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sabato 11 agosto 2018

IL GRIDO DI DOLORE DEGLI AGRICOLTORI. SERIO (CIA): “PREZZI BASSI MA I PRODUTTORI NON DEBBONO SCARICARE LE DIFFICOLTÀ DI MERCATO SUI LAVORATORI RICORRENDO AL CAPORALATO”

NICOLA SERIO, DELLA CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 11.8.18
POLICORO - “Ma quale oro rosso. Il pomodoro, ormai, è un prodotto povero, come le angurie. Ma i produttori non debbono scaricare le difficoltà di mercato sui lavoratori ricorrendo al caporalato”. Lo ha detto il responsabile del Metapontino della Confederazione italiana agricoltori (Cia), Nicola Serio, da noi sentito sul “grido di dolore” lanciato dagli agricoltori della ex California del Sud Italia. Ma ecco il nostro interlocutore: “I prezzi bassissimi sul campo non vanno ribaltati sui lavoratori. Il prezzo, per i pomodori, è stabilito da accordi interprofessionali al ministero dell'Agricoltura. Evidentemente esso non viene rispettato. Nella nostra area si tratta di una coltura ad uso familiare mentre nel Materano ci sono superfici più consistenti nell'Irsinese. E le angurie, divenute una produzione di nicchia da noi, non sono state neanche raccolte”. Insomma, un quadro a tinte fosche aggravato dai conflitti con la Grande distribuzione organizzata (Gdo). Come interrompere la lunga filiera? “Eliminando – è stata la risposta - le intermediazioni superflue tra campagne e supermercato. Serve organizzazione. Una cosa è offrire 10 quintali, un'altra è offrirne 1000. Nel Metapontino vi sono cooperative che lavorano il prodotto in magazzino e che lo inviano agli ipermercati già col marchio della Gdo. Dai campi, al magazzino, al trasporto in supermercato. Più corta di così la filiera non potrà mai essere”. E cosa dire a quei coltivatori che si sentono produttori per conto terzi costretti a comprare piantine di ortaggi e piante da frutto brevettate ed a pagare royalties? Serio: “Che la ricerca pubblica universitaria od in istituti sperimentali in Italia non esiste più a causa della carenza di fondi. Lo studio di nuove varietà lo fanno le grosse holding private francesi, spagnole, americane. E chi fa la ricerca brevetta la nuova cultivar. E' il diritto internazionale. Chi vuole coltivare le nuove e più pregiate varietà deve, giocoforza, rivolgersi a chi detiene il brevetto”.

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