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lunedì 22 dicembre 2014

CHE FINE HANNO FATTO I POZZI DI SALGEMMA A TERZO CAVONE?

SCANZANO J. ACCORDO TRA SORIM E PRIVATO RIACCENDE I RIFLETTORI SU UNA QUESTIONE APERTA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 22.12.14

SCANZANO JONICO – Un accordo tra la Sorim spa, titolare della concessione per l'estrazione del salgemma dai depositi ad 800 metri di profondità di Terzo Cavone, ed un agricoltore ha fatto tornare d'attualità il “destino” del sito, già scelto nel 2003 dal Governo Berlusconi come deposito delle scorie nucleari d'Italia. Uno spettro che qui spesso ritorna. Ma andiamo con ordine. Davanti al tribunale di Matera, giudice Raffaele Viglione, è stata raggiunta un'intesa tra gli avvocati Francesco Luigi De Luca, difensore della Sorim, ed Antonello Bonfantino, difensore degli eredi di Luigi Di Santo. Di Santo aveva intimato 10 anni fa lo sfratto alla Sorim per un terreno dato in fitto alla spa, nel 1999, perchè vi realizzasse uno dei 5 pozzi da cui estrarre la salamoia. Pozzo realizzato, come gli altri, ma mai entrato in funzione. La storia è lunga. Fu nel 1999 che, sindaco Mario Altieri, sembrava vicina l'estrazione del salgemma. Che saltò per l'opposizione di un parlamentare lucano dell'epoca, Domenico Izzo (Ppi – Ulivo), che fece lo sciopero della fame davanti a Montecitorio: “Lo scopo del progetto non è imbustare il sale ma creare caverne per immagazzinarvi rifiuti, anche nucleari”. Il 9 settembre del '99 l’allora presidente della Regione, Angelo Raffaele Dinardo, sospese i lavori di Terzo Cavone: “Manca la valutazione di impatto ambientale”. Seguirono corsi e controricorsi sino al 13 novembre 2003 quando sembrò che le accuse di Izzo erano pronte a divenire realtà. Nelle caverne ricavate dopo aver estratto il salgemma il Governo voleva immagazzinare le scorie radioattive del Belpaese. Come finì è noto. La rivolta di Scanzano costrinse Silvio Berlusconi a fare dietrofront. Qui, però, ancora rabbrividiscono quando sentono parlare di deposito geologico. Ed a Milano, il 12 dicembre scorso, Fabio Chiaravalli, della Sogin, la spa deputata ad individuare i siti idonei ad ospitare il cimitero atomico, ha detto che “i 15mila mc di scorie ad alta attività d'Italia dopo essere stati immagazzinati nel deposito di superficie saranno poi conferiti in uno geologico che verrà individuato in un Paese europeo”. Nel centro jonico nessuno ha mai abbassato la guardia. “La mia ipotesi - ha concluso Bonfantino, anche nella sua qualità di vicepresidente dell'associazione ScanZiamo le scorie – è che Sorim, quanto meno, abbia abbandonato le sue mire sul salgemma di Terzo Cavone”. 

 

LO RICORDA IL SINDACO

ORA E' UN'AREA AGRICOLA E NON PIU' ESTRATTIVA

SCANZANO JONICO - “Mai abbassare la guardia dal pericolo di “ritorni” di ipotesi di deposito geologico per le scorie radioattive d'Italia a Terzo Cavone”. Lo ha detto il sindaco Salvatore Iacobellis (Pd) quando gli abbiamo chiesto delle misure adottate dal suo comune contro il “fantasma” cimitero atomico. “L'area – ha spiegato il primo cittadino – non è più da un punto di vista urbanistico estrattiva ma agricola. Ed in parte, proprio dove Sorim voleva realizzare la “fabbrica del sale”, è stata dichiarata alluvionabile. E nei pressi è in fase di costruzione l'intervento della Città dei bambini come deciso con la Regione e con il premio Nobel Betty Williams”. Basterà per scacciare lo spettro?

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