I PROVVEDIMENTI DI CUSTODIA
CAUTELARE SONO STATI EMESSI DAL GIP DEL TRIBUNALE DEL CAPOLUOGO DI REGIONE LUCANO, SU RICHIESTA
DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA. COINVOLTI IMPRENDITORI,
TITOLARI DI AZIENDE DI TRATTAMENTO/RECUPERO E SOCIETÀ DI INTERMEDIAZIONE,
OPERANTI NEL SETTORE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI. TUTTI I PARTICOLARI DELLA
OPERAZIONE SONO NELLA SEGUENTE NOTIZIA INTEGRALE
FOTO ANSA.IT |
LA PROTESTA IN TUNISIA ALL'ARRIVO DEI RIFIUTI DALL'ITALIA (FOTO REPUBBLICA.IT) |
FOTO IL MATTINO.IT |
FONTE CARABINIERI NOE POTENZA
TRAFFICO DI RIFIUTI: L'OPERAZIONE DEL NOE HA PERMESSO DI ARRESTARE 11 PERSONE
COMANDO PROVINCIALE DI POTENZA - TERRITORIO NAZIONALE, 29/02/2024
Dalle prime ore di questa
mattina, nelle province di Napoli, Salerno, Potenza, Catanzaro, i militari
della Direzione Investigativa Antimafia e del Gruppo Carabinieri per la Tutela
Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli, collaborati nella fase
esecutiva dai militari dei Comandi Provinciali territorialmente competenti,
hanno dato esecuzione a nr. 11 provvedimenti cautelari personali, emessi dal
G.I.P. del Tribunale di Potenza, su richiesta della Direzione Distrettuale
Antimafia dello stesso capoluogo, a carico di altrettanti imprenditori,
titolari di aziende di trattamento/recupero e società di intermediazione,
operanti nel settore della gestione dei rifiuti, gravemente indiziati per i
reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 452
quaterdecies c.p.), riciclaggio e autoriciclaggio (art. 648 bis e ter c.p.),
gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva (art. 256
commi 1 e 3), truffa ai danni di Ente Pubblico (art. 640 bis), frode nelle
pubbliche forniture (art. 356 c.p.).
L’indagine, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno
e dalla DIA di Potenza, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia del
capoluogo lucano, costituisce lo sviluppo e l’esito di una complessa manovra
investigativa svolta in relazione a talune operazioni di trasferimento estero
di rifiuti, che ha fatto emergere un preoccupante scenario di traffico
transfrontaliero di rifiuti, che rappresenta uno degli strumenti di elusione
dei controlli sul ciclo dei rifiuti e la causa di danni all’ambiente e alla
salute dell’uomo. Si tratta di un vero e proprio fenomeno di danno ambientale
ad opera di soggetti italiani, che agiscono spesso con la complicità di
intermediari e altri soggetti stranieri e che porta ad eludere le norme,
organizzandone – sia da parte di entità criminali strutturate sia da parte di
singoli operatori economici - il trasferimento all’estero verso soggetti, i
quali, ricevuto il rifiuto in Paesi caratterizzati da disciplina più permissiva
e privi di controllo in materia di tutela ambientale, costituiscono la sede
dove svolgere attività di estrazione di utilità residua dal rifiuto mediante
trattamenti altamente inquinanti con l’esito finale dello smaltimento e/o
dell’abbandono incontrollato.
La vicenda trae origine da un contratto, della durata di un anno, per la
gestione di complessive 120.000 tonnellate di rifiuti con codice nel catalogo
europeo dei rifiuti CER (EER) 191212, asseritamente stipulato in Polla, in data
30 settembre 2019, tra il rappresentante della società tunisina “SOREPLAST
S.u.a.r.l.”, in qualità di impianto di ricezione, recupero e smaltimento del
rifiuto, sito nella città di Sousse, e il rappresentante legale della società
SVILUPPO RISORSE AMBIENTALI S.r.1., in qualità di produttore del rifiuto
nell’impianto sito a Polla (SA). In particolare, il contratto disciplinava i
dettagli e le condizioni di consegna delle quantità di rifiuti prodotte
dall’azienda di Polla all’impianto tunisino di Sousse e l’obbligo di
quest’ultimo di ricevere i rifiuti nel proprio impianto, di trattare e7o
recuperare e, successivamente, di smaltire la frazione non trattata o
recuperata. I rifiuti avrebbero dovuto essere sottoposti alle operazioni di
recupero R12 (la cernita, la frammentazione, la compattazione, la
pellettizzazione, l’essiccazione, la triturazione, il condizionamento, il
ricondizionamento, la separazione, il raggruppamento dei rifiuti)
e,successivamente, R3 (riciclaggio/recupero delle sostanze organiche non
utilizzate come solventi - comprese le operazioni di compostaggio e altre
trasformazioni biologiche -) sui rifiuti oggettivamente recuperati e, quindi di
smaltimento della parte non recuperabile, a cura della SOREPLAST, nell’impianto
sito nella città di Sousse (Tunisia).
