SCANZANO
JONICO. DOPO LA FINE DELLA STORIA DEL DEPOSITO NUCLEARE, LA
SOLLECITAZIONE AL COMUNE
“SCANZIAMO
LE SCORIE” CHIEDE IL RIPRISTINO DELL'AREA DI TERZO CAVONE
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 7.1.15
SCANZANO
JONICO – “La Sorim spa sulle aree di sua proprietà a Terzo
Cavone deve coltivare le fragole non tenere in vita pompe e pozzi per
estrarre salamoia che non servono più”. Lo ha dichiarato Pasquale
Stigliani, portavoce dell'associazione ScanZiamo le scorie, nata in
quello stesso 13 novembre del 2003 in cui il Governo Berlusconi
decretò di realizzare proprio nelle caverne ricavate dopo
l'estrazione del salgemma il deposito unico delle scorie nucleari
d'Italia. Così, dopo la chiusura definitiva, si spera, della storia
legata all'ubicazione del cimitero atomico, ScanZiamo le scorie ha
chiesto di chiudere anche quella dell'estrazione del sale. Lo ha
fatto dopo che, nei giorni scorsi, la spa già titolare della
concessione mineraria, la Sorim, ha fatto ripulire dalle erbacce le
aree in cui insistono le pompe alla sommità dei pozzi. “La Sorim –
ha spiegato Stigliani - non è più in possesso di concessione per lo
sfruttamento della miniera. E l'area è stata variata
urbanisticamente da estrattiva ad agricola. A cosa servono, allora,
le 5 pompe ed i 5 pozzi? Il Comune deve chiedere alla spa il
ripristino dei luoghi ed un uso previsto dal Piano regolatore. La
Sorim coltivi ortaggi”. E questa è la replica del sindaco
Salvatore Iacobellis (Pd). “Verificheremo coi legali della
fattibilità di una ordinanza di ripristino dei luoghi. Ordinanza che
costringerebbe il Comune, in caso di inottemperanza da parte della
spa, a metterla in atto addebitando le spese alla società. A quanto
ammonterebbero tali spese? Qual'è la situazione economica della spa?
Oggi, Sorim, effettivamente, a prescindere dalla manutenzione
obbligatoria, in quelle aree può solo esercitare attività
agricole”. Ricordiamo che
nel 1999, sindaco Mario Altieri, sembrò vicina l'estrazione del
salgemma. Che saltò per l'opposizione dell'on. Domenico Izzo (Ppi –
Ulivo): “Lo scopo del progetto non è estrarre il sale ma creare
caverne per immagazzinarvi rifiuti, anche nucleari”. Il 9 settembre
del '99 il presidente della Regione, Angelo Raffaele Dinardo, sospese
i lavori: “Manca la valutazione di impatto ambientale”. Seguirono
corsi e controricorsi sino al 13 novembre 2003 quando sembrò che le
accuse di Izzo erano pronte a divenire realtà. Nelle caverne
ricavate dopo aver estratto il sale il Governo voleva immagazzinare
scorie radioattive. La rivolta di Scanzano costrinse Silvio
Berlusconi a fare dietrofront.
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