LUCANA
CONNECTION. OPERAZIONE A BERNALDA
DICHIARAVA
REDDITI QUASI NULLI MA POSSIEDE 16 IMMOBILI TRA CASE E TERRENI
LA
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 18.12.14
Sedici
immobili (tra abitazioni, opifici, locali, terreni, due costruzioni
in via di ultimazione composti da più unità abitative), tre quote
societarie, due automobili e vari rapporti bancari sono il
“tesoretto” da 2 milioni e 400mila euro sottoposto a sequestro
nella giornata di ieri da personale della Direzione investigativa
antimafia (Dia) di Bari. I beni mobili, immobili e le disponibilità
finanziarie erano intestate a Giovanni Gallitelli, imprenditore edile
di 52 anni di Bernalda, con precedenti penali e già sorvegliato
speciale, od a suoi conviventi. Il provvedimento è stato emesso in
base alla normativa antimafia (anche se dalla Dia è stato precisato
che i reati per cui si è agito sono comuni e non inerenti fatti di
criminalità organizzata) dal tribunale di Matera su richiesta del
direttore nazionale della Direzione, Arturo De Felice. Gli
investigatori, in base alla documentazione in loro possesso e di loro
iniziativa, hanno accertato che l’uomo, a fronte di una situazione
reddituale considerata modesta, nel corso degli anni era riuscito,
con presunti proventi illeciti, ad effettuare consistenti
investimenti finanziari e immobiliari, creando un patrimonio ritenuto
sproporzionato rispetto ai redditi percepiti. “L'esecuzione
del provvedimento di sequestro, emesso al termine di complesse
indagini, costituisce – si legge in una nota della Dia di Bari –
un risultato di particolare rilievo nel settore dell’aggressione ai
patrimoni illecitamente accumulati da soggetti che, dopo tanti anni
trascorsi a delinquere, si sono svincolati dalle attività criminali
in senso stretto ma godendo dei frutti, reinvestiti, delle illecite
attività perpetrate. Il tutto in un contesto territoriale, quello di
Bernalda, considerato fuori dalle direttrici ordinarie del malaffare
e della criminalità di spessore”. Ovviamente, Gallitelli potrà
ricorrere al Tribunale di Matera contro il provvedimento di sequestro
dei suoi beni. Sequestro che, di fatto, gli ha tolto il possesso e la
gestione delle attività che sono state affidate ad un amministratore
giudiziario. Si tratta del dr. Cosimo Valentini, di Taranto. I beni
mobili, immobili, e le disponibilità finanziarie, sequestrate, cioè,
continueranno a produrre reddito ma questo non andrà più a
Gallitelli quanto alla amministrazione giudiziaria. Con un successivo
giudizio si procederà alla confisca, o meno, degli stessi beni. Nel
caso vengano confiscati saranno affidati a cooperative o attività
onlus secondo la normativa in vigore.
LA SCHEDA.
UN IMPRENDITORE EDILE
Giovanni Gallitelli, 52 anni, di
Bernalda, è un noto costruttore edile del centro del Metapontino.
Con la sua attività imprenditoriale ha realizzato molte costruzioni
nel centro collinare ed altre anche a Metaponto. Per la Direzione
investigativa antimafia di Bari, però, che è venuta in possesso di
sua iniziativa di ampia documentazione in merito alle attività
economiche e sui beni posseduti dal costruttore di Bernalda, e da
alcuni suoi conviventi, egli “ha accumulato illecitamente un
patrimonio godendo dei frutti, opportunamente reinvestiti, delle
illecite attività perpetrate”. Quali sarebbero queste attività
illecite? Lungo l'elenco dei precedenti dell'uomo come elencati nel
comunicato stampa diffuso dalla Dia di Bari nella mattinata di ieri:
“Gallitelli, già sorvegliato speciale, ha precedenti per armi,
droga, furto, ricettazione, truffa, ed estorsione”. Ovviamente, la
notizia del sequestro di beni per un valore di 2 milioni e 400mila
euro ha fatto subito il giro del web e, quindi, anche della città
del Metapontino destanto scalpore e curiosità nell'opinione
pubblica.
NEL
2011 IL SEQUESTRO DEL LIDO DEGLI SCARCI
C'è un precedente sequestro di
beni immobili operato dalla magistratura su richiesta di organismi
investigativi antimafia in provincia di Matera, ed in particolare nel
Metapontino, rispetto a quello effettuato ieri, a Bernalda, nei
confronti dell'imprenditore Giovanni Gallitelli. Anche se, in
quest'ultimo caso, gli stessi investigatori hanno precisato di aver
agito per reati comuni e non di stampo mafioso. Il precedente,
tuttavia, è quello del sequestro dello stabilimento balneare “Squalo
beach” a cui la Polizia di Stato pose i sigilli su disposizione
della Direzione distrettuale antimafia di Lecce. Era il 10 ottobre
del 2011. Gli agenti agirono nell’ambito della “Operazione
octopus” che portò all’esecuzione di 12 ordinanze di custodia
cautelare in carcere nei confronti di esponenti del clan Scarci. Il
lido fu sequestrato perchè, secondo gli inquirenti, pur se
amministrato da Marianna Scarci, già protagonista alcune edizioni
fa di “Amici”, era di fatto gestito dai fratelli Francesco,
ritenuto “il boss” dell’organizzazione, Giuseppe e Andrea
Scarci. Francesco Scarci e lo stabilimento balneare, del resto,
salirono agli “onori” della cronaca anche il 29 luglio 2010
mentre l'uomo era in vacanza a Scanzano Jonico. Fu arrestato dalla
Polstato mentre era al bar del lido per inosservanza agli obblighi
della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Gli Scarci erano
radicati sul territorio del centro jonico dagli anni 70 con il
patriarca Michele. Dediti alla pesca passarono poi a gestire un
ristorante. Poi, dopo l’abbattimento del vecchio manufatto, la
nuova concessione per l’apertura dello “Squalo beach”. Il lido,
tuttavia, dopo il sequestro da parte della Dda di Lecce, è stato
affidato dalla magistratura nell'estate 2013 in gestione alla
associazione antimafia Libera. Che, come suo primo atto, gli cambiò
il nome in lido Onda libera. Da allora l'associazione, di cui è
vicepresidente nazionale il lucano don Marcello Cozzi, ha utilizzato
la struttura non per attività economiche ma per iniziative ed
incontri a favore della legalità e contro le mafie di ogni genere.
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