Un particolare ruolo nel complesso delle indagini, è emerso sia stato rivestito
dalle società di intermediazione ECOMANAGEMENT s.p.a. di Soverato (CZ) e GC
Service con sede in Tunisia. E’ proprio la società calabrese ad aver affidato
per prima all’azienda tunisina le operazioni di «conferimento, selezione e
avvio al recupero di rifiuti speciali CER 191212» per un quantitativo di 10.000
tonnellate mensili fino a un tetto massimo di 120.000 tonnellate. La SVILUPPO
RISORSE AMBIENTALI (SRA) recupera quindi un accordo già stipulato, pagando 50
mila euro alla ECOMANAGEMENT s.p.a. per l’intermediazione più 22 euro a
tonnellata per la cessione, e firmerà un secondo contratto con la SOREPLAST, il
30 settembre 2019. La stessa società ECOMANAGEMENT s.p.a., non si limita a
cedere il contratto alla SRA s.r.l., ma si impegna a fornire alla SOREPLAST di
Sousse i macchinari necessari per giustificare le operazioni di recupero (una
vecchia pressa e un nastro di selezione), attualmente abbandonati presso un
secondo capannone ubicato in un centro a pochi chilometri da Sousse. A svolgere
funzioni di tramite tra la parte imprenditoriale italiana e quella tunisina è
la società GC Service s.a.r.l., attiva dal 2019 e iscritta al Registro
Nazionale delle Imprese Tunisine, in costante contatto con la dirigenza della
SOREPLAST di Sousse.
Tutti i rifiuti sono stati fermati e respinti dalle locali Autorità a causa di
accertate difformità sia con riferimento alla tipologia degli stessi, che in
relazione alla falsità dei documenti di accompagnamento . Da evidenziare che il
clamore mediatico, generato dal reportage di una emittente televisiva tunisina,
aveva indotto il Ministero degli Affari Locali e dell’Ambiente tunisino a
disporre l’apertura di una inchiesta in cui vennero coinvolti, come riportato
dalle testate giornalistiche dell’epoca, politici e alti funzionari di Stato,
taluni dei quali tratti in arresto, nonché il coinvolgimento del Console
tunisino a Napoli e il sequestro dell’azienda tunisina di smaltimento del
prodotto.
Le indagini hanno consentito di disvelare un complesso sistema con cui è stato
organizzato un ingente traffico illecito di rifiuti, reso possibile, tra
l’altro, mediante la concessione di nr. 2 autorizzazioni rilasciate dall’UOD di
Salerno della Regione Campania, in esito di una carente istruttoria documentale
formata da documenti e autorizzazioni falsi.
Sono state quattro le spedizioni effettuate nell’arco temporale dal 14 maggio
al 16 luglio 2020, circa 282 containers sotto la lente di ingrandimento degli
investigatori (tra maggio e luglio 2020), con partenza dal porto commerciale di
Salerno e in seguito rispediti in Italia, per un totale di circa 7.891
tonnellate di rifiuti, nr. 70 dei quali giunti presso l’impianto tunisino della
SOREPLAST S.u.a.r.l., poi interessato da un incendio doloso che ha mandato in
fumo i rifiuti in esso stipati, e i rimanenti bloccati al porto tunisino di
Sousse.
