GIOVANNI TARSIA IN CUCINA |
GIOVANNI TARSIA, 28 ANNI, DI NOVA SIRI, DIPLOMATO
ALLA SCUOLA ALBERGHIERA DI MARCONIA, LAVORA A RICCIONE: “NON
MANCANO CUOCHI E CAMERIERI, MANCANO DIRITTI E PAGHE ADEGUATE, DA
CONTRATTO NAZIONALE. COSI', IN TANTI SI ACCONTENTANO DEL REDDITO DI
CITTADINANZA O DI EMERGENZA O EMIGRANO, COME ME, AL NORD”. CHE
FARE? DI SEGUITO L'INTERVISTA AL GIOVANE CHEF LUCANO IMPEGNATO IN EMILIA ROMAGNA
“Al Sud, in Basilicata e nel Metapontino non mancano cuochi e camerieri. Mancano i diritti di questi lavoratori e paghe adeguate. Come da contratto nazionale. Così, in tanti si accontentano del reddito di cittadinanza o di emergenza o emigrano al Nord, come, purtroppo, ho fatto io”.
Così, tutto d'un fiato, ha esordito con noi il cuoco Giovanni Tarsia, 28 anni, di Nova Siri, attualmente impegnato un un hotel di Riccione, in Emilia Romagna. Giovanni ci ha scritto su Messanger chiedendoci di dire la sua, anche a nome di quanti lavorano nel settore del mercato delle vacanze, dopo l'allarme lanciato da alcuni imprenditori sulla mancanza di molte figure professionali necessarie in alberghi e ristoranti. Un allarme, a dire il vero, nazionale tanto che nei giorni scorsi, sullo stesso argomento, è intervenuto in uno dei suoi video anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Ma ecco ancora il nostro interlocutore raggiunto telefonicamente.
“Ogni anno nella sola scuola di Marconia si diplomano circa 100 giovani. Giovani che vogliono subito trovare lavoro e passare dalla teoria alla pratica. Come si fa, allora, a dire che mancano simili figure professionali? La verità, ripeto, e lo dico con tutto l'amore che porto alla mia terra, è che ancora ci sono imprenditori che speculano sul nostro lavoro. Non c'è paga sindacale; non c'è riposo settimanale; non si retribuiscono come straordinario le ore lavorate in più; spesso non viene versato neanche il trattamento di fine rapporto. Addirittura, in qualche caso, non c'è neanche l'assunzione col rischio di farsi male e non essere garantiti nei periodi, possibili, di malattia o infortunio. Come rimproverare, allora, chi si accontenta del reddito di emergenza o di cittadinanza? Prendo quasi gli stessi soldi, è il ragionamento, e sto a casa senza rompermi la schiena per ore. Oppure emigro al Nord dove contratto e diritti sono garantiti. Come nel mio caso”.
ALCUNI PIATTI DI GIOVANNI TARSIA |
Ma da noi si specula dappertutto o ci sono imprese che garantiscono i diritti dei loro dipendenti?
“Lo dico con rammarico ma nella gran parte dei casi i lavoratori non sono tutelati e garantiti”.
Che fare? Giovanni ha le idee chiare.
UNA CREAZIONE DI GIOVANNI TARSIA |
“I titolari di villaggi, alberghi, campeggi, ristoranti e strutture del settore soprattutto del Sud, della Basilicata e del Metapontino, debbono applicare ai loro dipendenti il contratto di lavoro nazionale. I lavoratori, dal canto loro, non accettino assunzioni “capestro” chiedendo, nel caso, l'intervento delle organizzazioni sindacali. Queste ultime e la politica si impegnassero per offrire lavoro serio, occupazione reale, e non sussidi, che un giorno, si sa, finiranno. Ed occorrono più controlli nelle strutture da parte dell'Ispettorato del lavoro e degli specifici Nuclei dei carabinieri. Si assumino più ispettori e si spacializzino più uomini dell'Arma in questo servizio al fine di contrastare il lavoro nero o quello non retribuito come da contratto e, nel contempo, accertare il rispetto dei diritti dei lavoratori e la sicurezza contro gli infortuni. Solo così tra imprenditori e loro dipendenti può tornare il rispetto per le reciproche professionalità e l'amore per quella grande opportunità economica del nostro territorio che si chiama turismo. Solo a queste condiziono io tornerò a lavorare nella mia terra. Altrimenti sarò costretto alla emigrazione definitiva anche dopo che avrò sposato la ragazza del mio cuore”.
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