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venerdì 7 dicembre 2018

CARO SINDACO RIPOLI TI SCRIVO DOPO IL TUO INTERVENTO NELLA QUERELLE MELE/SISTO!!


Caro sindaco Raffaello Ripoli, 
ho letto il tuo intervento sollecitato dal sottoscritto dopo l'ennesimo attacco subito da parte di taluni che fanno politica in questa città. Purtroppo non è la prima volta che vengo additato come il giornalista che discredita immancabilmente Scanzano Jonico riportando fatti di cronaca nera (come se li inventassi); elencando quelli accaduti negli ultimi anni; parlando di mafia, 'ndrangheta e sacra corona unita; non scrivendo mai delle cose belle che pur ci sono; per alcuni, addirittura, sarei stato il responsabile del calo del 50% delle presenze turistiche. In sintesi vengo accusato di remare contro l'amministrazione in carica. La stessa accusa che mi veniva fatta quando all'amministrazione c'erano Mario Altieri od Antonio Gallitelli o lo stesso Salvatore Iacobellis. Ne abbiamo scritti di articoli non certo piacevoli per le amministrazioni precedenti alla tua, caro primo cittadino. Molte volte anche con il tuo fattivo contributo di capo dell'opposizione. Lo stesso metro che io uso per te l'ho usato per tutti gli altri nella mia attività giornalistica. Una attività che ritengo così nobile ed elevata e che esercito ormai dal 2 novembre del 1985 (data della mia iscrizione all'Ordine) da non confonderla né con la politica attiva, che ho rifiutato nonostante i continui inviti a tornare in campo, né con quella di schieramento. SONO LIBERO ED INDIPENDETE. Da tutti. Dà fastidio, allora, venire additato come colui che non perde occasione per attaccare l'amministrazione Ripoli additando ed indicando il sottoscritto a livello personale e non per il contenuto di quello che scrivo. E qui il cerchio si chiude tra quello che mi è accaduto sul piano della criminalità e quello che mi sta accadendo sul piano della politica. E' lui che parla male di Scanzano Jonico. E' lui che scrive di racket e mafia. E' LUI IL COLPEVOLE. Quanto al convegno di Libera di Policoro ho citato il sottoscritto, Iacobellis sindaco quando era nell'esercizio delle sue funzioni non adesso che è un libero cittadino, don Marcello Cozzi e Gianni Fabbris come coloro che hanno sempre parlato degli attentati incendiari notturni accaduti a Scanzano Jonico e dintorni come di fatti mafiosi, da criminalità organizzata, da racket, e non, come ritenuto anche da certa parte della magistratura, “fuocherelli” o frutto di “gelosie tra imprenditori”. Hai aspettato tante settimane per toglierti il sassolino dalla scarpa: non avrei riconosciuto il tuo ruolo di sindaco! Per me il sindaco è quello che viene eletto dal popolo. E lo dovresti sapere bene. Un sassolino, però, me lo devi consentire, me lo devo togliere anch'io: non ti ho mai sentito parlare dei fatti di cronaca nera accaduti a Scanzano sotto la tua amministrazione come fatti mafiosi o di criminalità organizzata. Fanno fede le tante interviste che mi hai rilasciato e che non mi hai mai, sinora, contestato. Mi hai sempre dichiarato che erano risposte che dovevano darmi inquirenti e magistrati che lavoravano sui casi in specie e che anche sugli interventi già avvenuti di procure come quelle di Catanzaro e di Lecce-Taranto bisognava aspettare, prima di esprimersi non sulle persone, si badi bene, ma sugli scenari, le sentenze passate in giudicato. Sarà per il tuo essere avvocato. Ma per me, Iacobellis che non è assolutamente (ripeto) il mio sindaco in carica, don Cozzi e Fabbris il quadro era chiaro: scenari e fatti di mafia, 'ndrangheta, sacra corona unita. Altrimenti, te lo giuro, avrei inserito anche te nel mio elenco.
E con questo, caro primo cittadino, anche per me la vicenda si conclude qui accettando il tuo invito alla sobrietà. Ti saluto, perciò, col mio augurio divenuto ormai classico: AD MAIORA SEMPER!!!

1 commento:

  1. E' un vizio antico della politica, caro Filippo. Ma il nostro mestiere scomodo, però vitale per la democrazia, ci impone di fare questo, di essere il cane da guardia della società, di essere sempre critici nei confronti del potere. Critici non vuol dire nè essere prevenuti nè essere polemici, ma esercitare il diritto alla critica quando emergono dubbi, lacune, vizi in politiche o atti amministrativi. Perciò non ti curare di queste bassezze. Continua ad avere la schiena dritta e ad essere onesto e rispettoso delle nostre regole professionali

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