Il 17enne che non aveva fatto rientro nel carcere minorile di Potenza ha fatto rientro nell’istituto. Sulla vicenda si registrano molte reazioni.
Rossana Mignoli, Garante regionale per i diritti dei minori e Tiziana Silletti, Garante regionale per le persone detenute, hanno reso noto di aver “mantenuto costanti contatti con la direttrice dell’Istituto, che ha seguito da vicino l’evolversi della situazione, e hanno sottolineato che tutte le Autorità competenti si sono prontamente attivate in un’azione coordinata che ha consentito il rientro del ragazzo. Ora che l’episodio si è positivamente concluso, le Garanti ribadiscono l’importanza di affrontare con la massima delicatezza e riservatezza casi che riguardano minori. La diffusione di notizie, infatti, rischia spesso di acuire paure e fragilità, rendendo più difficile il rientro spontaneo o l’elaborazione serena del proprio percorso. È opportuno ricordare che i permessi premio rappresentano uno strumento fondamentale di responsabilizzazione, che permette ai ragazzi di sperimentare la fiducia delle istituzioni e di misurarsi gradualmente con spazi di libertà, in vista di un futuro reinserimento sociale. Tali opportunità vanno dunque preservate, accompagnandole con percorsi educativi solidi e con un sostegno territoriale adeguato. Il rispetto della dignità e della riservatezza del minore non è solo un principio astratto, ma una condizione concreta affinché egli possa affrontare con maggiore serenità le difficoltà del proprio cammino, senza sentirsi – hanno concluso Mignoli e Silletti - stigmatizzato o esposto”.
Su quella che ha definito “la fuga del giovane dall’Istituto per minori di Potenza” è intervenuto anche Aldi Di Giacomo, segretario generale del Fsa-Cnpp-Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria): “Si tratta de l’emulazione di quanto accade nei penitenziari dove siamo al 700% di casi in più di evasioni sulla “fiducia dello Stato”, vale a dire grazie ai permessi. La situazione dell’istituto per minori in fondo è l’altra faccia della medaglia dell’emergenza carceri che gli agenti non possono fronteggiare da soli. All’Ipm di Potenza, al 15 luglio scorso, sono 25 gli ingressi stabili, di cui 14 provenienti da altri Ipm, più un giovane presso il CPA, mentre i minorenni e giovani adulti in carico agli Uffici di servizio sociale per i minorenni, presi in carico per la prima volta, al 15 luglio scorso, a Potenza sono 145, a cui aggiungere 214 già precedentemente presi in carico, per un totale di 359 giovanissimi. Sempre a luglio nei 17 Istituti Penali per minorenni ci sono 546 giovanissimi rispetto ai poco più di 300 di due anni fa. I più numerosi a Nisida-Napoli (73), Milano (32), Torino (48), Bologna (39), Catania (37). Ma con l’introduzione di una cinquantina di nuovi reati sono destinati ad aumentare: solo nell’ultima settimana in due “rave” sono state identificate circa 300 persone, in buona parte minori”. Per il segretario del sindacato della polizia penitenziaria “l’attuale sistema carcerario per minori non solo non serve a nulla ma si rivela una sorta di scuola per delinquere: il 90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una “carriera criminale” passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni. Il fenomeno delle baby gang insieme alla tendenza all’emulazione dell’atteggiamento dei “grandi” che comandano dalle celle sono due aspetti nuovi da affrontare. Si tenga conto che più del 50% dei casi i reati commessi sono contro il patrimonio e quelli contro la persona il 30%. Per noi le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse. Sarebbe troppo facile estendere la platea di minori perseguibili. Tra le priorità è necessario pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazione oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste, e – ha concluso Di Giacomo - ad un piano di assunzione di personale specializzato e penitenziario”.

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