INDISCREZIONI
SULLA MAPPA ISPRA. NOMI ANCORA TOP SECRET MA L'AREA MURGIANA POTREBBE
ESSERCI
LA
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 22.7.15
La mappa Sogin 2010 dei siti potenziamente idonei |
La
Cnapi, acronimo che sta per Carta nazionale delle aree potenzialmente
idonee, ad ospitare il Deposito unico delle scorie radioattive del
Belpaese, è cosa fatta. E, sia pur top secret, essa è stata
consegnata ai ministeri dell'Ambiente e dello sviluppo economico. La
notizia, data ieri dalla Gazzetta tra i primi giornali del Paese, è
stata diffusa nel tardo pomeriggio di lunedì dall'Ispra (Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ente sotto la
vigilanza del Ministero dell'ambiente. E subito è cominciato il
“toto sito” con gli scongiuri in moltissimi centri che si sentono
“minacciati” dalla possibilità di avere il Parco tecnologico ed
il cimitero atomico. Quali, ad esempio, in Basilicata potrebbero
essere i siti potenzialmente idonei? Il nostro giornale il 24
settembre 2010 pubblicò i nomi di Matera, Montescaglioso, Montalbano
Jonico, Banzi, Palazzo San Gervasio e Genzano di Lucania, come
riferiti da una autorevole fonte istituzionale che volle mantenere
l'anonimato. Allora si trattava di una mappa della Sogin spa, la
stessa società di proprietà del ministero del Tesoro che ha redatto
la Cnapi, coperta anch'essa da segreto. Si parlava, su scala
nazionale, di 52 siti, oggi di circa 60. La Gazzetta riportò la
notizia con il beneficio di inventario ma non fu smentita. E
l'esistenza della mappa da 52 siti fu confermata dal sottosegretario
allo sviluppo economico Stefano Saglia: “La
lista stilata dalla Sogin rappresenta un ottimo lavoro che farà da
base per la decisione del Governo che però non arriverà nei
prossimi giorni”. Sono passati 5 anni. Ed è stata redatta una
Guida tecnica da Ispra e Iaea (l'Agenzia
internazionale per l'energia atomica) con 15 criteri di esclusione
per la scelta dei siti. Tra di essi, la distanza di 5 km dalla linea
di costa. Che elimina dal “toto sito” Scanzano Jonico, scelto nel
2003 dal Governo Berlusconi. Altri criteri di esclusione: zone
contraddistinte da fenomeni alluvionali; sismicità elevata, rischio
e / o pericolosità geomorfologica e / o idraulica e le fasce
fluviali; altitudine maggiore di 700 m sul livello del mare;
versanti con pendenza media maggiore del 10%; aree naturali protette;
adeguata distanza dai centri abitati; distanza inferiore a 1 km da
autostrade e strade extraurbane principali e da linee ferroviarie;
presenza nota di importanti risorse del sottosuolo; attività
industriali a rischio di incidente rilevante, dighe e sbarramenti
idraulici artificiali, aeroporti o poligoni di tiro militari
operativi. Sono esclusi da questi criteri i sei centri indicati nel
2010 dalla Gazzetta? Non resta che attendere. Intanto, per lo meno ad
Altamura e Matera, area murgiana, hanno già cominciato il “fuoco
di sbarramento” preventivo contro una possibile indicazione della
ubicazione del Deposito nazionale delle scorie d'Italia a pochi km
dalla città dei Sassi, capitale europea della cultura 2019.
MODELLO
FRANCESE O SVIZZERO PER IL DEPOSITO "MADE IN ITALY"?
Come saranno il Parco tecnologico con annesso Deposito delle
scorie nucleari d'Italia? La Sogin ha dato una risposta, indiretta,
facendo visitare ai giornalisti italiani il sito di Soulaneis, nel
Nord Est della Francia, costruito nel 1992. “Allora – ha
dichiarato il sindaco Philippe Dallemagne - eravamo contrari. Ma oggi
abbiamo cambiato idea. E non solo perché non si è mai verificato un
incidente o perchè non c’è stato nessun impatto sfavorevole sul
territorio. E non solo perché ogni anno nelle casse del Comune, 340
abitanti, vengono versati un milione e 100mila euro. Il deposito ha
creato occasioni di lavoro. La nostra agricoltura è più fiorente di
prima. Sì, qui il deposito di rifiuti nucleari a bassa e media
attività ha portato benefici. Ed è per questo che la nostra
associazione di 21 Comuni sta concertando la realizzazione di un
altro deposito di scorie”. Ne troverà la Sogin di sindaci
ammaliati dall'affare in Italia? Nei giorni scorsi, invece, l'Ispra
ha quasi “indicato” il suo modello di Deposito. Sul sito
dell'ente c'è una notizia sull'incontro a Brugg in Svizzera della
Commissione italo – svizzera per la cooperazione in materia di
sicurezza nucleare. “Un tema di particolare interesse – ha fatto
sapere Ispra - è stato quello dei criteri di progetto di un deposito
di stoccaggio dei rifiuti radioattivi ad alta attività, discusso
anche nell’ambito di una visita al deposito svizzero di rifiuti
radioattivi di Zwilag, analogo al deposito per lo stoccaggio
temporaneo di lunga durata di rifiuti radioattivi ad alta attività
che dovrà essere realizzato in Italia nel Deposito nazionale
unitamente all’impianto di smaltimento di rifiuti radioattivi a
bassa e media attività”.
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