OLIMPIA FUINA ORIOLI CON LA FOTO DI LUCA |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.3.18
POLICORO - “Undicimila giorni di trafitture continue non mi hanno né uccisa né sfibrata. Anzi, mi hanno rinvigorita perchè credo nella verità e nella giustizia. Combatterò finchè vivrò per ottenerle”. Lo ha detto Olimpia Fuina, la madre di Luca Orioli, 20 anni, trovato senza vita insieme a Marirosa Andreotta, 22 anni, nella casa di lei, il 23 marzo del 1988. Due morti che sono diventate “il caso dei fidanzatini di Policoro”. Un caso archiviato definitivamente dalla magistratura nel 2013 dopo che l'ultima perizia, quella del medico legale Francesco Introna, imputò i due decessi ad avvelenamento da monossido di carbonio. Ma Olimpia, divenuta famosa in tutta Italia per aver fatto venire fuori, insieme al marito Pino, fino a quando è stato in vita, tutti i depistaggi sulla vicenda, è convinta che i due ragazzi siano stati uccisi. “Assolutamente. Non lo dico io ma gli atti. Lo dicono le perizie false prescritte ed i periti che le avevano redatte mai interrogati. Perchè elaborarono falsi? Chi glielo ordino? Lo dicono le tante anomalie procedurali che sono lampanti e che non si possono bere neanche se sei un buon imbecille. Le conclusioni della perizia Introna sono state confutate dai periti accreditati dell'Università di Siena che hanno documentato le loro asserzioni con 50-60 pagine di documenti scientifici. Io, ad esempio, non ho visto studi ed analisi sul dna di Luca”. Ma la magistratura archiviò cinque anni fa il faldone dell'inchiesta. Olimpia, però, non si arrende. Cosa potrebbe accadere di nuovo nel “giallo del Metapontino?” Ecco la risposta: “Io penso che qualcuno non vorrà assolutamente andarsene all'altro mondo con questo grande peso. Anche perchè noi vivremo nell'al di là con quello che ci porteremo da questa vita terrena. Spero che chi ha veramente consapevolezza che l'eternità esiste prima o poi si libererà di questa ombra che si porta dietro anche perchè non vorrà lasciare questa eredità di colpa ai propri figli”. Domani e dopodomani, intanto, a Rivoli, la città di circa 50mila abitanti della cintura di Torino, sono in programma due manifestazioni pubbliche, una organizzata dal Comune, dedicate a questa donna che si batte da anni “in nome del figlio”. Olimpia Fuina: “Per me questi riconoscimenti sono il simbolo di un'Italia viva e solidale. Sono questi attestati che mi danno la speranza e la fiducia negli uomini, nella verità, nella vita, in Dio”.
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