza grandi circa quanto un container) che dovrebbero contenere le famose 64 barre di Elk River. L’arrivo dei cask potrebbero permettere in futuro l’allontanamento e il trasporto ad altre sedi del combustibile nucleare (e da questo punto di vista è una cosa che si attendeva da tempo per questioni di sicurezza).
All’Itrec di Trisaia intanto è in costruzione e in fase di ultimazione un altro mega-capannone: l’ICFP di circa 20000 mc, che dovrà contenere la linea ICFP di solidificazione dei liquidi ad alta attività (derivanti dal riprocessamento di altre 20 barre di Elk River) e anche dei 2 cask contenenti le barre di Elk River (arrivati a dicembre 23) come è descritto nella valutazione ambientale ministeriale del 30/09/2010 Parere CTVA 0003365.
“All’interno di questo edificio è prevista la zona DTC3 da adibire a deposito di 2 cask contenenti elementi di combustile (stoccato a secco) proveniente dalla piscina”.
Sulla stessa riga il comunicato Sogin del 22 dic 2023: “Al termine, i due cask sigillati ermeticamente saranno stoccati nel deposito temporaneo DMC3/DTC3 dell’impianto”.
Dalla lettura dei documenti prodotti nelle istanze ministeriali la domanda però sorge spontanea: di quanti capannoni avremo bisogno nell’Itrec della Trisaia per stoccare e gestire i 2 cask di combustibile di Elk River? Ma soprattutto quanti mc di capannoni dovremo ancora costruire nel sito Enea -Sogin della Trisaia che dovrebbe invece diventare prato verde? Considerato che tra ICFP E NSD1(in progetto) siamo già a quota 36.000 mc.
In mancanza di trasparenza istituzionale e in attesa di risposte ai nostri quesiti (non sarà l’unico) l’unica cosa che ci sentiamo di dire è che ai no al deposito unico in Basilicata (diventato per alcuni anch’esso uno spot elettorale) deve aggiungersi anche il no al sito nucleare provvisorio definitivo in Trisaia.
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