COSIMO VENA |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 15.9.18
SCANZANO JONICO – “Non possiamo rassegnarci alla morte senza colpevoli di mio fratello Cosimo mentre si trovava agli arresti domiciliari. Io e mia madre Anna Rosa Diamante chiederemo, per il tramite del nostro avvocato, Pietro Damiano Mazzoccoli, di essere ricevute personalmente dal Procuratore della Repubblica del tribunale di Matera, Pietro Argentino, per esporgli tutto quello che abbiamo da dire su un decesso di cui vogliamo giustizia e verità”. Lo ha dichiarato alla Gazzetta Maria Anna Vena, sorella di Cosimo Vena, deceduto a 37 anni il 15 settembre del 2015 per overdose mentre era ai “domiciliari”. La richiesta di incontro al procuratore sarà solo un altro dei tentativi per avvicinarsi a quelle istituzioni che, sinora, a detta di Maria Anna ed Anna Rosa, non sono state vicine ad una famiglia in angoscia. “Non abbiamo avuto – ha spiegato la nostra interlocutrice - alcuna risposta a tutte le nostre azioni per far riaprire il caso. E noi abbiamo diritto alle risposte dello Stato”. L'ultima iniziativa fu assunta da Maria Anna il 1 giugno scorso quando scrisse una lettera alla Procura materana in cui chiese di sapere se risultasse indagata o persona offesa in procedimenti penali nello stato delle indagini preliminari. La donna conferì procura all'avv. Mazzoccoli sia a depositare la nota sia al ritiro dell'esito della sua istanza. Si trattava della modalità di legge per sapere se l'esposto-denuncia presentato ai carabinieri della Compagnia di Policoro nel febbraio 2018 con la richiesta di riapertura delle indagini avesse sortito effetti oppure no. Ma niente. Da qui la nuova richiesta. Il caso Vena, lo ricordiamo, è stato chiuso senza colpevoli da parte della magistratura. “Vidi morire mio figlio tra le mie braccia – dichiarò il 10 febbraio 2018 la madre di Cosimo -. Finchè i miei occhi rimarranno aperti mi batterò perchè i responsabili vengano individuati e condannati”. Cosimo morì mentre si trovava ai domiciliari perchè coinvolto nell'indagine “Neve tarantina”. Nel gennaio scorso il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Matera, Angelo Onorati, archiviò il procedimento a carico di tre persone indagate per omicidio colposo e di un'altra accusata di aver provocato la morte dell'uomo fornendogli la dose di cocaina letale. Archiviazione richiesta dalla Procura della Repubblica contro cui avevano fatto opposizione, ma invano, i familiari.
COSIMO VENA NON POTEVA VEDERE NESSUNO: “CHI FORNI' LA DROGA? SI ACCERTINO LE RESPONSABILITA'”
SCANZANO JONICO – Nell'esposto presentato ai carabinieri della Compagnia di Policoro nel febbraio 2018 con la richiesta di riapertura delle indagini Maria Anna Vena e Anna Rosa Diamante, sorella e madre di Cosimo Vena, deceduto per overdose da cocaina mentre era agli arresti domiciliari, chiesero di indagare ancora, in particolare, su due aspetti. Il primo: le responsabilità di chi aveva il dovere di assistere il loro congiunto quando fu chiamato il 118 la prima volta e su chi portò la droga mortale ad un uomo ai domiciliari che non poteva incontrare nessuno. Le due donne chiesero di esaminare le registrazioni delle chiamate al 118 e quelle della persona accusata di aver provocato il decesso fornendo a Cosimo la dose letale. Ora, di fronte al silenzio dello Stato nelle sue diverse articolazioni, la richiesta di conferire personalmente con il procuratore di Matera Pietro Argentino.
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