ANTONIO E VINCENZO POPIA |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 1.2.19
TURSI - Se c'è una famiglia che ha legato il suo nome a quella di un borgo è sicuramente quella di Antonio Popia, scomparso il 24 marzo scorso, e dei figli Filippo, Vincenzo e Paolo. Tutti legati all'antico quartiere arabo della Basilicata. Il primo, poeta dialettale, ha intitolato una delle sue poesie “A Ravatèna”, tramandando ai figli l'amore per uno dei siti storici più rilevanti della regione. Paolo dirige il relais “Il palazzo dei poeti”, il primo esempio di ricostruzione e rilancio turistico-ricettivo del quartiere che diede i natali ad Albino Piero. Filippo è anche lui legato alla Rabatana tanto da avervi aperto una pinzeria lucana, “Percorsi sensoriali”. Vincenzo, infine, ha scritto un libro, “Aspettando il profumo di... Praga. La Rabatana: il sogno di una ricostruzione”, stampato per i tipi di Press Up di Roma, con prefazione di Salvatore Verde e disegni in china ed acquerello di Francesca Lauria, in cui ha descritto la storia della rinascita dell'antico borgo ora candidato a patrimonio Unesco. Una narrazione che si lega a quella della famiglia. “Mai avrei pensato – così si apre il racconto di Vincenzo - che una poesia avesse il potere di condizionare un'esistenza. Per me è stato così! “A Ravatèna”, scritta molti decenni fa da mio padre Antonio, ha cambiato la mia vita, indirizzandola lungo un percorso tanto diverso da quello che pensavo dovesse essere il mio”.
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