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martedì 6 agosto 2024

BASILICATA. LA MORTE DI OUSSAMA BELMAAM NEL CPR DI PALAZZO SAN GERVASIO. INDAGA LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI POTENZA

AUTOPSIA SUL CORPO DEL 19ENNE DI ORIGINE AFRICANA. INCHIESTA ANCHE SUI SUCCESSIVI E GRAVI DISORDINI E INCENDI AVVENUTI NELLA STRUTTURA. TANTE LE REAZIONI



Ha un nome il 19enne di origine africana deceduto nel pomeriggio di ieri nel Centro permanenza rimpatri di Palazzo san Gervasio: si chiama Oussama Belmaam. Sulle cause del decesso sarà l’autopsia a fare chiarezza. Intanto, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Potenza sta conducendo una specifica inchiesta sia sulla morte di Oussama sia sui successivi e gravi disordini e incendi avvenuti nella struttura. Se ne saprà di più in giornata. Intanto sono numerose le dichiarazioni in merito all’accaduto. 

Il sindaco di Palazzo San Gervasio, Luca Festino, ha rilasciato una dichiarazione all’Ansa sottolineando che "il Comune non ha mai avuto canali di comunicazione istituzionale sulle vicende all'interno del Cpr" aggiungendo: “Vedere il nome del mio paese alla ribalta delle cronache per fatti come questi ed altri, mi rattrista molto. La tutela della vita, in tutte le sue forme, è in assoluto la prima ragione dell'esistenza umana"

L’attivista per i diritti umani Maurizio Tritto, da sempre impegnato sui “fatti” del Cpr di Palazzo, su Facebook ha scritto: “Le cause della morte del giovane diciannovenne nel Cpr di Palazzo San Gervasio, che spero vengano accertate al più presto, sono attribuibili in gran parte all'indifferenze su ciò che è stato ed è quel canile per esseri umani in cui, anche davanti ad una morte, le persone lì rinchiuse continuano ad essere chiamate "ospiti". 

Se solo la Comunità di Palazzo San Gervasio, il Sindaco e l'intero Consiglio Comunale, le istituzioni e la classe politica praticamente assente, avessero ascoltato il grido di dolore che da quelle mura rintuonano dal 2018, forse tutto ciò non sarebbe accaduto. Fra poche ore, così come avevo programmato da giorni, sarò in Procura per depositare il mio terzo esposto. È solo una casualità! Non sarà invece una casualità il fatto che in tanti da domani saranno sul piede di guerra mediatico. A me sta bene... ma nel vergognarvi un pochino per la vostra passata assenza, cercate almeno di non continuare ad essere i buffoni del momento. 

Da parte mia non sarà tollerata alcuna azione che non sia seria, volta alla chiusura definitiva di quel postaccio di merda”.

Chiarezza sull’accaduto e chiusura del Centro richieste anche dal segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito, e dalla segretaria generale Fp Cgil di Potenza, Giuliana Scarano. “I fatti che si sono verificati al Centro per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio – hanno dichiarato - esigono chiarezza. La morte del diciannovenne ci lascia sgomenti e butta nuovamente ombre sulla gestione del centro. Per fortuna sembra che la rivolta generata all’interno del centro, già oggetto di un’inchiesta della magistratura per maltrattamenti agli ospiti, sia rientrata grazie anche all’intervento del personale che opera all’interno, del personale di polizia e degli operatori del 118, cui va il nostro più sentito ringraziamento. Riteniamo che la situazione rimanga tuttavia esplosiva – hanno aggiunto i due sindacalisti – e che episodi del genere possano verificarsi da un momento all’altro, mettendo a repentaglio non solo la vita degli ospiti ma anche degli operatori e del personale esterno chiamato a intervenire con urgenza.

Negli ultimi tre mesi la Fp Cgil di Potenza ha registrato e denunciato diversi episodi di aggressione a personale dell’equipe 118 intervenuta per prestare soccorso agli ospiti della struttura, reputandoli episodi sentinella di una situazione che aveva oltrepassato il limite.

I Cpr, come già più volte chiesto dalla Cgil, vanno chiusi in quanto non garantiscono il diritto d’asilo e il rispetto dei diritti umani. Ribadiamo che accoglienza e inclusione devono essere le linee guida di nuove politiche dell’immigrazione nel segno dell’umanità. Non possiamo accettare che la nostra Costituzione e i diritti vengano calpestati. Non è accettabile che i migranti vengano rinchiusi in questi lager, privati dei più elementari diritti e in condizioni spesso disumane. I Cpr sono frutto di una politica migratoria che guarda esclusivamente a operazioni di controllo e contenimento e non alla gestione del fenomeno migratorio, ai diritti e alla necessità di guardare alle persone che arrivano come nuovi europei e pezzi già esistenti della nostra società.

Una visione distorta del reale e dei principi di questo Paese: nessuna strategia da parte del Governo che non fa alcuno sforzo per considerare i migranti non come stranieri ma come titolari di diritti. Il rischio della mancanza di strategia, come è evidente anche nel caso di Palazzo San Gervasio, sia per quanto riguarda il Cpr sia per quanto riguarda la disastrosa accoglienza dei braccianti stagionali, è che si riproduca una stagione di ghetti e di disagio sociale nei singoli territori e che l’accoglienza continui a rimanere un tema esclusivo del ministero dell’Interno mentre dovrebbe e potrebbe rappresentare un ambito ampio in cui al centro ci siano i diritti, i servizi e si possano riattivare economie, valorizzando anche territori marginalizzati e spopolati se coinvolti tutti gli attori in campo: Governo, Regioni, Comuni, terzo settore, sindacati – hanno concluso concluso Esposito e Scarano – potrebbero rappresentare ciascuno per la propria competenza un motore di evoluzione in termini di diritti umani, sviluppo dei territori, tutela dei diritti, lotta allo sfruttamento”.

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