SCANZANO JONICO. IL BLITZ NOTTURNO DEL 4 MARZO SCORSO |
ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO, ESTORSIONE E TRASFERIMENTO FRAUDOLENTO DI VALORI SONO I REATI CONTESTATI DALLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA (DDA) A FRANCESCO CARLOMAGNO, 49ENNE DIPENDENTE DEL COMUNE DI SCANZANO JONICO E IMPRENDITORE, E CARLO FATTORINI, 53ENNE ANCH'EGLI IMPRENDITORE, ORIGINARIO DI ROMA. A SEGUITO DEI PROVVEDIMENTI DI FERMO DELLA DDA ESEGUITI NEI CONFRONTI DEI DUE UOMINI NEL BLITZ CON ELICOTTERO DEL 3 MARZO SCORSO CONDOTTO DAI CARABINIERI DELLA COMPAGNIA DI POLICORO I GIP DI MATERA E PARMA, DOPO L'UDIENZA DI CONVALIDA, HANNO EMESSO ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE. UN TERZO PROVVEDIMENTO DI FERMO EMESSO NEI CONFRONTI DI ALTRO IMPRENDITORE RITENUTO DAGLI INQUIRENTI PARTECIPE DEL SODALIZIO MAFIOSO NON È STATO CONVALIDATO DAL GIP COMPETENTE. SEQUESTRATI BENI MOBILI E IMMOBILI TRA CUI IL PARCO ACQUATICO JONÈ, SUL LITORALE DEL COMUNE DEL METAPONTINO
IL COMUNICATO STAMPA DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA SULLA OPERAZIONE “PROMETEO”
Il provvedimento di fermo, emesso il 3 marzo scorso nei confronti di Francesco Carlomagno, 49 anni, dipendente del Comune di Scanzano Jonico e imprenditore, e Carlo Fattorini, 53enne, anch'egli imprenditore, originario di Roma, è giunto a conclusione di indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Potenza e svolte dai Carabinieri di Policoro, nei confronti dei due indagati. Entrambi sono ritenuti dagli inquirenti e dagli investigatori partecipi del clan Schettino-Porcelli, la cui mafiosità è stata oramai più volte riconosciuta in sede giudiziaria sia cautelare che, di recente, di merito.
In particolare questa Dda, dopo avere individuato ed esercitato azione cautelare prima e penale poi nei confronti della struttura militare del sodalizio mafioso e dei suoi vertici, ha sviluppato attività investigative tese a individuare ogni ulteriore proiezione — politica ed economica - del clan.
Nel corso di queste ultime indagini sono stati individuati alcuni soggetti ritenuti gravemente indiziati di fare parte della imponente im prenditoriale del sodalizio. I destinatari del provvedimento sono CARLOMAGNO Francesco, nato a Montalbano Jonico, classe '72; e FATTORINI Carlo, nato a Roma, classe '68, imprenditore.
I
fermi sono stati eseguiti a Scanzano Jonico (Matera) - Comune, come noto, già sciolto per infiltrazioni mafiose - e
Lesignano De Bagni (Parma).
Le indagini, sviluppate dalla Compagnia Carabinieri di
Policoro e coordinate dalla Procura antimafia, hanno evidenziato —
a livello di gravità indiziaria – come Carlomagno operasse in via
continuativa in stretto contatto con i vertici dell’organizzazione
mafiosa “clan Schettino” operante a Scanzano Jonico (Matera) e
zone limitrofe ponendo a disposizione dell’intero sodalizio le
proprie strutture aziendali (in termini di lavori in favore dei capi
dell’organizzazione, di assunzioni, di messa a disposizione del
proprio tessuto relazionale, costituito da soggetti pubblici e
privati) ed ottenendo rilevantissimi vantaggi sul piano
imprenditoriale.
