FONTE ALTREPAGINE.IT
NDRANGHETA E APPALTI SULLA 106. C’È LA “GRAVITÀ INDIZIARIA”, MA I GIUDICI CONCEDONO I DOMICILIARI A FALCONE DELLA “CALABRIA LAVORI”
FEB 11, 2025
CATANZARO – Il Tribunale del riesame di Catanzaro ha confermato l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari, Chiara Esposito, in relazione alla sussistenza della gravità indiziaria nei confronti di due imprenditori, il 47enne Domenico Basile di Rocca Imperiale (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere), e il 61enne Giuseppe D’Alessandro di Tursi in provincia di Matera (difeso dall’avvocato Nicola Carratelli), e del 55enne di Corigliano-Rossano Luigi Falcone (difeso dagli avvocati Fabio Salcina e Giovanni Antonio Scatozza): quest’ultimo, secondo il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia catanzarese, Alessandro Riello, e secondo il gip Esposito, sarebbe «referente» della Calabria Lavori Srls che ha sede a Corigliano-Rossano.
MAXI-TANGENTE DA 150 MILA EURO IMPOSTA A UN’IMPRESA DEL NORD
I 3 sono indagati per una presunta estorsione mafiosa ai danni dell’imprenditore Vittorio Petrucco, titolare della I.Co.P. Spa Società Benefit, una grossa impresa della provincia di Udine impegnata nei lavori di realizzazione del Terzo megalotto sulla Strada statale 106 jonica.
I giudici cautelari hanno ritenuto valide le argomentazioni del gip, che lo scorso 17 gennaio li aveva mandati tutt’e 3 in carcere unitamente ad altri (leggi QUI).
Tuttavia, in tema d’esigenze cautelari, il Riesame ha attenuato le misure concedendo ai 3 indagati gli arresti domiciliari.
L’impresa friulana sarebbe rimasta vittima d’una pretesa estorsiva pari a 150 mila euro, praticamente il 3% dell’appalto di 5 milioni di euro condotto dall’impresa del Nord Italia, che, tra il 2022 e il 2023, ha costruito 2 microtunnel nel Comune di Trebisacce per una variante al metanodotto che vi passa.
3 IMPRESE RITENUTE COLLUSE CON LA ‘NDRANGHETA RISCHIANO LA CONFISCA
Una ritenuta estorsione quasi interamente consumata tanto a parere del magistrato inquirente Riello quanto del gip Esposito che lo scorso 17 gennaio, oltre a 6 arresti, aveva disposto pure il sequestro ai fini della confisca di 113 mila euro al 39enne boss ‘ndranghetista degli zingari di Cassano Jonio Leonardo Abbruzzese detto Nino o Castellino – già detenuto al carcere duro del 41-bis a L’Aquila e proprio ieri condannato a 20 anni nel maxi-processo “Athena” (leggi QUI) – e delle 3 imprese fornitrici di materiali e servizi alla grossa impresa udinese, che, secondo le accuse, sarebbero state imposte a Petrucco proprio dalla ‘ndrangheta: la C.M.I. – Calcestruzzi – materiali – inerti Srl di Rocca Imperiale, la Smeda Srl di Tursi e la Calabria Lavori Srls di Corigliano-Rossano.
La maxi-tangente sarebbe stata infatti “ricavata” attraverso un sistema di sovrafatturazioni, che sarebbe stato ordito e messo in atto proprio dalle 3 imprese del territorio adesso finite “sotto chiave” col rischio della confisca.
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