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giovedì 1 marzo 2018

QUELL'ALLUVIONE CHE NEL 2011 DEVASTÒ L'AGRICOLTURA JONICA. INIZIATIVA PER RICORDARE E PROPORRE: I 5 FIUMI LUCANI PATRIMONIO UNESCO. MOBILITAZIONE ORGANIZZATA DA TERREJONICHE, ALTRAGRICOLTURA E MOVIMENTO RISCATTO A METAPONTO E GINOSA

L'INCONTRO ALL'ANTIQUARIUM DI METAPONTO

LA PRESENTAZIONE DELLA PROPOSTA DEI 5 FIUMI LUCANI PATRIMONIO UNESCO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 1.3.18
 
METAPONTO – “Mai più disastri ambientali per la terra, il lavoro, l'ambiente, le comunità. Ed i cinque fiumi lucani siano patrimonio mondiale dell'Unesco”. Sono state le parole d'ordine della giornata di mobilitazione, tra ricordo, protesta e proposta, organizzata dal Comitato TerreJoniche, dal sindacato Altragricoltura e dal movimento Riscatto, a 7 anni dall'alluvione che devastò, tra il 28 febbraio ed il 1 marzo del 2011, il Metapontino e la zona pugliese confinante. I fiumi lucani che sfociano nello Jonio esondarono provocando danni all'agricoltura, al turismo, alle attività commerciali, alle infrastrutture, alle zone archeologiche, per circa 500 milioni di euro. Ferite profonde solo in parte rimarginate come solo in parte sono stati indennizzati gli imprenditori colpiti. Sia in Puglia sia in Basilicata. Le due regioni interessate dall'iniziativa di ieri organizzata da quelle sigle che si resero protagoniste della battaglia per il ristoro dei danni subiti nelle aree danneggiate. Tra le altre, il Comitato di difesa delle TerreJoniche nato proprio dopo il disastro. Così, la giornata ha avuto inizio a Marina di Ginosa (TA), con un incontro nell'azienda Carrera, nei pressi dell’argine del fiume Galaso, con le famiglie dell'area della Marinella colpite dall’alluvione. Poi, transfert in Basilicata dove, sotto una tenda realizzata a ridosso del muro dell'Antiquarium di Metaponto, i dirigenti delle associazioni organizzatrici hanno tenuto brevi interventi. Katya Madio, in particolare, portavoce del Comitato TerreJoniche, ha ricordato la nascita dell'organismo ed il suo sviluppo sino a diventare punto di riferimento, anche culturale, delle battaglie a difesa del passato, del presente e del futuro del Metapontino. Gianni Fabbris, dal canto suo, coordinatore nazionale di Altragricoltura, ha ricordato le lotte successive all'alluvione per ottenere una sia pur minima parte di indennità dei danni subiti dagli imprenditori e per la difesa del suolo. Ma non basta. Da qui le proposte. “La Regione – ha detto Fabbris – deve mantenere l'impegno per una legge di ristoro dei danni che preveda un terzo a carico del Governo nazionale, un terzo a carico della stessa Regione, un terzo alle aziende danneggiate. Poi, vogliamo uno sportello di assistenza ai cittadini in caso di calamità ed un piano completo di prevenzione contro il dissesto idrogeologico”. E' seguita la consegna di attestati a quanti si impegnarono nei frangenti dell'evento calamitoso a favore delle battaglie dei cittadini. Infine, il momento quasi solenne della giornata svoltosi simbolicamente tra le colonne delle Tavole Palatine: la presentazione ufficiale della proposta di dichiarare i cinque fiumi lucani carichi di storia, prerogative antropologiche, geografiche e culturali, patrimonio mondiale dell’Unesco.

PRENCIPE CON IL SUO ATTESTATO DI MERITO
MIMMO PRENCIPE DA ALLUVIONATO A PRESIDENTE DEL COMITATO TERREJONICHE: “L'IMPEGNO DEVE PAGARE”
 
METAPONTO – Da imprenditore agricolo danneggiato dall'alluvione del 28 febbraio 2011 a presidente del Comitato TerreJoniche che lui stesso, con Gianni Fabbris, attuale coordinatore nazionale di Altragricoltura, ed altri, fondò. E' la storia di Mimmo Prencipe, con azienda in territorio di Bernalda, contrada San Marco, a cui ieri, nel corso dell'anniversario del disastro di 7 anni fa, è stato consegnato un attestato di benemerenza. “L'acqua del Bradano – ha ricordato Prencipe – arrivò ad un metro e sessanta centimetri di altezza nel capannone e nella mia casa. Abbiamo lasciato un segno sui muri. La furia del fiume distrusse 12 ettari di vigneto e danneggiò gravemente trattore ed attrezzature. La Regione stimò i danni da me subiti in 300mila euro. La mia azienda, a cavallo tra Puglia e Basilicata, fu la prima ad essere colpita”. Il nostro interlocutore quasi si commuove nel suo racconto. Ma, di quei danni ingenti, ha recuperato qualcosa? “Si. La Regione, dopo che occupammo il Dipartimento agricoltura, mise a disposizione un milione di euro che fu ripartito fra una cinquantina di aziende seguendo la logica della distanza dall'epicentro della calamità. In molti, però, non hanno ottenuto nulla. Per avere diritto ai rimborsi, infatti, occorreva rifare gli impianti distrutti e rimettere in sesto trattori ed attrezzature. Chi non aveva le risorse a disposizione non ha avuto nulla”. Così, da quel 1 marzo di sette anni fa l'imprenditore agricolo di Bernalda si trasformò in esponente di un movimento di lotta per ottenere i propri diritti: “Si, conobbi Fabbris e con lui cominciammo la nostra battaglia. Fondammo il Comitato e, dopo qualche tempo, ebbi l'incarico di presidente che ho cercato e cerco di onorare”. Insomma, l'impegno paga sempre? Prencipe: “Deve pagare. Ci vogliono persone che debbono portare avanti le battaglie. Le istituzioni possono fare tanto ma vanno stimolate. TerreJoniche, nel suo piccolo, ha sfondato tante porte. Qualcosa ha ottenuto. Ma non basta. Adesso c'è da mettere in sicurezza il territorio. Le alluvioni non si verificano se l'ambiente è tutelato. Continuerò a battermi sino a quando la lotta contro il dissesto idrogeologico non sarà vinta”.

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