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domenica 27 gennaio 2019

METAPONTINO. E' CRISI VERA PER L'AGRUMICOLTURA. IL 60% DELLE CLEMENTINE È RIMASTO SULLE PIANTE. LA DENUNCIA DI CIA, COLDIRETTI E ALTRAGRICOLTURA. MA SU CAUSE E RIMEDI PARERI DISCORDANTI

PRESIDIO SULLA STATALE JONICA DEGLI ANNI SCORSI CON GLI AGRUMI REGALATI AGLI AUTOMOBILISTI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 27.1.19
SCANZANO JONICO - “E' crisi vera per l'agrumicoltura del Metapontino. Il 60% di clementine è rimasto sulle piante a causa dei prezzi irrisori pari a (dati Ismea) 0,25 cent/kg”. Lo ha denunciato Giuseppe Stasi, presidente della Cia-Agricoltori Italiani di Matera. Con lui hanno concordato anche Luciano Carone, presidente della sezione della Coldiretti, e Gianni Fabbris, portavoce nazionale di Altragricoltura, da noi ascoltati sulla questione. Sulle cause della difficile situazione, però, e sui rimedi, i tre sindacalisti hanno manifestato diversità di vedute fra loro. Stasi: “Le anomalie del clima sono state le maggiori responsabili del crisi. La produzione 2019 è stata compromessa già dalla gelata del 26 febbraio 2018. Poi, il caldo autunnale e la domanda debole hanno posticipato le operazioni di raccolta degli agrumi precoci, con sovrapposizione alle varietà tradizionali. Le violente piogge di novembre, quindi, hanno creato difficoltà di tenuta qualitativa in post-raccolta. Infine, il brusco calo di temperatura di gennaio, con gelo e ghiaccio, ha condizionato il prodotto tardivo”. Carone: “La Grande distribuzione organizzata (Gdo) la fa da padrona sui prezzi. Dieci marchi o giù di lì su scala nazionale hanno la meglio sui grandi numeri dei produttori. E sono diminuiti i consumi di ortofrutta. In più soffriamo la concorrenza a livello europeo di Spagna, Turchia e Paesi Nordafricani, in cui si produce con disciplinari diversi dai nostri e con manodopera a basso costo”. Fabbris: “Meglio regalare gli agrumi ai consumatori, come in alcune proteste degli anni scorsi, o tirarle addosso agli esponenti di una classe politica che continua a fare finta di non capire. L'agricoltura è stata una cenerentola per tutti i nostri Governi. E nulla è cambiato con quello attuale. La situazione è insostenibile”. Che fare? Stasi: “Ammodernare il comparto; rinnovare le varietà; rafforzare l’aggregazione produttiva; investire nella lavorazione e conservazione del prodotto”. Carone: “Riequilibrare i poteri contrattuali tra Gdo e produttori aiutando questi ultimi e non il prodotto. Servono misure e leggi che aiutino gli imprenditori agricoli nel loro business”. Fabbris: “Produttori e braccianti sono l'ultimo anello della catena di un modello produttivo che si scarica su di loro. Serve una classe politica che decida, finalmente, che produrre in agricoltura abbia ancora un senso”.


CRISI DELL'AGRICOLTURA DEL SUD. LA CIA-AGRICOLTORI ITALIANI: “DA NOI ASSICURAZIONI CONTRO FENOMENI AVVERSI CON NUMERI IRRISORI RISPETTO AL NORD”
SCANZANO JONICO – La crisi dell'agricoltura del Sud rispetto a quella del Nord si misura, secondo la Cia-Agricoltori Italiani, anche dal numero di aziende assicurate contro fenomeni avversi di natura climatica, sanitaria e di mercato. “Il Mezzogiorno – ha reso noto l'organizzazione sindacale - conferma il suo limitato interesse verso lo strumento, con appena il 12% delle imprese con polizza in Italia. E l'inversione di tendenza che si è potuta osservare nel 2018, grazie all'introduzione dell'assicurazione agevolata a due rischi, non è bastata a compensare le perdite di questi ultimi anni che hanno dimezzato al Sud la platea delle aziende tutelate, rafforzando il primato delle regioni settentrionali. Paradossale è il caso del grano duro, con il Sud granaio d'Italia che conta appena 214 aziende assicurate a fronte delle oltre 2.700 nel Nord, dove, però, la coltura è poco diffusa”.

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