LA GAZZETTA DEL
MEZZOGIORNO 1.4.19
Un pizzico di Basilicata a
Levico Terme (Trento). Nel corso dell'ultimo congresso della
Federazione nazionale della stampa, svoltosi nel comune del Trentino,
abbiamo avuto modo di incontrare Lisa Orlandi, titolare della
“Piccola libreria”, ubicata nel corso del centro termale. Lisa è
una discendente della famiglia Orlandi che ha avuto in passato due ex
sindaci di Grassano. “Sono figlia di Francesco Orlandi – ha
esordito la nostra interlocutrice - nato a Bari ma con i miei nonni
autentici grassanesi. Tanto che lui ed io ci definiamo lucani di
Grassano. Mio papà ora vive qui, ha 91 anni, ed ha avuto due
fratelli che sono, invece, scomparsi”. Partiamo, allora, dai nonni.
“Nonna Rosa, classe 1901, maestra di scuola, si spostò dal paese
natio nel 1922 con mio nonno Domenico, tornato dal fronte, invalido
di guerra, ferroviere, a Foggia, per motivi di lavoro. Poi dalla
città pugliese si trasferirono a Bari”. Un nonno ed un bisnonno
sindaci della città della collina materana. Gli Orlandi sono
importanti nella storia di quel Comune. “Si. Nonno Domenico fu
primo cittadino del 1921 al 1923 prima di trasferirsi in Puglia. Il
mio bisnonno, Giuseppe, fu sindaco sino al 1918 quando mori, come
tanti altri, per l'epidemia dell'influenza denominata “spagnola”.
La famiglia, in quel periodo, fu colpita duramente. Mio nonno
combattè e fu ferito sul massiccio del Montello, proprio qui, in
Trentino, nel corso della prima guerra mondiale. Ci andammo con lui
sul Montello. Prima di morire ci raccontò gli orrori delle
battaglie. Lui ufficiale beveva il cognac. Agli altri davano un
liquore tipo benzina per intontirli e mandarli davanti al nemico. Con
Grassano, tuttavia, il nostro amore dura nel tempo. Io sono l'ultima
di quattro figlie e appena posso ci torno con la mia famiglia. Poi
abbiamo un cugino, don Pierino Dilenge, parroco di Aliano, che ci
manda sempre la rivista “La voce dei calanchi” tenendoci in
rapporto con la nostra terra di origine”. Già. Ma che legami ha la
tua “Piccola libreria” con la Basilicata. Dietro alla cassa
vediamo un grande manifesto intitolato “Per la pace e
l'indipendenza della cultura”. Di cosa si tratta? “Si tratta di
un manifesto firmato dal Gran priore della Gogliardica consorteria
barense, Peppino Orlandi, mio zio. E' un manifesto del 1948. Mio
padre iniziò l'università nel 1945, suo fratello già studiava.
Dopo la seconda guerra mondiale ci fu una nuova ventata di
democrazia. Subito feste delle matricole con il bisogno di
riappropriarsi della vita e della cultura. Così, Peppino Orlandi
divenne medico ed ottenne il suo primo incarico a Pignola prima di
trasferirsi a Milano. Mio padre è stato giudice del lavoro dapprima
in Sardegna, poi a Roma e Milano”. Concludiamo ancora col tuo
lavoro. Hai copie di Carlo Levi, “Cristo di è fermato ad Eboli”,
e di libri di Rocco Scotellaro. Hai mai presentato opere di autori
contemporanei? Orlandi: “No. Se qualche scrittore, però, vorrà
venire qui sarò contenta di ospitarlo. Sarebbe proprio bello”.
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