TUNNEL DI PLASTICA DANNEGGIATI (FOTO DI REPERTORIO NON RIFERIBILE AL FATTO DI CRONACA VERIFICATOSI A SCANZANO JONICO) |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.2.19
SCANZANO JONICO – Ancora un inquietante episodio malavitoso nelle campagne del martoriato comune del Metapontino. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, pur se la notizia è trapelata solo ieri, alcuni tunnel di plastica dura di copertura di un fragoleto sono stati squarciati da ignoti. Nel tagliare dolosamente i tendoni, altresì, sono state danneggiate anche parti dell'impianto di irrigazione. L'imprenditore interessato, del posto, ha sporto denuncia ai carabinieri della Compagnia di Policoro che hanno già effettuato i sopralluoghi del caso ed avviato le doverose indagini. Lo stesso fragolicoltore, però, non ha voluto rilasciare dichiarazioni alla stampa mantenendo, come gli stessi investigatori, il più stretto riserbo sulla vicenda. Al momento, pertanto, non è stato neanche possibile per noi quantificare il danno. Che sembrerebbe non ingente da un punto di vista economico. E' il “gesto”, però, preoccupa. E non poco. Ma su quale “pista” stanno indagando le forze dell'ordine? Nessuna risposta è stata data al cronista se non quella, come dire, generica: indagini a tutto campo, nessuna esclusa. Insomma, si va dalla classica intimidazione stile racket delle estorsioni, al danneggiamento per motivi di concorrenza o per altro. Un fatto è certo: inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Potenza, agli ordini del procuratore capo Francesco Curcio, ed investigatori dell'Arma non mollano la presa. Il territorio è, come suol dirsi in gergo, “attenzionato” giorno e, sopratutto, notte. Ma è difficilissimo sovraintendere al controllo di centinaia di ettari. Il tutto accade, poi, dopo i due blitz antimafia del 4 ottobre 2018, Operazione Rusca, con 25 ordinanze di custodia cautelare contro tre cosche attive oltre che a Scanzano Jonico anche a Tursi e Montalbano Jonico, e del 4 febbraio scorso, Operazione centouno, con 21 altre ordinanze tra il il Comune più giovane del Materano e Policoro, a carico di altrettanti affiliati ad un clan mafioso operante, secondo le accuse, nei due centri del Metapontino. Ad eseguire le misure cautelari emesse dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Potenza, su richiesta della Dda, furono nel primo caso, carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di finanza; nel secondo operarono i carabinieri del Comando provinciale di Matera e del Ros, della Compagnia e del Nucleo operativo e radiomobile di Policoro.
L'ATTACCO INCENDIARIO NOTTURNO ALL'AZIENDA DE PASCALIS DEL 13 FEBBRAIO SCORSO. L'INCHIESTA DEI CARABINIERI. NESSUNA PISTA E' ESCLUSA
SCANZANO JONICO – Continuano le indagini sull'ultimo attacco incendiario notturno doloso, avvenuto alle 0.30 di mercoledì 13 febbraio, contro l'azienda di produzione e commercializzazione di ortofrutticoli di Aldo De Pascalis. Ad operare sul campo, coordinati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia (Dda), i carabinieri della Compagnia di Policoro. Nessuna pista è esclusa. Gli uomini dell'Arma, però, mantengono il massimo riserbo. Dopo aver ascoltato i dirigenti dell'azienda, a conduzione familiare, è stata data attenzione alle modalità con cui è stato compiuto il gesto criminoso. L'impresa danneggiata è dello stesso settore delle altre colpite nei mesi e negli anni precedenti e l'innesco incendiario è stato lanciato di notte contro gli infiammabili cassoni di plastica usati per la raccolta ed il trasporto di ortofrutta. Gli investigatori, però, hanno fatto trapelare, a proposito, come non sia possibile al momento “puntare” su una cosca malavitosa rispetto ad un'altra. Di sicuro, tuttavia, come ha riportato dalla Gazzetta nei giorni scorsi e come già evidenziato nelle sue dichiarazioni da parte del procuratore capo della Dda, Francesco Curcio, in occasione delle due operazioni antimafia del 4 ottobre 2018 e del 4 febbraio scorso che hanno interessato Scanzano Jonico, continuano gli accertamenti sui rapporti tra i clan del Metapontino con la Sacra corona unita da un lato e, soprattutto, con la 'ndrangheta dall'altra. Anche questo aspetto dell'inchiesta, però, è “top secret”.
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