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lunedì 15 novembre 2021

ANDARE IN PENSIONE AL TEMPO DEL COVID-19

DAL 1 DICEMBRE SARO' PENSIONATO. HO DECISO DI STACCARE LA SPINA DALL'IMPEGNO PROFESSIONALE DOPO DI 41 ANNI DI LAVORO PIU' 6 DI LAUREA. IN TOTALE 47 ANNI DI MEDICINA. UNA STORIA LUNGA UNA VITA. LETTERA DEDICATA AI MIEI AFFEZIONATI PAZIENTI E ANCHE AI MIEI AMICI E LETTORI.

Carissimi,

il 30 novembre prossimo sarà il mio ultimo giorno di lavoro di medico di medicina generale. A 68 anni e 8 mesi ho deciso di staccare la spina dall'impegno professionale. Sono stati 41 anni di lavoro più 6 di laurea. In totale si tratta di 47 anni di medicina. Tutta esercitata nell'ambito territoriale: medico di base o di famiglia o di medicina generale che dir si voglia. Una scelta obbligata, allora, dalla necessità di lavorare, sposato con una figlia. La mia sede sempre Policoro con una dipendenza a Scanzano Jonico, per qualche tempo. Sono stati 47 anni di lavoro intenso, duro, sempre dalla parte dei pazienti. Certo, non credo di aver accontentato tutti. Ma, credetemi, io ho fatto del mio meglio per tutelare la salute di chi me l'aveva affidata. Qualche volta scontrandomi con loro stessi e dicendo anche “no”. Ma a fin di bene. Ho sempre combattuto i contrasti con gli altri “fronti” del Sistema sanitario nazionale che avevano scarsa considerazione del mio lavoro e di quello dei miei colleghi. Ho sempre difeso la parte impegnata della mia categoria sia a livello scientifico sia sindacale sia, soprattutto, giornalistico. Già, spesso ho mescolato le due attività: medico e giornalista. Che, altrettanto spesso, confliggevano e creavano problemi. Ma sempre, ripeto, nell'interesse delle parti più deboli in causa. Una volta dissi, invitato ad un convegno della Asl: Se il cittadino è in lotta col Comune o con l'Azienda sanitaria ha ragione il primo. Se il Comune è in conflitto con la Regione ha ragione il Comune. Se la Regione è in lite col Governo nazionale ha ragione la prima. Per me è così. Magari non al 100% ma nella stragrande maggioranza dei casi gli ultimi hanno sempre ragione. E La Asl non mi invitò più come relatore ai convegni. Ma, cari pazienti, amici e lettori, mio padre era coltivatore diretto, quarta elementare; mia madre, coadiuvante agricola, analfabeta. Hanno voluto, però, un fliglio medico, uno avvocato, uno dottore in agraria e alla figlia hanno aperto una libreria. La cultura e il lavoro, duro, prima di tutto. L'onore, la serietà, la professionalità, prima di tutto. E' valso e vale anche per me. Ma c'è un tempo per ogni cosa. Così, dal 1 dicembre non sarò più nel mio ambulatorio di via Caltanissetta 49 dove, qualche giorno, sono stato ininterrottamente per 20 ore. Così, dal 1 dicembre non avrò più l'assillo dei problemi dei miei pazienti. Non avrò più i patemi per quelli più fragili, allettati, in terapia domiciliare. Almeno formalmente. Perchè tutti rimarranno nei miei pensieri. Nessuno escluso. Dal 1980 in poi. E piango per i tanti scomparsi e per le vittime del Covid-19, amici e pazienti portati via dal nemico invisibile. Così, vi abbraccio virtualemente salutando ogni persona che mi legge con il mio classico augurio: Ad maiora semper!!!

LA MEDICINA DI GRUPPO "MEDGROUP"
PS. Ovviamente non posso chiudere questo post senza ringraziare tutti i colleghi e personale del Servizio sanitario, ad ogni livello, con cui ho stabilito, al meglio, un rapporto di collaborazione in tutti questi lunghi anni. Consentitemi, però, di ringraziare, in particolare, la segretaria della medicina di gruppo di cui ho fatto parte, la Medgroup, Sonia Antonicelli, preziosa; le infermiere Rosanna Castronuovo prima e ora Zuccarella Katya, eccellenti e indispensabili; e i miei grandissimi colleghi-amici Rocco Nino Stoja e Carla Zuccarella. Ad maiora semper a tutti!!!

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