OGGI UDIENZA GIP PER DECIDERE SUI FERMI FATTI A UN UOMO E UNA
DONNA. SI VALUTA LA TERZA POSIZIONE
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 8.7.15
“Pierluigi Sinisgalli è uscito dal
coma, è sveglio, orientato, lucido, ma è ancora in prognosi
riservata. Si tratta di un paziente estremamente delicato, in terapia
intensiva, da monitorare in maniera continuativa nel nostro reparto
di rianimazione. Il proiettile che l'ha colpito ha intaccato,
infatti, organi importanti come la milza che è stata asportata
dall'equipe chirurgica diretta dal primario chirurgo Vincenzo Sassone
nel corso di un lungo intervento durato circa 4 ore subito dopo il
ferimento”. E' il bollettino medico rilasciato attorno alle 13 di
ieri dal dottor Francesco Dimona, direttore sanitario dell'ospedale
di Policoro e primario del reparto in cui è ricoverato il titolare e
gestore del locale notturno Club 106 di Scanzano Jonico, 37 anni,
ferito attorno alle 0.15 della notte tra sabato e domenica scorsi da
un colpo di pistola sparato, pare, a distanza ravvicinata. La
pallottola che ha colpito Sinisgalli poteva avere, tuttavia, effetti
ancora più devastanti di quelli che, sia pure da considerare
gravissimi, ha ottenuto. Gli accertamenti della Polizia scientifica e
quelli medici hanno accertato, infatti, che l'unico proiettile che ha
raggiunto Sinisgalli, con foro d'entrata nella parte anteriore
sinistra del torace, poteva colpire il cuore se avesse avuto una
direzione orizzontale o dal basso verso l'alto invece che dall'alto
verso il basso. Per il 37enne di Scanzano Jonico non ci sarebbe stato
scampo. Egli, tuttavia, seppure non più in coma farmacologico, non
può dirsi del tutto fuori dal pericolo di vita. E questo sino a
quando non sarà sciolta la prognosi. Non si sa, al momento, se
egli, una volta svegliatosi, sia stato già sentito dagli
investigatori e dagli inquirenti che conducono le indagini sul
tentato omicidio. La sua sarà la testimonianza diretta che farà
piena luce sulla vicenda che ha scosso, ancora una volta, l'opinione
pubblica di Scanzano Jonico. Una città col fiato sospeso anche per
le risultanze a cui giungerà la magistratura. Si indaga ancora, in
particolare, sul ruolo delle tre persone che la Polizia di Stato
ritiene coinvolte, con ruoli diversi l'una dall'altra, e sul movente.
In merito alla causa alla base del fatto di sangue, da quanto è
trapelato, al momento, si ritiene che sarebbe stata una richiesta di
qualche centinaio di euro non soddisfatta. Soldi che uno dei tre
aggressori, quello che ha sparato, sosteneva di avanzare dalla
vittima. I magistrati, altresì, debbono anche decidere sul fermo dei
tre soggetti (due dei quali eseguiti e in attesa di convalida per la
quale oggi compariranno davanti al Gip) che avrebbero confermato agli
investigatori di essere le persone riprese dalle telecamere di
sorveglianza. E sullle responsabilità del terzo componete del
gruppo. Si sarebbe anche chiarito chi dei tre materialmente abbia
fatto fuoco. Ormai è noto, a proposito, che si tratta di due uomini
e di una donna, tutti della zona. Uno, il presunto sparatore, sarebbe
in stretti legami di parentela con un noto pregiudicato. Più
defilati sarebbero i ruoli degli altri due in una vicenda considerata
come una situazione sfuggita di mano. Insomma, dopo le risultanze
investigative, si attendono quelle giudiziarie sul sanguinario gesto
criminale. A seguire l'inchiesta, coordinata direttamente in loco,
tra Scanzano Jonico e Policoro, è stato il pubblico ministero del
Tribunale di Matera, Annafranca Ventricelli. Sul campo hanno lavorato
gli uomini del Commissariato di pubblica sicurezza di Policoro,
coadiuvati da personale della Squadra mobile e della Sezione
scientifica giunti apposta da Matera. Molte le ore trascorse ad
ascoltare testimoni, raccogliere prove concrete a carico delle
persone ritenute da subito indiziate di delitto. E' stato il
dirigente del Commissariato di Pisticci, il commissario capo Gianni
Albano, in assenza del suo collega Roberto Cirelli, infortunato, ad
aver portato a conclusione la complessa attività di indagine,
rintracciando le tre persone ritenute responsabili. Di tutta
l'attività sarà reso conto all'opinione pubblica appena l'autorità
giudiziaria condividerà i risultati dell'attività investigativa.
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