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lunedì 19 settembre 2016

I PREDATORI DI RAME ALL'ASSALTO. A SCANZANO J. UNA DELLE CENTRALI DEI FURTI

I SEQUESTRI DELLA POLIZIA DEGLI ULTIMI GIORNI
Scanzano J. giugno 2015. I tralicci da 20mila volt senza linee elettriche
Scanzano J. settembre 2016. Il rame recuperato dalla Polizia di Stato
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 19.9.16

E' a Scanzano Jonico una delle “centrali” dei furti di rame del Metapontino se non della Basilicata. Il trafugamento di linee elettriche e di cavi, è vero, avviene dappertutto ma non sembra un caso che, nel giro di un anno, proprio in questo centro siano avvenuti i fatti di cronaca più rilevanti su questo “fronte” della battaglia tra forze dell'ordine e malavitosi. Qui, infatti, tutti ricordano il mega attacco del giugno 2015 quando per tre notti in sette giorni la gang dell'“oro rosso” prese di mira i cavi della media tensione che portavano la corrente elettrica ai lidi lasciando senza energia per alcuni giorni un hotel 4 stelle, un villaggio turistico, un campeggio, i ristoranti e gli stabilimenti balneari del Lido Torre. Ma dei ladri di rame nessuna traccia. E' del 10 settembre scorso, invece, uno dei successi della Polizia di Stato nel settore. Quattro rumeni, residenti proprio a Scanzano Jonico, sono stati denunciati per furto aggravato di “oro rosso”. Con loro, però, è stato denunciato anche un italiano di Stigliano, titolare di una azienda di auto demolizione, per ricettazione. E la prima parte della “filiera”, così, si chiude: dalla manovalanza ai rottamai od autodemolitori alle fonderie. Da qui il “business” passa nelle mani dei “pesci grossi”. Dalle fonderie, infatti, il rame deve essere reimmesso in nero sul mercato, non solo nazionale. E Mafia, 'ndrangheta, sacra corona unita, camorra, organizzano il traffico verso l'estero nei Paesi locomotiva dell'economia mondiale: Cina, India, Brasile. Ed il cerchio, questa volta, si chiude davvero. Ma torniamo al “colpo” della Polstato assestato alla banda di Scanzano Jonico. I rumeni avevano divelto fili di rame ed accessori da un capannone di distribuzione della frutta. Sul posto intervennero una volante ed un equipaggio della Polizia scientifica. Da impronte digitali e orme di scarponcini e dalla comparazione con precedenti reperti agli atti delle banche dati della Polizia, fu accertato che le impronte appartenevano ai quattro uomini, già pregiudicati per reati identici. Raggiunti, così, nei loro alloggi ecco che saltarono fuori attrezzi adatti al furto di rame nascosti in tre automobili. Ma l'operazione non era ancora conclusa. Su indicazione fornita dagli stessi soggetti, infatti, in un auto demolitore di Stigliano, furono ritrovati i 50 chili di rame rubati dalla struttura di distribuzione ortofrutticola. A distanza di tre giorni, però, ecco l'ultimo “colpo” della Polizia di Stato alla gang con il sequestro di un altro quintale e mezzo del prezioso metallo, trafugato dallo stesso capannone. Un sequestro diretta conseguenza di quello del 10 settembre. L'oro rosso è stato ritrovato nascosto in un tombino. Nella caditoia erano anche occultati gli attrezzi utilizzati per il prelievo e la sguainatura dei cavi.



L'ALLARME. DIETRO AI FURTI DI RAME CI SONO MAFIA, 'NDRANGHETA ED ALTRE ORGANIZZAZIONI DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA

Dietro ai furti di rame ci sono mafia, 'ndrangheta ed altre organizzazioni della delinquenza organizzata. Dalla manovalanza locale, che vende la merce trafugata a rottamai o grossisti del settore, l' “oro rosso” della criminalità 2016 segue una filiera che, alla fine, porta a mercati esteri, tra cui quelli di Cina, India, Brasile. Ed il transfert in Paesi stranieri può avvenire, per gli esperti, solo con l'intervento delle grosse holding del malaffare. Tanto che il Ministero dell'Interno ha istituito un Osservatorio nazionale sui furti di rame. I documenti relativi si trovano sul sito internet dello stesso Ministero cliccando sulla voce relativa. Strutturato presso il dipartimento della Pubblica sicurezza, direzione centrale della Polizia criminale, l'organismo agisce secondo il principio della cosiddetta “sicurezza partecipata'”, intesa come insieme delle iniziative con cui tutti i soggetti pubblici e privati, che hanno possibilità d'intervento a fianco delle Forze di polizia, contribuiscono a produrre il “bene sicurezza”. Ne fanno parte i rappresentanti delle forze dell'ordine, della Confindustria, delle più importanti aziende di telefonia, delle Ferrovie dello Stato. Enel, Telecom e Ferrovie sono le aziende più depredate d'Italia. Lo Stato non poteva rimanere inerte. Ma ora sono attesi i primi risultati concreti della battaglia ingaggiata contro i ladri di “oro rosso”.

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