L’INCHIESTA CONDOTTA DALLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA SCOSSE LA REGIONE IL 7 OTTOBRE SCORSO CON INDAGATI ECCELLENTI, DALL’EX ASSESSORE REGIONALE ALL’AGRICOLTURA, FRANCESCO CUPPARO ALL’EX SINDACO DI LAGONEGRO MARIA DI LASCIO, DAI CONSIGLIERI REGIONALI FRANCESCO PIRO E ROCCO LEONE AL DG DELL’OSPEDALE SAN CARLO GIUSEPPE SPERA. DI SEGUITO LA NOTIZIA CONDIVISA DA LAGAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT
POTENZA 7 OTTOBRE 2022. I CARABINIERI ENTRANO NEL PALAZZO DELLA REGIONE BASILICATA (FOTO ANSA) |
POTENZA, 7 OTTOBRE 2022. LE FORZE DELL'ORDINE DAVANTI ALLA SEDE DELLA REGIONE (FOTO ANSA) |
FONTE LAGAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT
LE MOTIVAZIONI
SANITOPOLI LUCANA, I GIUDICI: «TESTIMONIANZE SENZA RISCONTRI»
ECCO PERCHÉ IL RIESAME DEMOLISCE L’INCHIESTA SU «MALA POLITICA» E SANITÀ. NON RITENUTI CREDIBILI I DUE SUPERTESTI DELLA PROCURA
27 NOVEMBRE 2022
MASSIMO BRANCATI
POTENZA - Il tribunale del Riesame ha demolito il teorema accusatorio dell’inchiesta sulla Sanità che ha scosso la Regione Basilicata lo scorso 7 ottobre con indagati eccellenti, dall’ex assessore regionale all’Agricoltura, Francesco Cupparo all’ex sindaco di Lagonegro Maria Di Lascio, dai consiglieri regionali Francesco Piro e Rocco Leone al dg dell’ospedale San Carlo Giuseppe Spera. Nelle motivazioni da poco depositate, i giudici del Riesame, a firma del presidente Aldo Gubitosi, di recente trasferito a Salerno, hanno mosso pesanti critiche all’inchiesta, rigettando, tra l’altro, in un altro provvedimento, la richiesta di ulteriori arresti fatta dai Pm nei confronti di Cupparo, Leone e Spera.
Una ruspa sulle accuse e, in particolare, sui due supertesti dei Pm di Potenza, Mario Araneo, già collaboratore della segreteria del presidente Vito Bardi, e Massimo Barresi, dg «defenestrato» del San Carlo di Potenza. Motivando l’annullamento delle misure cautelari disposte nei confronti di Cupparo (che poi si è dimesso da assessore regionale), Di Lascio e Spera, il Riesame ha «sentenziato», al netto del linguaggio giudiziario-burocratico, come le misure cautelari siano state emesse basandosi su testimonianze senza riscontri di persone che avevano un preciso interesse: «Le dichiarazioni testimoniali della persona offesa e quelle del danneggiato - scrivono i giudici - possono essere utilizzate da sole a fondamento della decisione, ma occorre procedere al vaglio rigoroso della loro attendibilità, acquisendo se necessario elementi di riscontro. Nel caso che ci occupa, con stretto riferimento alla imputazione che si fonda prevalentemente sulle dichiarazioni del Barresi e in parte, su quelle di Araneo, la credibilità soggettiva dei propalanti è fortemente dubbia, in quanto costoro non si collocano in una posizione di estraneità disinteressata rispetto alle accuse e alle vicende su cui hanno riferito».
Dei 22 capi di imputazione su cui si fonda l’ordinanza del gip Antonello Amodio, il Riesame ha confermato soltanto l’accusa di presunte corruttele elettorali a Di Lascio e Piro in occasione delle elezioni amministrative del 2020 a Lagonegro. Escluso il coinvolgimento di Spera. Confermata anche l’esistenza di indizi di colpevolezza nei confronti di Cupparo e Piro in riferimento a un’ipotesi di tentata concussione ai danni dell’ex amministratore unico di Acquedotto Lucano, Giandomenico Marchese. Secondo l’accusa, i due avrebbero spinto il dirigente a promuovere un funzionario.
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