POLICORO, MORÌ AL PRONTO SOCCORSO E LE RUBARONO 2 ANELLI
LE FIGLIE DELLA DEFUNTA HANNO QUERELATO L'AZIENDA
SANITARIA DI MATERA: «NON ESISTE UNA CASSAFORTE»
L'INGRESSO DEL PRONTO SOCCORSO DELL'OSPEDALE DI POLICORO
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 12.3.19
POLICORO - La madre morì nel Pronto soccorso
dell’ospedale Giovanni Paolo II. Ignoti rubarono alla deceduta
nella struttura sanitaria due anelli. Così la Azienda sanitaria di
Matera ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine. Ma le figlie
della donna hanno querelato l’Asm alla Procura per il tramite
dell’avvocato Enzo Celano. A raccontare quanto accaduto il 21
febbraio scorso alla suocera è Fabiano Celano: «La nostra congiunta
morì alle 20.30 di quel giorno nel Pronto soccorso. Appena dopo il
decesso ci fu permessa una visita per il commiato con la salma
rimasta nella struttura fino alle 8.30 del giorno dopo. Seguì la
veglia nella cappella del nosocomio. Verso le 12 ci accorgemmo della
mancanza degli anelli. Mi recai per avere informazioni al Pronto
soccorso ed un caposala mi consegnò una busta su cui era riportata
la dicitura: 2 fedi (anelli), un paio di orecchini ed alcune firme.
Ma gli anelli nella busta non c’erano. Il caposala dichiarò che
era stata proposta denuncia alle autorità per la scomparsa».
L’uomo, però, chiese “lumi” anche in direzione sanitaria dove
fu informato della denuncia contro ignoti. Cosa che non è bastata
alla famiglia colpita per la morte di una madre e per il furto su una
deceduta. Una vergogna. Fabiano Celano: «Non è la prima volta che
accadono fatti così spiacevoli nel Pronto soccorso. E nessuno ci ha
chiesto scusa. Da qui la denuncia nei confronti dell’Asm che non è
responsabile solo della salute delle persone ma anche dei beni che
hanno addosso. Nel caso si trattava di gioielli di un buon valore
economico ma soprattutto affettivo ma potrebbe trattarsi di soldi,
oggetti, documenti. La nostra iniziativa è finalizzata anche a
trovare le misure affinché tali fatti non accadano più». Così
abbiamo accertato che al Pronto soccorso di Policoro non c’è una
cassaforte. Forse servirebbe insieme ad un protocollo che indichi
precise responsabilità di quanti prendono in custodia quanto di
valore hanno con se quanti arrivano, spesso in stato di incoscienza,
o che muoiono nel Pronto soccorso del Giovanni Paolo II.
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