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giovedì 2 marzo 2017

SCANZANO JONICO. LA MADRE E LA SORELLA DI COSIMO VENA SI OPPONGONO ALL'ARCHIVIAZIONE: “NON POSSIAMO RASSEGNARCI AD UNA MORTE SENZA COLPEVOLI”

L'UOMO FU STRONCATO, A 37 ANNI, DA UN'OVERDOSE IL 15 SETTEMBRE 2015 QUANDO ERA AI DOMICILIARI
Cosimo Vena
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 2.3.17

SCANZANO JONICO – “Bisogna continuare ad indagare. Non è possibile che dopo 17 mesi non si sappia chi ha fornito la droga mortale ad una persona di 37 anni agli arresti domiciliari. Vogliamo i nomi ed i cognomi di tutti i responsabili della morte di un figlio e di un fratello”. Lo hanno sostenuto Rosa Anna Diamante e Maria Anna Vena, madre e sorella di Cosimo Vena, deceduto a 37 anni in circostanze da chiarire il 15 settembre 2015 per insufficienza cardiorespiratoria acuta conseguente ad assunzione di dosi tossiche di eroina e cocaina, nel loro atto di opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica di Matera ed inoltrata al giudice delle indagini preliminari. Le due donne, assistite dall'avvocato Pietro Damiano Mazzoccoli, hanno presentato al gip una memoria di sei pagine. In essa chiedono la prosecuzione delle indagini preliminari indicando investigazioni suppletive. Eccole: “Ai fini della verità e della giustizia risulta fondamentale ed indispensabile acquisire tutti i tabulati telefonici tra l'utenza cellulare in uso a Cosimo a partire dal 12 settembre 2015 e sino al giorno 16 dello stesso mese e dello stesso anno. Va, inoltre, disposta una consulenza peritale integrale al fine di stabilire il mancato ricovero da parte degli operatori sanitari accorsi nella abitazione del nostro congiunto per ben tre volte con l'evento morte, stante le nostre immediate richieste di trasporto d'urgenza in ospedale; ricovero, però, mai effettuato. Occorre disporre, altresì, l'audizione del medico di famiglia al fine di stabilire le patologie di cui era affetto Cosimo e le terapie che predisponeva per il suo assistito e il quadro clinico riscontrato su quest'ultimo il 15 settembre 2015, atto fondamentale ed indispensabile dal momento che il professionista durante la visita, nonostante il quadro vitale allarmante, nessuna terapia effettuerà né riterrà disporre il ricovero presso il presidio ospedaliero di Policoro”. Per una madre ed una sorella alla ricerca della verità e della giustizia “da queste acquisizioni ed investigazioni suppletive risulterà in modo certo ed incontrovertibile la responsabilità per colpa degli operatori sanitari intervenuti al domicilio del deceduto e di altri soggetti allo stato ignoti che consegnarono la sostanza stupefacente a Cosimo”. Ed ecco la conclusione: “Non possiamo rassegnarci ad una morte senza colpevoli”.


L'INTERROGATIVO POSTO A FORZE DELL'ORDINE E MAGISTRATURA: “MA CHI HA CEDUTO A COSIMO LA DOSE LETALE?” 

SCANZANO JONICO – “Se la morte di Cosimo è stata determinata da insufficienza cardiorespiratoria per assunzione di eroina e cocaina, la nostra domanda a forze dell'ordine e magistrati è: chi ha ceduto la droga mortale ad una persona agli arresti domiciliari?” E' l'interrogativo che pongono la madre, Rosa Anna Diamante, e la sorella, Maria Anna Vena, sul decesso del loro figlio e fratello Cosimo Vena, avvenuto il 15 settembre 2015. Una domanda a cui investigatori ed inquirenti debbono dare una risposta prima di archiviare la morte di una persona di 37 anni senza colpevoli. Una risposta doverosa da parte di chi rappresenta lo Stato. Anche per il caso di chi si trovava ai domiciliari poiché coinvolto in una inchiesta su spaccio di stupefacenti.

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