NICOLETTA E VINCENZO CASTELLUCCI ANTISCORIE 2003 |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 7.12.18
EDITORIALE SULLA PRIMA PAGINA BASILICATA
Non c'è più speranza se in Basilicata rubano i simboli. Già, il furto dell'asinella Nicoletta, a Montalbano Jonico, ha un qualcosa di sacrilego. L'asinella ed il suo fido padrone, Vincenzo Castellucci, sono il simbolo delle lotte degli ultimi 20 anni in regione. Sempre in prima fila: a Scanzano Jonico, contro le scorie; nel Metapontino, per la siccità; a Rapolla contro i tralicci; a Melfi con i bisarchisti; sulla Murgia contro i missili; a Policoro contro le trivelle. Nicoletta antitesi della mucca Ercolina dei Cobas del latte al Nord. L'asinella rappresenta lo spirito lucano: mite ma capace di grandi lotte per la sopravvivenza. L'archivio della Gazzetta è pieno delle battaglie di un animale amato da tutti. Non dai potenti. Chi sciopera lo fa per rivendicare qualcosa da chi ha il potere. Anni fa proponemmo al Comune di Montalbano J. di adottare, con delibera di Consiglio comunale, Nicoletta. Non se ne fece nulla. Molti pensarono che Castellucci volesse aiuti economici. No. Significava riconoscere il ruolo storico dell'asinella. C'è ancora tempo per quella delibera? Sperando che i ladri non facciano di Nicoletta carne da macello. Sarebbe la sconfitta più atroce per l'intera regione.
VINCENZO E NICOLETTA |
MONTALBANO JONICO – Il grido di dolore Vincenzo Castellucci, “Mi hanno rubato l'asinella Nicoletta. Speriamo che non l'ammazzino. Il mio ultimo desiderio è quello di vederla ancora viva”, ha colpito più che la sua denuncia ai carabinieri. Ignoti, nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi, hanno portato via dalla sua casa rurale di via Ceramello il simbolo delle lotte degli ultimi 20 anni in Basilicata. I ladri hanno trafugato Nicoletta ed i suoi figli Salvatore, Nicoletta Junior, Mario e Ines. Sul furto indagano gli uomini dell'Arma della locale Stazione. Vincenzo non si dà pace: “I miei asinelli possono valere circa 2000 euro ma a me non interessa il lato economico quanto quello affettivo. Per me Nicoletta è come una figlia. Con lei ho partecipato alla grande battaglia del 2003 a Scanzano Jonico contro le scorie poi a quelle contro la siccità in agricoltura, anche a Roma. Ma siamo andati a Potenza per denunciare lo spopolamento di giovani della nostra regione, a Melfi a sostenere lo sciopero delle bisarche contro la Fca, sulla Murgia contro le istallazioni missilistiche, a Rapolla contro i tralicci dell'energia elettrica, a Policoro e dintorni contro le trivelle in mare”. Sempre in prima fila, Vincenzo e Nicoletta. Tanto che l'asinella è diventata “mitica” in Basilicata. Nessuna manifestazione poteva dirsi tale se non c'era lei. E ne ha vinte di battaglie. Quella di Scanzano, con il Governo Berlusconi in retromarcia. O quella delle bisarche di Melfi: “I bisarchisti rano in sciopero da 30 giorni. Quando arrivammo noi vennero tutti vicino. Io dissi loro che in serata avrebbero conquistato la vittoria. E fu così. I camionisti riempirono un cappello di soldi e ce li offrirono. Ma io e Nicoletta rifiutammo. Eravamo lì per dovere sociale. E Nichi Vendola, quand'era governatore della Puglia, appena vedeva Nicoletta lasciava tutti e correva ad abbracciarla”. Ed ora? Castellucci: “Chiedo ai ladri di non ammazzarla. Spero che me facciano rivedere ancora in vita”.
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