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mercoledì 19 maggio 2021

RICORDO DI GINO SIGNORINI, UNA VITA TRA POLICORO E SCANZANO JONICO

LA FORMAZIONE DEL POLICORO CALCIO 1966/1967. SIGNORINI E' IL PRIMO A DX, IN PIEDI

UN SIGNORE, COME DICE CHIARAMENTE IL SUO COGNOME, DECEDUTO UN ANNO FA. COSÌ, LA MOGLIE, MARIANGELA “LINA” SERIO, STAMANE MI HA MANDATO SU WATHSAPP UNA SERIE DI FOTO E ALCUNE SUE RIFLESSIONI. FOTO E PAROLE CHE MI HANNO COLPITO. COSÌ, ECCO COME LA STORIA DI UN UOMO VENUTO DAL NORD SI INTRECCIA, INDISSOLUBILMENTE, CON QUELLA DI UN TERRITORIO DEL SUD, IL METAPONTINO

Chi non ricorda Gino Signorini nel suo Sale e tabacchi - edicola di Scanzano Jonico e, molti anni prima, come tornitore specializzato allo zuccherificio di Policoro? Sicuramente in tanti, tra cui il sottoscritto. Non sono in molti, però, a conoscere altri “momenti” della vita di quest'uomo nato a Legnago (Verona) e trasferitosi con la famiglia a Policoro per seguire il padre, attorno al 1955, cuocitore nella fabbrica dello zucchero. 

GINO SIGNORINI

E Gino visse con la famiglia nelle case annesse ai capannoni legando la sua esistenza, indissolubilmente, lui, venuto dal Nord, a quest'area del Sud, il Metapontino, cresciuta insieme al nostro personaggio. Così, stamattina, sono rimasto colpito dalle foto e dalle parole che la moglie, Mariangela, Lina per gli amici, Serio, mi ha mandato su Wathsapp. Ecco Gino, aitante, nella foto di gruppo del Policoro calcio 1996-1997. Io, ragazzino di 14 anni, ero un supertifoso di quella squadra. Quanti ricordi! Quante battaglie sportive! E ricordo l'elegante presidente, l'avvocato Sinisi. Alcuni di quei calciatori sono viventi. A loro va il nostro tributo di affetto e di stima. E per gli scomparsi vale il nostro incancellabile ricordo. Ma il nostro giovane poteva rimanere fuori dalla musica leggera? Certo che no. E imparò a suonare il basso entrando in una orchestra del tempo. La moglie non ricorda molto di quel periodo. Sarebbe auspicabile che chi avesse contezza del Gino musicista pubblicasse su questa pagina, magari, un commento corredato da foto. Ma i ragazzi, si sa, sono esuberanti. Ed ecco il Signorini tedoforo, in corsa con la torcia olimpica, per le Olimpiadi del 1960. “Portò la torcia – ha detto Lina – da Scanzano Jonico a Policoro”. 

GINO SIGNORINI TEDOFORO (OLIMPIADI 1960)

Già, proprio i due centri del suo destino. E il lavoro? Sempre, ovvio, al primo posto: tornitore nello zuccherificio di “famiglia” per 35 anni. Proprio quella fabbrica, però, lo tradì. “Lavorò in una officina coperta di fibre d'amianto - ha ricordato la moglie. Fibre che cosparsero i suoi polmoni di placche. Lavoravano tutti senza protezioni”. La fabbrica tradì altri suoi colleghi. Almeno una decina furono divorati dall'amianto, dapprima misconosciusto dall'azienda poi, giocoforza, riconosciuto. Il matrimonio il 5 gennaio del 1977. Cinque anni a Policoro, nella casa di via del Lido, poi a Scanzano Jonico, esercente Edicola - tabacchi. L'amianto assassino, però, lo colpì duramente. Asbestosi. E qui, con Signorini, vogliamo ricordare tutti gli altri colpiti da questa grave malattia. “Gino, però – ha concluso Lina - è stato anche colpito dalla demenza senile a corpi di lewy. Fu quest'ultima ad annientare la sua memoria e la sua vita. Un anno fa, il 19 maggio 2020, la sua morte, a 78 anni”.

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