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mercoledì 25 luglio 2018

SANITA' MALATA. NEGLI OSPEDALI LUCANI SEMPRE MENO MEDICI. CARENZE IN TUTTI I REPARTI. E' UN'EMERGENZA: SI CERCANO ANCHE GUARDIE MEDICHE

IL PRONTO SOCCORSO DELL'OSPEDALE DI POLICORO IN CRONICA CARENZA DI MEDICI

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 25.7.18
C'era una volta, in Italia, 20-25 anni fa, la pletora medica. Vale a dire che c'erano molti laureati in medicina a spasso, senza lavoro. Tanto che si introdusse nelle università il numero chiuso. Così, da qualche anno, di medici non se ne trovano più. Dappertutto. Anche se, ovvio, la crisi si fa sentire soprattutto in regioni piccole e, perciò, poco “appetibili” come la Basilicata. Di casi di carenze si è occupata spessissimo la Gazzetta. Specialisti mancano in tutti gli ospedali della regione, con numeri più o meno elevati, ed ora cominciano a scarseggiare anche i generalisti necessari nella continuità assistenziale e nelle guardie mediche estive. L'Azienda sanitaria di Matera, ad esempio, non è riuscita coprire i cinque punti di guardia medica sulle spiagge dello Jonio poichè nessuno ha risposto al bando per Scanzano Jonico. Ed il Pronto soccorso di Policoro è sempre in emergenza. Nessun radiologo, poi, ha chiesto di partecipare al concorso per il nosocomio di Stigliano. E potremmo continuare ancora con questa sorta di “bollettino”. Ma quali sono le motivazioni alla base della carenza di professionisti della sanità? Abbiamo posto la domanda al direttore sanitario della Asm, Domenico Adduci, che già sentimmo sullo stesso argomento il 16 marzo del 2017. Ecco le sue dichiarazioni: “Si, ormai siamo in carenza medica ricorrente da qualche anno. Rispetto alla situazione del marzo 2017, ad esempio, alcuni dei medici che avevamo reclutato per i Pronto soccorso di Matera e Policoro, sono andati via. Il fatto è che una volta conquistato il ruolo a tempo indeterminato ogni professionista, provenendo soprattutto da Puglia, Calabria e Campania, cerca di tornare nella sua regione. In teoria si potrebbe vincolare l'assunzione a qualche anno ma sarebbe come costringere a lavorare di malavoglia professionisti in sedi che non accettano più. Il problema vero, però, è a monte. I posti nelle scuole di specializzazione sono la metà delle richieste da parte dei neolaureati. Dopo la laurea, cioè, si crea un imbuto, per ora, insuperabile. Così, mancano tutti gli specialisti e non solo, come avveniva da decenni, anestesisti e radiologi. E c'è un altro dato importante che riguarda specificatamente la Basilicata. I nostri studenti si laureano in medicina fuori dalla nostra realtà regionale priva di questo indirizzo di studi. Una volta conseguita la laurea, perciò, si stabilizzano nelle sede universitaria tramite dottorati o borse di studio. Insomma, se non c'è una forte motivazione chi ha studiato in altre parti d'Italia difficilmente torna da noi. C'è, infine, il discorso dei piccoli ospedali. I giovani specialisti vogliono perfezionarsi. Ovvio che preferiscano lavorare nei nosocomi più grandi”. Che fare? Dalle motivazioni elencate dal dottor Adduci vengono fuori le risposte a quest'ultima “fatidica” domanda: numero chiuso adeguato alle necessità del sistema, specializzazioni commisurate alle richieste del mercato, facoltà di medicina in Basilicata.

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