Fra
questi la capacità di controllare e/o
condizionare interi settori dell’economia locale, di condizionare
le scelte della pubblica amministrazione nonché, sempre sfruttando
il metodo mafioso (attraverso la strategia delle intimidazioni posta
in essere dal sodalizio in suo favore) e riuscendo così a
sbaragliare la concorrenza, acquisendo il monopolio - ad esempio -
nella gestione dei servizi presso le strutture turistiche/ ricettive
dell’area jonica-lucana e nel mercato dell’edilizia pubblica e
privata. Quanto agli elementi indiziari raccolti nei confronti di
Fattorini, lo stesso partecipava all’organizzazione nel ruolo di
prestanome e gestore di attività commerciali, provento di attività
illecita, riconducibili di fatto all’organizzazione e in
particolare alla famiglia Schettino. Anche in questo caso le condotte
ascritte all’indagato risultavano finalizzate ad incrementare e
stabilizzare il potere economico e criminale dello stesso sodalizio
sulla fascia jonica materana.
La vicinanza dell’imprenditore scanzanese al clan Schettino-Porcelli era già emersa nelle operazioni cd. “Rusca” e “Centouno”, tanto che il 1 luglio 2020 e il successivo 10 agosto erano stati emessi dalla Prefettura rispettivamente i provvedimenti di diniego dell’iscrizione nella “White List” e di interdittiva nei confronti delle società riconducibili, direttamente o indirettamente, all’indagato. Carlomagno, al fine di aggirarne gli effetti e per continuare a contrarre appalti con la pubblica amministrazione, avrebbe ceduto a un dipendente, rimanendone di fatto il gestore, la titolarità della ditta Sacal Srl (che ha come oggetto sociale, tra le altre attività, l’edilizia e la manutenzione strade) non colpita da provvedimento prefettizio. Così, dal mese di novembre 2021, la società iniziava ad eseguire lavori di manutenzione stradale sulla SS 106 e sulla SS 407.
In particolare, dalle investigazioni sono emersi elementi dimostrativi — a livello di gravità indiziaria – del reato di estorsione ai danni del titolare della ditta Cosmet. Segnatamente, il 20 gennaio 2018, veniuva rinvenuto presso il cantiere della citata ditta un altarino funerario, composto da un lumino cimiteriale e due vasi in rame con fiori, sul cui valore simbolico di massaggio intimidatorio vi è poco da aggiungere. L’approfondimento investigativo, svolto attraverso acquisizioni testimoniali, intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha consentito di individuare mandante ed esecutori materiali dell’attività intimidatoria e la sua ultima finalità. Risultava così, sulla base degli indizi raccolti che Carlomagno e Fattorini partecipavano al fatto quali istigatori e beneficiari dell’attività illecita, che veniva materialmente coordinata e svolta da Schettino Gerardo, Schettino Giuseppe, Cirelli Giuseppe e Wilk Mateusz Jakub (rispettivamente mandante, emissario degli ordini ed esecutori materiali dell’atto inffinidatorio), costringendo Rubolino Elio Nicola - titolate della Cosmet – ad affidare l’esecuzione dei lavori edilizi, presso quel cantiere, alla ditta riconducibile al Carlomagno, escludendo così la ditta di Lezzi Maurizio che era già stata prescelta dal Rubolino ed a far svolgere la vigilanza sul cantiere alla ditta ACF srl – intestata a Fattorini Carlo ma riconducibile al sodalizio mafioso “Schettino” e in particolare alla famiglia Schettino.
Nel corso dell’operazione, convenzionalmente denominata “Prometeo”, si è proceduto altresì al sequestro dei beni mobili, immobili, aziende e rapporti bancari relative a 5 società riconducibili a Carlomagno Francesco e Schettino Gerardo, che producevano un volume d’affari stimato in circa 6 milioni di euro nell’anno 2019, nonché beni immobili del valore di circa 300 mila euro e beni mobili per circa 500 mila euro. Tra gli altri, sono stati apposti i sigilli al noto “Parco di Jonè”, parco acquatico situato in zona lido di Scanzano Jonico, di proprietà di una delle società di Carlomagno.
SCANZANO JONICO. IL PARCO DI JONE' SOTTO SEQUESTRATO |
A seguito dei fermi i Gip
competenti per territorio (Matera e Parma) a seguito di udienza di
convalida hanno emesso ordinanze di custodia cautelare in carcere.
Un
terzo provvedimento di fermo emesso nei confronti di altro
imprenditore ritenuto da questo ufficio partecipe del sodalizio
mafioso — nei cui confronti comunque proseguono le indagini — non
è stato convalidato dal Gip competente.
Le indagini sono in pieno sviluppo.
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