LA MOSTRA “DALLA POLVERE AL CRISTALLO” RESTITUISCE
TANTISSIMI TESORI SINORA IN DEPOSITO. IL DIRETTORE SALVATORE COLELLA: “IL MUSEO
VIVRÀ DI MOSTRE ESTEMPORANEE CHE RACCONTERANNO LA STORIA DELLA SIRITIDE”. DI SEGUITO LA
NOTIZIA INTEGRALE
POLICORO – Una bottiglia in vetro con dedica da
Aprilla, “Questa bottiglia ha versato vino in quantità ad Aprilla. Bevi e vivi”,
e un falcetto in ferro per la potatura delle vigne ritrovati anni fa nel sito
archeologico di Cugno (o Cigno) dei Vagni, nel territorio dell’odierna Nova
Siri Marina, sono tra i reperti più importanti esposti per la prima volta al
Museo della Siritide. Come tantissimi altri che erano “custoditi” nei depositi.
Così c’è stato un nuovo appuntamento culturale al Museo archeologico Nazionale
della Siritide di Policoro, diretto da Carmelo Colelli che ha aperto le sue
porte per la mostra temporanea “Dalla Polvere al cristallo”. Così, Colelli: “In
occasione della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”, che è
stata inaugurata alle Terme di Diocleziano in Roma oggi, 4 maggio 2023, il
Museo della Siritide ha concesso, in prestito temporaneo, parte del ricco
corredo della “Tomba del pittore di Policoro” (12 vasi), una sepoltura databile
alla fine del V secolo a.C.. Il vuoto lasciato da questo prestito ha offerto
così, il pretesto per riorganizzare anche altri spazi espositivi del Museo
trasferendo un gruppo di autentici capolavori di età greca e romana, dalla
polvere dei depositi al cristallo delle vetrine.
Fra i manufatti ora esposti per la prima volta o riesposti dopo lungo oblio, vi
sono le monete della Zecca di Taranto in argento e bronzo databili fra il V e
il III secolo a.C., una ampia selezione di splendidi vasi a figure rosse dalle
necropoli di Herakleia (IV secolo a.C.) oppure il falcetto in legno per le
vigne”. Ma non è finita. Ancora Colelli: “Oltre alla riorganizzazione di alcuni
degli spazi interni, nel cortile del museo è stato allestito il lapidarium. Dai
depositi sono state prelevate diverse iscrizioni edite e inedite in lingua
latina, alcune delle quali presentano degli elementi onomastici (nomi propri di
persona) fino ad ora non altrimenti attestati in Lucania. Il lapidarium, curato
dai professori Antonio Zumbo e Alfredo Sansone dell’Università della Calabria,
è supportato da una pannellistica generale e didascalie con disegno,
trascrizione e traduzione di ogni singola epigrafe”.
Ad anticipare l’apertura della mostra è stata la conferenza “Damaso di Siris a
Sicione, istantanea della contesa per la mano di Agariste”. Organizzata
nell’ambito del ciclo di conferenze “Città e paesaggi in Magna Graecia”
l’evento è stato un vero e proprio viaggio nella storia introdotto dal
direttore Colelli e condotto dal professore e storico greco dell’Università
degli Studi Roma Tre, Giuseppe Ragone, che ha riportato il pubblico nella
storia greca, la storia delle nostre origini.
Colelli ha concluso segnalando che il Museo della Siritide vivrà di mostre estemporanee periodiche con l’utilizzo dei ricchi depositi da esporre, in alcuni casi per la prima volta, ai visitatori.
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