Visualizzazioni totali

domenica 31 luglio 2016

SANITÀ LUCANA. MANCANO PEDIATRI, RADIOLOGI, ANESTESISTI E SPECIALISTI DEI PRONTO SOCCORSO

PIETRO QUINTO ASM: “PEDIATRI DIROTTATI A MELFI PER TENERE VIVO IL REPARTO”


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 31.7.16

Le notizie che non ti aspetti. Mancano i medici. In Italia ed in Basilicata. Così, da noi ci sono reparti a rischio chiusura, trasferte di centinaia di km di professionisti per coprire le carenze, sanitari in servizio che vendono alle aziende per cui già lavorano le loro prestazioni aggiuntive. E pensare che sino a 20 anni fa si parlava di “pletora” medica. Oggi, invece, le cose non stanno più così. “E' vero – ha confermato il direttore generale della Asm, Pietro Quinto. Da noi mancano pediatri-neonatologi, radiologi, anestesisti-rianimatori, specialisti dei pronto soccorso. Tanto che i pediatri della nostra azienda, pur in deficit numerico, stanno supportando, a distanze chilometriche notevoli, il reparto di Melfi, a rischio chiusura. Ad un concorso per radiologi, poi, si è presentato un solo professionista sui 5 posti a disposizione. Per il Pronto soccorso, inoltre, su una graduatoria di 16 professionisti, ne abbiamo potuto assumere solo 4 poiché gli altri 12 si sono dichiarati indisponibili. In molti o non si presentano alle prove di esame o dopo che le hanno superate declinano l'invito all'assunzione. In quasi tutti i concorsi abbiamo difficoltà a coprire il numero per cui erano stati banditi”. Roba da non credere. Ma, se questa è la situazione, come si fa ad andare avanti nei nosocomi della Basilicata? Ancora il nostro interlocutore: “Paghiamo le prestazioni aggiuntive agli specialisti già in servizio che le erogano al di fuori del loro orario di lavoro. Acquistiamo, cioè, lavoro da chi è già contrattualizzato con noi. Ma a breve anche questo non sarà più possibile a causa della norma che prevede un determinato orario di lavoro per i sanitari. Anche le prestazioni aggiuntive potranno essere erogate entro i limiti di quella norma. E gli anestesisti, oltre agli interventi chirurgici, debbono garantire anche i turni di rianimazione”. Proviamo a fare un po' di conti. Quanti medici mancano nella sola Asm? “Tra gli ospedali di Matera e Policoro mancano 5 pediatri-neonatologi, 5 radiologi, 3 specialisti di pronto soccorso, 8 anestesisti”. E per fortuna che sul territorio la mancanza di pediatri viene sopperita dai medici di medicina generale! Ma da cosa dipende la carenza di specialisti? Quinto: “Dal numero ridotto di posti di specializzazione nelle università. Gli specializzandi, infatti, sono pagati ed ogni posto è finanziato dal Ministero dell'Università (Miur). Ogni medico costa all'incirca 130mila euro. Più soldi più specialisti. Tanto che molte Regioni aggiungono ai finanziamenti del Miur risorse proprie. Come sta facendo anche la nostra pur se non ha una università di medicina. Ogni anno mette a disposizione borse di studio vincolate alla residenza in Basilicata dei concorrenti. Ma si tratta di poche unità l'anno, circa cinque. Come ovviare? Tentando di reclutate il personale, ovvio. Altrimenti, l'unica strada percorribile, al momento, è quella di organizzare in rete i reparti come stiamo facendo noi secondo la ratio alla base della Riforma della Giunta regionale garantendo un raggio più ampio di turnazione agli specialisti”.


LA DENUNCIA. PER L'ANAAO-ASSOMED CAMICI BIANCHI IN VIA DI ESTINZIONE
 
L'allarme per la carenza di medici riguarda tutta Italia. Leggendo le cronache di questi giorni si possono verificare casi in cui prestazioni, esami, reparti, vengono chiusi per mancanza di professionisti. In Basilicata i primi servizi “sbarrati”, circa 10 anni fa, furono le guardie mediche estive sulle spiagge. Pur a fronte di buoni stipendi non si trovava personale disponibile. Tanto che, dopo esperienze con medici pensionati, si decise di chiudere quei presidi. Le avvisaglie della crisi, dunque, vengono da lontano. In una indagine dell'Anaao -Assomed del marzo 2014, ad esempio, venne fuori che i camici bianchi erano in via di estinzione. “Nei prossimi 10 anni - sostenne il sindacato - mancheranno oltre 15.000 specialisti che operano nel Servizio sanitario nazionale. A fronte del pensionamento di più di 58.000 tra medici dipendenti del Ssn, universitari e specialisti ambulatoriali, il numero dei contratti di formazione specialistica previsti dall’attuale programmazione sarà di 42 mila unità, al di sotto della soglia necessaria. Unica via d’uscita quella di avviare una nuova programmazione passando per la soluzione di due urgenze: l’imbuto formativo, risultato dal gap tra numero chiuso per l’accesso alle Scuole di medicina e chirurgia e l’offerta formativa post-laurea, e il precariato medico, generato sia dal blocco del turnover sia da riforme pensionistiche che procrastinano l’uscita dal sistema”. Così, dal 2014 al 2016 gli effetti di quell'allarme ci sono già. Anche nella piccola Basilicata. La risoluzione del problema, tuttavia, non sta nelle prerogative regionali quanto in quelle nazionali. Il Ministero dell'Università deve stanziare più risorse per le specializzazioni. Soprattutto per quelle in forte carenza.

Nessun commento:

Posta un commento