L’avviso di chiusura delle indagini agli indagati dell’Operazione Mare nostro, scattata il 2 ottobre del 2024, è stato notificato a tutti gli interessati. Si attende la fissazione della data dell’udienza preliminare. Lo ha reso noto L’Altravoce - Il quotidiano del Sud, in edicola oggi, con un articolo di Leo Amato, “Mala di mare, altri 59 verso il processo. Attesa la fissazione della udienza preliminare per il processo bis alla confederazione mafiosa tra i clan Scarci e Scarcia. Tra gli indagati il sindaco scanzanese Cariello per un inchino al lido del boss durante la processione in barca della Madonna”.
Nel testo si legge: “L’avviso di chiusura delle indagini è stato notificato in estate. Al più tardi agli inizi del 2026, quindi, si attende l’avvio dell’udienza preliminare sulle richieste di rinvio a giudizio formulate a firma dei pm Marco Marano e Angela Continisio. I capi d’imputazione sono un’ottantina, in larga parte sovrapponibili a quelli già finiti a dibattimento per i 19 destinatari delle ordinanze di misure cautelari spiccate a ottobre dell’anno scorso”.
Nell’articolo molti capitoli. Eccoli:
“I CAPI DI IMPUTAZIONE
In 21 persone, in
particolare, si sono visti contestare l’accusa di associazione mafiosa in
concorso con i 17 già arrestati e a processo nella città dei Sassi.
Poi ci sono una serie di estorsioni ai danni di pescatori, spacciatori di droga
che osavano mettersi a lavorare «al mare», e imprenditori di vario tipo.
MARE NOSTRUM, LE ESTORSIONI AI PESCATORI
Passando per i pescatori allontanati dallo specchio di mare tra Policoro e Scanzano, o costretti a cedere una quota del pescato, e i ristoratori obbligati a rifornirsi dai di prodotti ittici dai presunti clan confederati.
Una coppia di Policoro, marito e moglie, è accusata di turbativa di gara per aver chiesto e ottenuto un intervento del boss degli Scarcia per scoraggiare un potenziale acquirente dei beni della madre di lui, finiti all’asta.
L’INDUZIONE A NON RENDERE DICHIARAZIONI
Al boss e a un avvocato di
Taranto è contestata anche un’ipotesi di “induzione a non
rendere dichiarazioni” aggravata dalle finalità mafiose. Per aver convinto un
quasi affiliato diventato collaboratore di giustizia a ritrattare le
dichiarazioni rese ai pm.
Poi c’è il caso del presunto “inchino” durante la processione di barche della
Madonna del mare, che ogni anno, a Ferragosto, costeggia il litorale tra
Scanzano e Policoro.
TURBAMENTO DI FUNZIONI RELIGIOSE
I pm ipotizzano l’accusa di turbamento di funzioni religiose, aggravato dalle finalità mafiose, a carico del sindaco di Scanzano Cariello, già consigliere regionale della Lega. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, infatti, avrebbe fatto fare una sosta non prevista al corteo di barche, mettendosi al timone di quella con la statua della Madonna. Una sosta di un quarto d’ora giusto davanti al lido confiscato anni fa agli Scarcia. Lì dove sarebbero sostate tirate a secco, «senza autorizzazione alcuna», le barche «della famiglia», e a fine dicembre del 2023 risulta intercettato dai carabinieri un carico di 13 chili di esplosivo destinato, per scopi mai chiariti, ad Andrea Scarci.
LE ESTORSIONI
Tra le vicende oggetto di
contestazioni dei pm c’è anche quella di una friggitoria realizzata «in totale
assenza di titolo abitativo», in un lotto in via Lido Torre, a Scanzano, «in
area sottoposta a vincoli paesaggistici». O l’occupazione di una struttura
«adibita a porto, luogo di sbarco e riparo», realizzata dal Comune di Policoro
con fondi europei, e allacciata abusivamente alla rete elettrica e alla rete
idrica.
In quattro, inoltre, sono indagati per aver tentato di estorcere 10mila euro al
un dipendente di Total impegnato nel programma di estrazioni di petrolio e gas
di Tempa Rossa, nella Valle del Sauro. Tentativo fallito a causa del
trasferimento all’estero della vittima.
MARE NOSTRUM A PROCESSO ANCHE IL PRESUNTO MONOPOLIO SULLA PESCA
L’inchiesta dei pm dell’Antimafia lucana, soprannominata operazione “Mare nostrum”, ruota attorno a un presunto monopolio sulla pesca nello specchio di mare antistante i comuni di Policoro e Scanzano Jonico, ripartiti tra il gruppo guidato da Salvatore Scarcia e i cugini Scarci.
Gli inquirenti hanno teorizzato anche l’esistenza di un «quadrato ambientale», ovvero «uno spazio sociale in cui alla collettività — operatori economici e cittadinanza tutta — sono note la presenza del sodalizio e le regole informali mafiose (spietatezza dei metodi, ineluttabilità delle reazioni sanzionatorie e codici di comunicazione)».
L’INCHINO DEL SINDACO DI SCANZANO
A ottobre dell’anno scorso,
dopo l’ampio risalto giornalistico ricevuto dalla vicenda dell’“inchino”, il
sindaco di Scanzano aveva negato con forza ogni addebito.
Cariello aveva liquidato come «frutto di incomprensioni e ricordi sbiaditi», in
particolare, le dichiarazioni del parroco che era con lui sulla barca con la
statua della Madonna del mare durante la processione incriminata. Definendolo
un «don Abbondio» lucano.
«Ribadisco di non essermi mai inchinato a nessuno né, tanto meno, alle persone
oggetto di provvedimenti restrittivi, soggetti a me sconosciuti e mai
incontrati». Queste erano state le parole, sdegnate, del sindaco di Scanzano,
tendenti ad accreditare un complotto politico-giudiziario ai suoi danni.
Di «dichiarazioni del tutto travisate» aveva parlato anche il parroco della
chiesa Maria Santissima Annunziata, don Francesco Lauciello”.






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