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domenica 21 gennaio 2024

UNA STORIA TRAGICA. “VOGLIAMO GIUSTIZIA PER GIOVANNA”. LA FAMIGLIA PASTORESSA PER LA GIOVANE MORTA A LAURIA IL 13 DICEMBRE 2019 COLPITA DA UNA LASTRA STACCATASI DAL PALASPORT IN CUI SI ALLENAVA

IL 10 APRILE PARTIRÀ IL PROCESSO CON 9 PERSONE RINVIATE A GIUDIZIO: CHI HA PROGETTATO, REALIZZATO, CONTROLLATO E COLLAUDATO I LAVORI AL PALAZZETTO DELLO SPORT

GIOVANNA PASTORESSA



FONTE LAGAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT

LA TRAGEDIA

«VOGLIAMO GIUSTIZIA PER LA NOSTRA GIOVANNA», LA FAMIGLIA DELLA GIOVANE MORTA A LAURIA

LA FAMIGLIA PASTORESSA RICORDA LA FIGLIA COLPITA DA UNA LASTRA CHE SI ERA STACCATA DAL PALASPORT: IN 9 A PROCESSO IL 10 APRILE

MARIA PAOLA VERGALLITO

21 GENNAIO 2024

LAURIA - In casa ci sono le foto che hanno raccontano la tragedia che si è consumata il 13 dicembre del 2019, che ha interrotto il sorriso di una ragazza di 28 anni, che dopo la laurea in psicologia a Chieti aveva deciso di tornare nella sua terra, a Lauria e, seppur in poco tempo, aveva già realizzato tanti progetti. Il più grande: l’apertura, assieme ad altri colleghi, del Centro Risorse Emotive, un punto di riferimento che in breve tempo è diventato un’eccellenza. Era felice, Giovanna Pastoressa, soddisfatta di quello che stava facendo; sensibilizzava contro la violenza di genere, contro il bullismo, aiutava chi inciampava nel problema dei disturbi alimentari.

Di quelle foto, di quei primi piani pubblicati chissà quante volte sui giornali dopo la tragedia, solo loro, papà Domenico e mamma Maria Cristina, conoscono le profondità dei retroscena, delle storie, del cammino che aveva portato Giovanna fin lì. Loro, e la sorella minore Lucia, che a Giovanna ha dedicato un album di scatti felici, uno scrigno di ricordi che i genitori mostrano con orgoglio. Sulla copertina c’è un fiore. Dentro, una vita.

«La nostra battaglia ora è quella di rendere giustizia a Giovanna- spiega papà Domenico- poi lavoreremo anche affinchè i progetti di nostra figlia continuino, costruiremo qualcosa nel suo nome».

Maria Cristina porta la figlia sempre con sé anche sulla medaglietta alla catenina al collo; Domenico segue con lo sguardo il suo racconto ed anche quando la lascia parlare pare intervenire comunque, accompagnando ogni singola parola e prendendola per mano.

«Giovanna aveva deciso di diventare psicologa fin dalle scuole superiori- racconta la mamma- Quando ha completato il percorso di studi ha deciso di tornare a Lauria, voleva dare il suo contributo. Era molto legata a noi, ai suoi amici, a questa terra così vicina al mare e alla montagna. Stava bene qui».

Aveva tante passioni Giovanna. «Amava fare sport» dice Maria Cristina con le parole che si interrompono per un istante prima di un «purtroppo, lo sport che ce l’ha portata via» dice in fretta. «La musica- aggiunge Domenico- amava i Nirvana, i Doors. Amava la fotografia». Era una ragazza semplice, Giovanna, nella sua straordinarietà. Una di quelle che aveva i cassetti pieni di ricordi, conservati nel disordine della giovinezza che morde la vita e riempie le ore di esperienze sempre diverse.

«E’ incredibile- dice papà Domenico- quante cose abbiamo scoperto di Giovanna dopo la sua morte. Per noi era una brava figlia soprattutto. Ma su di lei abbiamo ricevuto testimonianze straordinarie». Una brava persona. Non solo un «caso giudiziario». Questo vogliono i genitori.

Il 10 aprile partirà il processo con 9 persone rinviate a giudizio: chi ha progettato, realizzato, controllato e collaudato i lavori al palazzetto dello sport comunale dal quale, quella sera, parte del tetto è volato via come fosse carta velina e si è schiantato sulla palestra nella quale si trovava Giovanna. La famiglia Pastoressa è seguita dagli avvocati Raffaele Melfi e Antonio Donadio. Da parte dei genitori di Giovanna, un appello: «bisogna cancellare dal racconto di quella sera il termine tromba d’aria- dicono- le perizie hanno dimostrato che il tetto del palazzetto non si scoperchiò per una calamità naturale di eccezionale portata. Quel tetto volò via perché i lavori non furono fatti rispettando le giuste valutazioni, il progetto originario e con i dovuti controlli».

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