LA MARCIA ANTINUCLEARE DEL 5 AGOSTO 1978 |
UNA FASE DEL CONVEGNO DI NOVA SIRI |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.9.18
NOVA SIRI - “E' importante ricordare cosa accadde qui dal 26 luglio a 6 agosto del 1978 per capire le battaglie antinucleari successive passando per Scanzano Jonico, novembre 2003, sino ad oggi”. Lo ha detto Felice Santarcangelo, di Noscorie Trisaia e tra gli organizzatori del convegno nazionale in corso da ieri nell'Hotel Siris della Marina. Convegno, “Vivere per raccontarla. La storia del movimento antinucleare in Basilicata”, organizzato da Coordinamento antinucleare nazionale, Federazione Cobas, Associazioni ambientaliste pugliesi, No triv Basilicata, e la partecipazione del Comune. Ma ecco ancora Santarcangelo: “Le vittorie nei due referendum affondano le loro radici anche in quelle lotte di 40 anni fa e non solo negli incidenti in Ucraina e Giappone. Il nucleare va fermato ovunque. Anche per i suoi lasciti. Il M5s oggi al Governo pubblichi subito la Carta nazionale coi siti idonei per il deposito delle scorie”. In tanti hanno ricordato quel “mitico” campeggio di Nova Siri culminato in una marcia sulla Jonica sino al sito della Trisaia. Tra i partecipanti, 40 anni fa, Vincenzo Miliucci, romano, dei Cobas: “La gente di accolse con calore. Non così i partiti. Ma noi, autonomi, non incontrammo le istituzioni. Parlammo con i lavoratori, con la gente di Nova Siri, Rotondella, Scanzano Jonico. Ed il 5 agosto la nostra marcia fu un successo”. L'anima locale del movimento fu Casimiro Longaretti: “Oggi è rimasto tanto di quella battaglia. Le tematiche ambientali sono all'ordine del giorno. Nova Siri germinò questa coscienza collettiva. E pensare che noi, allora, a partire dal PCI, avevamo tutti i partiti contro”. “Ma io rifarei tutto quel che feci a 23 anni – ha aggiunto Bobo Aprile, di Brindisi -. Eravamo extraparlamentari e ci muovevamo ovunque c'erano lotte antinucleari, Montalto di Castro, Nova Siri”. E l'esperto di energia nucleare Giorgio Ferrari Ruffino ha, così, concluso: “Da Nova Siri viene fuori che il valore è il territorio. L'industrializzazione lo inquina con le trivelle, con il nucleare, con problematiche crescenti dal punto di vista della salute. Ecco perchè, per stare all'attualità, va bene il Deposito unico nazionale delle scorie per eliminare i siti precari e temporanei d'Italia ma non a tutti i costi. Servono onestà e trasparenza delle istituzioni nei confronti della popolazione. Lo Stato deve interagire alla pari con i cittadini. Questa la condizione essenziale”.
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