SENZA
CONTENITORI È BLOCCATO IL TRASPORTO DELLE BARRE DI URANIO
Il modellino di cask presentato alla stampa nel 2012 |
LA
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 15.1.17
ROTONDELLA – “L'avvio della
costruzione dei cask (i due speciali contenitori che dovrebbero
servire per il trasporto per cielo, terra o mare, delle 64 barre
radioattive del ciclo uranio-torio custodite nelle piscine
dell'impianto atomico dismesso Itrec della Trisaia, ndr) non è
ancora iniziata. Dal 2011, infatti, attendiamo l’approvazione
da parte di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale, ndr) del Rapporto di progetto particolareggiato”.
E' una delle risposte fornite dai vertici della Sogin spa, presidente
Marco Enrico Ricotti, amministratore delegato, Luca Desiata, dopo la
loro audizione del 16 novembre scorso davanti alla decima
commissione, quella industria, del Senato. Risposta arrivata “in
differita” al senatore Gianni Girotto (M5s) che aveva chiesto di
sapere quale fosse la situazione del cronoprogramma per la messa in
sicurezza delle scorie nucleari presenti in Basilicata. Lo stesso
parlamentare ha voluto anche sapere se gli Stati Uniti sono
disponibili a riprendersi del 64 barre provenienti dal Minnesota.
Così, Sogin: “La nostra spa, gestore dei siti Enea, nel 2004
tentò, con il DOE (Dipartimento dell'energia degli States, ndr), il
rimpatrio tramite il progetto Global Threat Reduction Iniziative
(GTRI). Parallelamente furono avviati contatti a livello governativo
Italia-USA che si conclusero negativamente nel 2006. A valle della
positiva conclusione di tre progetti GTRI del 2012, 2013 e 2014,
DOE/NNSA (l'Agenzia americana per la sicurezza nucleare, ndr) ha
manifestato interesse ad avviare altri progetti di rimpatrio. Per il
Governo italiano l’avvio di detti progetti doveva essere
subordinato ad un accordo per il trattamento congiunto, da svolgere
in Minnesota, insieme agli elementi Elk River stoccati in piscina a
Savannah River. Ma allo stato attuale gli Stati Uniti hanno respinto
il rientro dei 64 elementi di combustibile”. Due risposte che hanno
fatto “esplodere” i dirigenti dell'associazione ScanZiamo le
scorie. “Basta con le lungaggini del cronoprogramma per la messa in
sicurezza dell'Itrec – ha detto il portavoce Pasquale Stigliani -.
La Regione Basilicata deve attuare una attività di lobbying nei
confronti del Governo nazionale e dei suoi organismi (Sogin, Ispra)
al fine di eliminare il bubbone atomico nel cuore del Metapontino.
Dal 2003 al 2017 sono passati 14 anni invano. Ci sentiamo presi in
giro”.
BARRE DI ELK RIVER. LA TRATTATIVA CON GLI USA DI CUI PARLO' LA GAZZETTA NEL GIUGNO 2015
ROTONDELLA – Della trattativa tecnica tra Sogin e Dipartimento dell'energia americano (Doa) scrisse la Gazzetta il 17 giugno 2015. “Nucleare in Basilicata. Gli Usa si riprendono le barre di Elk River”, il titolo, evocativo, dell'articolo con cui il nostro giornale riportò la notizia. “Il Doe sta elaborando uno studio tecnico per il trasferimento delle 64 barre di Elk River custodite nell’Itrec della Trisaia negli States”, disse a Policoro Ivo Velletrani, direttore della divisione regolatorio della Sogin (la spa incaricata di mettere in sicurezza i siti atomici dismessi d’Italia) nel Tavolo della trasparenza comunale voluto dal sindaco Rocco Leone (FI). Tavolo che non è stato più convocato. Come sia finito il confronto Doa-Sogin lo hanno rivelato il vertici della società in risposta al sen. Gianni Girotto (M5s): “Gli Stati Uniti hanno respinto il rientro dei 64 elementi di combustibile”.
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