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venerdì 11 gennaio 2019

LA GOMORRA DEL METAPONTINO. REGGONO LE ACCUSE CONTRO I TRE GRUPPI CONSIDERATI CRIMINALI DI SCANZANO JONICO, TURSI E MONTALBANO JONICO COINVOLTI NEL MAXIBLITZ DEL 4 OTTOBRE SCORSO. NOTIFICATE LE MOTIVAZIONI DEL TRIBUNALE DEL RIESAME DI RIGETTO DELLE RICHIESTE DI REMISSIONI IN LIBERTA' PER GLI INDAGATI. LE STRATEGIE DELLA DIFESA

SCANZANO JONICO. UNA FASE DEL MAXIBLITZ DEL 4.10.18

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 11.1.19
SCANZANO JONICO La Gomorra del Metapontino. Sono state notificate le motivazioni di rigetto delle richieste di remissione in libertà presentate dai difensori degli indagati, a vario titolo fra loro, di estorsione, detenzione di armi e droga, come sono state stilate dal Tribunale del riesame presieduto dal giudice Aldo Gubitosi. Il tribunale ha fatto propri i contenuti dell'ordinanza del giudice delle indagini preliminari, Lucio Setola, che il 4 ottobre scorso fu recapitata nel corso di un blitz a 25 soggetti ritenuti dalla Procura distrettuale antimafia, diretta dal procuratore Francesco Curcio, appartenenti a tre gruppi malavitosi di Scanzano Jonico, Tursi e Montalbano Jonico. Nell'ordinanza vi sono i capi di imputazione che la Procura antimafia ha rivolto ad ognuno dei soggetti ritenuti componenti “di tre sodalizi criminali, il clan Schettino, di Scanzano Jonico, guidato dall'ex carabiniere Gerardo Schettino; il gruppo Russo, di Tursi, diretto da Rocco Russo; ed il gruppo Donadio, di Montalbano Jonico, capeggiato da Leonardo Donadio”. Le decisioni del riesame sono state notificate, tra gli altri, allo stesso Gerardo Schettino, a Domenico Porcelli, Domenico Marino, Maurizio Poci (anche lui ex carabiniere) e Giovanni Bruno, attualmente detenuti in carcere, ed a Daniela Turtoi, Giuseppe Schettino, Giuseppe Cirelli, Antonio Donato Fusco e Leone Marco, ai domiciliari, tutti difesi dall'avvocato Livia Lauria. Ricorsi rigettati anche per gli indagati patrocinati dall'avvocato Giuseppe Labriola. Si tratta di Rocco Russo e di Pietro Grassano. Quest'ultimo, tuttavia, ha ottenuto dal gip Setola l'autorizzazione a poter lasciare la sua abitazione per svolgere la sua attività lavorativa pur essendo ai domiciliari. Ma quali strategie difensive saranno adottate dai difensori dopo aver studiato le motivazioni del Riesame? L'avvocato Lauria presenterà ricorso in Cassazione entro la giornata di lunedì prossimo per tutti i suoi assistiti. Lo stesso legale, da noi interpellato, non ha voluto rilasciare dichiarazioni sul procedimento in corso: “Questa inchiesta sarà chiarita solo dal dibattimento processuale. Ne sono convinta. Inutile fare i processi sui giornali”. Diversa la strategia difensiva che, probabilmente, adotterà Labriola: “Sto valutando il ricorso in Cassazione altrimenti attenderò di discutere delle accuse rivolte alle persone da me difese nel corso dell'udienza preliminare appena la Procura inoltrerà gli atti di conclusione delle indagini”.



TUTTE LE FASI DEL BLITZ INTERFORZE DEL 4 OTTOBRE 2018 COORDINATO DALLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA DI POTENZA
SCANZANO JONICO – Il blitz interforze coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Potenza contro quello che i magistrati inquirenti hanno definito il “Clan Schettino” scattò alle 3.30 del 4 ottobre scorso. Il centro del Metapontino fu “invaso” da carabinieri, poliziotti, finanzieri divisi in squadre posizionatesi davanti a punti sensibili. Ne vedemmo due nel quartiere di Santa Sofia; una in una zona di espansione nei pressi della 167; un'altra a Scanzano due; due nell'agro rurale. Insomma, erano in fase di esecuzione tra Scanzano Jonico, Tursi, Nova Siri, Policoro e Montalbano Jonico, decine di perquisizioni domiciliari seguite, in alcuni casi, da arresti. Imponente lo schieramento dello Stato: 170 carabinieri, 70 poliziotti, 70 finanzieri. Con loro un nucleo guastatori ed unità cinofile provenienti da Tito. In ausilio alle forze di “terra”, un elicottero. Nel “mirino”, secondo l'accusa, il “Clan Schettino”, guidato dall'ex carabiniere Gerardo. Una pattuglia, infatti, entrò nella sua casa di campagna, nella zona di Recoleta. Al centro dell'indagine della Dda traffici di droga, estorsioni, attentati incendiari dolosi notturni, reati che sarebbero stati commessi negli ultimi otto anni nell'intero Metapontino ma, in particolare, a Scanzano Jonico. L'operazione, inoltre, riguardò non solo il “Clan Schettino” ma anche altri due sodalizi considerati dalla Procura distrettuale antimafia criminali, il “Gruppo Russo”, di Tursi, ed il “Gruppo Donadio”, di Montalbano Jonico.

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