In una prima fase, a seguito di tale respingimento, i Carabinieri del NOE di
Salerno e i militari della DIA di Potenza avviavano due distinte attività
investigative, l’una coordinata da questa Procura della Repubblica, l’altra dalla
Procura della Repubblica di Salerno. Solo in data 15 marzo 2022 la Procura
Generale presso la Corte di Cassazione si esprimeva in merito alla titolarità
dell’indagine, individuando la competenza territoriale laddove aveva sede la
società SRA s.r.l., dove era stato posto in essere l’allestimento dei mezzi e
delle attività propedeutiche alla gestione illecita dei rifiuti, e di
conseguenza la Procura della Repubblica di Potenza – DDA -, quale Ufficio
competente a dirigere le indagini. I primi atti di indagine portavano gli
investigatori ad acquisire una copiosa documentazione, presso gli uffici
regionali interessati al rilascio delle autorizzazioni ambientali alla
spedizione transfrontaliera e presso le aziende interessate alla vicenda
giudiziaria, rivelatasi utile alla ricostruzione dei fatti, escutendo tra
l’altro le persone informate e avviando attività tecniche nei confronti dei
soggetti ritenuti - a vario titolo – coinvolti nell’illecito traffico di
rifiuti. L’attività investigativa, nel complesso, ha consentito di individuare,
un sodalizio criminale, composto dagli attuali indagati, resisi responsabili
dei reati di : - traffico illecito transfrontaliero di rifiuti in Tunisia,
attuato mediante l’utilizzo consapevole di falsi documentali, con il concorso
attivo di soggetti e imprese tunisine; - truffa e frode in pubbliche forniture,
da parte degli amministratori della società S.R.A. s.r.l., in danno di Comuni
campani e lucani, in quanto, titolare di specifici contratti, gestiva i
relativi rifiuti urbani, conferendo la parte non recuperabile di essi, dopo il
loro previsto trattamento, presso un impianto non autorizzato, sito proprio in
Tunisia; - sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, avendo, la
stessa S.R.A. s.r.l., trasferito i beni strumentali, i contratti con enti
pubblici, gli automezzi e il personale necessario all’attività primaria alla GF
Scavi S.r.l. di Sicignano degli Alburni (SA); - trasferimento fraudolento di
valori, avendo attribuito fittiziamente a terzi la titolarità e la disponibilità
di denaro, beni e altre utilità; - illecita attività di intermediazione nel
settore dei rifiuti, posta in essere dagli amministratori delle società
ECOMANAGEMENT S.p.a. di Soverato e GC Service con sede in Tunisia. Coinvolto
nell’indagine anche un funzionario della Regione Campania, colpito dal
provvedimento degli arresti domiciliari, a carico del quale sono state
disvelate numerose omissioni nei controlli, sia con riferimento ai titoli
autorizzativi alla spedizione transfrontaliera in possesso del produttore dei
rifiuti (la S.R.A. s.r.l.), sia con riguardo alle Autorità tunisine investite e
competenti al rilascio del nulla osta alla spedizione. Omissioni consapevoli
che hanno facilitato l’illecito traffico di rifiuti. Nel complesso, le società
coinvolte nella delittuosa attività hanno ottenuto ingenti vantaggi economici,
pari a circa 1,5 milioni di euro complessivi (derivanti dalla differenza tra
gli oltre 205 €/ton. – costo di un regolare smaltimento in impianti autorizzati
-, e 48 €/ton, quale costo sostenuto per l’illecito smaltimento in Tunisia).
Nel contesto della stessa indagine, i militari dei reparti interessati, oltre
ai provvedimenti cautelari personali, hanno eseguito il sequestro dei beni
delle società coinvolte sino ad un ammontare pari all’illecito profitto
derivante loro dalle illecite attività contestate. In applicazione
dell’"Accordo di Cooperazione Istituzionale", siglato tra la
Repubblica Tunisina e la Regione Campania, nel febbraio 2022 i containers
stipati di rifiuti, compresi quelli combusti, rientrati dalla Tunisia sono
quindi stati sequestrati dalla P.G. e trasferiti nel Comprensorio Militare E.I.
di Serre (SA), ove sono tutt’ora in corso le operazioni di campionamento degli
stessi, finalizzate alla corretta qualificazione degli stessi e al loro
smaltimento.
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