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| L'IMPIANTO DI SAN SAGO |
Otto morti sospette. Così la Procura di Paola (CS) ha aperto un nuovo fascicolo di indagine per accertare l'eventuale correlazione tra l'inquinamento causato dall'impianto di trattamento di rifiuti pericolosi e non di San Sago (inattivo dal 2013), e il decesso per tumore di alcuni cittadini residenti nell'area del depuratore. Area distante solo 200 metri dal confine con la Basilicata e dal comune di Trecchina (PZ): Da qui l’interesse anche nella nostra regione per il destino e l’attività di San Sago.
A dar notizia della nuova inchiesta sono state La gazzetta del Sud e rainews.it. Così, il primo atto della Procura guidata da Domenico Fiordalisi è la richiesta di una perizia affidata al dottor Gianfranco Filippelli, direttore del Dipartimento di Oncologia medica dell’Asp di Cosenza, e primario all’ospedale "San Francesco" di Paola. Toccherà a lui e al suo team studiare cartelle cliniche e documenti sanitari degli 8 casi meritevoli di approfondimenti secondo gli inquirenti.
La nuova indagine è partita da un esposto del sindaco di Tortora, Antonio Iorio, inviato alla Procura e ai Carabinieri forestali di Scalea (CS) con cui il primo cittadino ha chiesto alla magistratura di indagare ancora sull'inquinamento dell'area e la possibile relazione con la morte per neoplasia di 9 persone e la malattia di una decima. Il primo cittadino, da sempre contro la riapertura del sito, ha citato quanto emerso da indagini e processi da oltre un decennio. Verifiche che hanno portato all'accertamento di sversamenti illeciti, fuoriuscita di percolato e contaminazione da metalli pesanti e sostanze cancerogene nel torrente Pizzinno, affluente del fiume Noce e dei terreni vicini all'impianto.

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