L'OPERAZIONE CENTOUNO DELLA NOTTE DEL 4 FEBBRAIO 2019 |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 9.3.19
Il tribunale del riesame ha smontato quella che la Procura antimafia di Basilicata aveva denominato “Operazione centouno”. Il collegio presieduto da Aldo Gubitosi ha annullato per gli indagati di cui abbiamo avuto gli esiti dei loro ricorsi l'ordinanza con le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso dedito al racket delle estorsioni, tentati omicidio, incendi ai danni di aziende del settore ortofrutticolo, rapine e spaccio di stupefacenti ed anche di minaccia aggravata nei confronti di Filippo Mele, giornalista della Gazzetta. L'ordinanza, eseguita il 4 febbraio scorso a Scanzano Jonico, era stata emessa dal gip Rosa Maria Verrastro, su richiesta della procura di Potenza, diretta da Francesco Curcio, nei confronti di 25 persone indicate come affiliate al clan guidato dall'ex carabiniere Gerardo Schettino. Dei 25 provvedimenti cautelari nove erano di arresti in carcere, otto ai domiciliari, tre di obbligo di dimora, uno di obbligo di firma mentre quattro erano accusati a piede libero. Ma ecco le decisioni del riesame per gli indagati difesi dall'avvocato Livia Lauria: Gerardo Schettino, ordinanza di associazione mafiosa con l'aggravante del metodo mafioso per l'Operazione “Centouno” di custodia cautelare in carcere annullata anche se l'uomo è rimasto in regime di detenzione per le accuse a lui rivolte nell'ambito dell' “Operazione Rusca” del 4 ottobre scorso; identica decisione e situazione anche per Domenico Porcelli; per Giuseppe Schettino annullati gli effetti della “Centouno”, per cui era stato trasferito in carcere dai domiciliari notificatigli il 4 ottobre 2018, con ritorno ai domiciliari; Alessandro Catalano, annullamento con remissione in libertà; Giuseppe Cirelli, libero per “Centouno” ma ai domiciliari per “Rusca”; annullata l'ordinanza anche per Giuseppe Capece, con remissione in libertà; come in libertà sono anche Leonardo Fittipaldi e Daniele Marone che avevano l'obbligo di dimora. Libera è anche Myriam Romaniello, difesa dall'avvocato Pietro Damiano Mazzoccoli. Lo stesso difensore ha il patrocino anche di Francesco Cuppone a cui è stata annullata l'ordinanza di custodia in carcere della “Centouno” anche se è rimasto detenuto per altra causa. Vittorio Corrado, infine, difeso dal legale Antonio Cantasano, è passato in tre giorni dal carcere ai domiciliari dopo la decisione del Riesame, poi di nuovo in carcere per l'accusa di evasione ed ancora ai domiciliari dopo il processo per direttissima in cui è stato condannato a sei mesi. (NON FIRMATO)
L'OPERAZIONE CENTOUNO. QUANDO IL ROMBO DI UN ELICOTTERO SVEGLIO' SCANZANO JONICO
Cominciò attorno alle 3.30 del 4 febbraio scorso l'“Operazione
centouno” condotta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di
Basilicata. Il fortissimo rombo di un elicottero svegliò i residenti
nel centro abitato di Scanzano Jonico. Il mezzo aereo volteggiava a poche centinaia di
metri dal tetto delle case con un potente faro puntato in precise
direzioni. E fu un'altra lunga notte per la città del Metapontino
ferita da anni di attentati incendiari notturni rimasti per la gran
parte irrisolti, a partire dal 1990 in poi. Una decina le postazioni
organizzate dai carabinieri davanti ad altrettanti obiettivi. Altri
uomini dell'Arma erano in azione a Policoro. Il tutto ricordava la
notte del 4 ottobre scorso con il blitz delle forze dell'ordine
nell'“Operazione Rusca”, sempre condotta dalla Dda. Alle 5.45 la
Procura informò che erano in corso ventuno arresti tra Scanzano J. e
Policoro a carico di altrettanti affiliati, secondo l'accusa, ad un
clan mafioso attivo nei due centri dell'arco jonico. Ad eseguire le
misure cautelari emesse dal Giudice delle indagini preliminari del
Tribunale di Potenza, Rosa Maria Verrastro, su richiesta della
Direzione distrettuale antimafia, i carabinieri del Comando
provinciale di Matera e del Ros, della Compagnia e del Nucleo
operativo di Policoro. Le 21 persone interessate erano ritenute, a
vario titolo, responsabili di aver fatto parte di una associazione a
delinquere di stampo mafioso. Nell’operazione, che era stata
denominata “Centouno”, erano impegnati 150 carabinieri
collaborati da unità cinofile e con il supporto di un elicottero. I
provvedimenti restrittivi rappresentavano lo sviluppo dell’indagine
che aveva portato il 4 ottobre 2018 all'altra lunga notte di Scanzano
Jonico: quella contro il clan che, secondo l'Antimafia di Basilicata,
era guidato dall'ex carabiniere Gerardo Schettino, detenuto da quella
data. Le persone entrate nella “Centouno” erano considerate da
inquirenti ed investigatori come “la manovalanza” del clan. (NON
FIRMATO)
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