POLICORO. CASO PASSARELLI. IL PADRE DEL CARABINIERE MORTO IL 24 MARZO DEL 1997 NELLA CASERMA DI CASSANO ALLO JONICO E L'AVVOCATO SANASI: “GIUSEPPE È STATO UCCISO, OCCORRE RIAPRIRE LE INDAGINI”. LANCIATO UN APPELLO: “CHI SA, PARLI”
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GIUSEPPE PASSARELLI |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
23.3.18
POLICORO
- “Giuseppe è stato ucciso. Occorre riaprire le indagini”. Lo
hanno detto Antonio Passarelli, il padre del carabiniere di 20 anni
morto in circostanze, per lui, mai chiarite, e l'avvocato di fiducia,
Daniele Luigi Sanasi. Ecco Antonio: “Sono convinto che mio figlio
sia rimasto vittima di un omicidio sin da quando, il 24 marzo 1997, i
carabinieri mi avvisarono che era stato ferito. Mi aveva detto che
nella caserma di Cassano allo Jonio (CS) c'era qualcosa che non
andava. Pochi giorni dopo la sua morte con un colpo di pistola alla
testa”. Ma tre inchieste hanno sentenziato essersi trattato di un
suicidio avvenuto nella struttura militare. Da 21 anni, dunque, un
padre angosciato è alla ricerca di quella verità e di quella
giustizia che, a suo dire, gli sono stati negati. Come lui anche
l'avvocato Sanasi si è detto convinto dell'ipotesi omicidiaria: “Lo
si legge negli atti. Ci sono incongruenze tra quanto è stato
dichiarato dai presenti e la perizia del medico legale incaricato
dalla Procura di Castrovillari (CS). Come il luogo dell'evento.
Alcuni elementi, come i segni di abrasione del tacco di una scarpa e
la presenza di terriccio sul dorso della giacca, della camicia, sulla
parte posteriore del pantalone e sul gambale di destra, suggeriscono
che il colpo di pistola non sia stato sparato nell'archivio ma in un
luogo dove c'erano le sostanze estranee rinvenute. E c'è
incompatibilità tra quanto dichiarato dai testi che il ragazzo sia
stato da loro sollevato ed adagiato in auto per soccorrerlo e quanto
riscontrato dal perito che ha affermato che Passarelli agonizzate sia
stato trascinato, afferrato per le braccia da un unico soggetto che
non aveva la forza fisica sufficiente per sollevare di peso il
corpo”. Il legale, poi, ha elencato altri dati già presenti negli
atti e riportati nelle varie istanze di riapertura delle indagini.
Dati indicati in una memoria inviata dalla famiglia nei mesi scorsi
al presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, ad alcuni ministri, al comandante generale dei
carabinieri Tullio Del Sette. Cosa ha sortito? “Nulla – ha
risposto Antonio -. Solo il presidente Mattarella mi ha fatto sapere
che la competenza è della magistratura”. Insomma, dopo 21 anni, ci
vorrebbe un fatto nuovo per riaprire il caso. Quale? Passarelli:
“Lancio un appello a chi ha informazioni sulla morte di Giuseppe.
Chi sa parli e dica la verità”.
CASO
PASSARELLI. TUTTI GLI ELEMENTI DEL GIALLO
POLICORO
– Molti elementi del “giallo” sulla morte di Giuseppe
Passarelli, avvenuta 21 anni fa, in un caserma dei carabinieri, sono
nel memoriale inviato dalla famiglia al presidente della Repubblica
Sergio Mattarella: “Giuseppe fu trattenuto in caserma per 32 ore
senza prestare servizio. Forse per non farlo parlare con noi su ciò
che aveva scoperto e per poterlo uccidere in comodità? La presenza
di sostanza ematica all’interno dell’arma e la pulizia esterna
indicano che essa fu pulita per cancellare le impronte digitali. Da
chi? Poi, gli
stubs: negativi sulle mani, positivo sul lato destro del viso. E
sulla manica destra della giacca non c'erano tracce di polvere da
sparo. Non fu, perciò, la mano destra di Giuseppe ad azionare
l’arma”.
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