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martedì 6 febbraio 2024

I PIRATI INFORMATICI IN BASILICATA. UN SISTEMA GIÀ DEBOLE AZZERATO DAGLI HACKER. PRESTAZIONI ANCORA BLOCCATE NEGLI OSPEDALI E NEI DISTRETTI DELLA ASM

MA LA REGIONE GIÀ IL 29 GENNAIO ERA RASSICURANTE. PERCHÉ? TANTE LE DOMANDE SENZA RISPOSTA SUL CASO: CHI SONO I PIRATI? COME SONO ENTRATI NEL SISTEMA? CHE RISCATTO HANNO CHIESTO? QUANTI DATI SENSIBILI DEI PAZIENTI HANNO RUBATO? COSA HA SCOPERTO LA POLIZIA POSTALE? BASTA DIFETTI DI COMUNICAZIONE: LA GIUNTA BARDI FACCIA CHIAREZZA 


Nota via Whatsapp di nostri follower: “Niente analisi all’ospedale di Policoro. Permane blocco computer. Tutto paralizzato. Stracolmi i laboratori privati”. Problemi anche nei distretti. Insomma, l’attacco dei pirati informatici del 28 gennaio scorso fa sentire ancora i suoi effetti pesantissimi. Eppure la Giunta regionale, nel suo primo comunicato stampa del giorno 29, sulla Costituzione dell’unità di crisi, era stata rassicurante: “Dalla riunione è emerso che il problema è sotto controllo, sul posto è giunto il pool operativo dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale a dare supporto alle operazioni di ripristino dei servizi. Attualmente all’Asp e al Crob la situazione è tornata alla normalità, sembrerebbe che i sistemi informatici non abbiano subito danni. Permangono le criticità al Presidio ospedaliero Madonna delle Grazie a Matera, dove comunque sono garantiti i servizi di emergenza e di urgenza”. Perché non rappresentare subito agli utenti la gravità dell’attacco? Perché rassicurare? E perché la prima notizia dei pirati informatici in Basilicata è stata data dalla Asp il 28 gennaio, domenica, in serata, quando poi si è saputo che il “buco” nel sistema si era verificato nella Asm? Ma non è il solo difetto di comunicazione sulla vicenda. Tante le domande senza risposta. Come sono entrati gli hacker? Sono russi? Da dove hanno attaccato? Quanto hanno chiesto di riscatto? Quanti dati sensibili dei pazienti da rivendere al mercato nero delle informazioni sanitarie hanno rubato? Perché non rendere subito noto che c’era al lavoro sulla vicenda la Polizia postale oltre ai tecnici dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale? E, soprattutto, quando torneranno agibili i sistemi informatici del Servizio sanitario regionale? Chi garantirà, da domani, la sicurezza contro nuovi attacchi? Sarà realizzato lo “scudo” antintrusione? Ed infine: in casi del genere la comunicazione ufficiale sia affidata esclusivamente al portavoce della unità di crisi, se esiste. Per non aggiungere babele alla babele creata da hacker senza volto e senza confini.

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