SCANZANO J. SANTARCANGELO HA SMESSO DI
SCIOPERARE. SARÀ OCCUPATO IN UNA STRUTTURA TURISTICA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 16.5.15
SCANZANO JONICO – Lo aveva detto. Ed
ha mantenuto il suo impegno sino in fondo. Pur di fronte ad un grave
pericolo per la sua vita. Vincenzo Santarcangelo, 41 anni, divorziato
con due figli minori, operato al cuore, incatenatosi dal 12 maggio
scorso, prima ad una poltrona nell'atrio del municipio poi
nell'abitacolo della sua utilitaria, ha smesso il suo sciopero
estremo solo quando ha avuto assicurazioni al 100% di una sua
assunzione. L'annuncio, ieri mattina, alla Gazzetta: “Mi sto
riprendendo, sono a casa. Ho detto stop al mio sciopero della fame,
della sete e dei farmaci, solo quando il sindaco Salvatore Iacobellis
mi ha assicurato che sarò assunto da un imprenditore del settore
turistico di Nova Siri. Imprenditore che ha voluto mantenere
l'anonimato. E per me va bene così”. La decisione dell'uomo è
arrivata dopo una giornata, quella di giovedì scorso, che aveva
fatto temere il peggio. Santarcangelo si era sentito male attorno
alle 9.45 tanto che i sanitari del 118 lo hanno accompagnato al
pronto soccorso dell'ospedale di Policoro. Qui è rimasto sino alle
15, quando, ripresosi, ha firmato la cartella ed è ritornato ad
incatenarsi di nuovo nella sua auto davanti al municipio di Scanzano
Jonico. Tutto contro il parere dei sanitari che volevano trattenerlo
in osservazione poiché operato di cuore. Ma Vincenzo non ha voluto
sentire ragioni. Sino a quando non ha ottenuto le certezze che
chiedeva. Pur a rischio della sua stessa vita. “Lo so – ha detto
ieri a mente fredda - ma certe volte bisogna anche rischiare per
recuperare la propria dignità. Io, lo ripeto, ho fatto i miei errori
in passato ma ora sto chiedendo a tutti quelli a cui ho fatto male
non scusa ma perdono. E' più difficile chiedere perdono. Ed è
difficile ottenerlo. Io, però, ce la metterò tutta. Sono cambiato.
Lo dimostrerò coi fatti. Ed i miei due figli, il bambino di 15 anni,
la bambina di 10, mi hanno sostenuto in questa mia battaglia. Non si
sono vergognati del loro papà in lotta per il lavoro”.
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