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giovedì 23 agosto 2018

SANITA' NEGATA. MANCANO I MEDICI DI FAMIGLIA. E' ALLARME ROSSO ANCHE IN BASILICATA. IL PICCO DELLE CARENZE FRA 4 ANNI

UNA FOTO DELLA CAMPAGNA DELLA FNOMCEO "CENTENARI"

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 23.8.18

E' allarme rosso in tutta Italia, Basilicata compresa, per la preventivata carenza di medici di famiglia. Le prime avvisaglie di studi di medicina generale senza medico si sono già registrare in tutte le regioni. E tutto ciò sta accadendo senza che le istituzioni interessate, secondo la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) ed il maggior sindacato della categoria, la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), abbiano assunto provvedimenti adeguati. Ma partiamo subito dai numeri delle previste carenze ricavati proprio da uno studio della Fimmg che li ha codificati regione per regione per gli anni 2018-2022, 2018-2028 e per il picco del 2022. Ebbene, nel prossimo quinquennio i pensionamenti dei generalisti in Basilicata saranno 228 a fronte di un primato della Lombardia di 1.802 ed un totale nazionale di 14.908. Nei prossimi dieci anni i dottori che lasceranno il servizio sono stati calcolati nella nostra regione in 533, in Lombardia (prima) in 4.167, in Italia in 33.392. E questi i dati 2022: Basilicata 57, Lombardia 448, Italia 3.902. Il guaio è che a fronte di questi pensionamenti non sono previste le adeguate, numericamente, sostituzioni. Un adeguamento che dovrebbe essere in un Paese normale automatico. Da qui la previsione di milioni di cittadini che rimarranno senza medico di famiglia. Ovviamente, a soffrire di più, e per primi, saranno quelli dei centri più piccoli, con pochi residenti, come tantissimi comuni della Basilicata. Vedasi i casi di Castelsaraceno, risolto, e quello in corso di Castelluccio Superiore. La fuga verso la pensione dei professionisti della categoria, del resto, è già cominciata. Nel suo ultimo bilancio consuntivo l'Enpam, l'organismo di previdenza ed assistenza dei medici, ha registrato nel 2017 un incremento dei nuovi pensionati della medicina generale del 21,1%, con un costante aumento dell'età media al momento del pensionamento passato dai 65 anni del 2012 ai 67,6 del 2017. Che fare? Per la Fimmg le soluzioni al gravissimo problema sono due. La prima: adeguare il numero di posti nelle scuole di formazione triennali per la medicina generale (abilitate al rilascio dell'attestato per poter accedere alla convezione per la medicina di famiglia) alle carenze preventivate. Il che significa maggiori risorse da destinare alle diverse scuole su base regionale. La seconda: ridurre il fabbisogno di sanitari aumentando il rapporto ottimale (quello in base al quale scatta la carenza in un determinato ambito territoriale) dall'attuale 1000 a 1300 residenti. Intanto, è in corso la campagna di comunicazione sui social lanciata dalla Fnomceo al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare l’azione del Governo e delle Regioni rispetto al problema. Campagna intitolata “Centenari” con la foto di due medici molto anziani accompagnati dall’headline “Sanità pubblica senza medici entro 10 anni. I medici vanno in pensione senza essere sostituiti. Chiediamo al Governo di agire subito”.

ANTONIO SANTANGELO, SEGRETARIO REGIONALE FIMMG BASILICATA
CARENZA MEDICI DI FAMIGLIA IN BASILICATA. PARLA ANTONIO SANTANGELO, SEGRETARIO REGIONALE FIMMG

I casi di paesi senza medico di famiglia come sta avvenendo a Castelluccio Superiore e come accaduto in passato a Castelsaraceno si ripeteranno. Al momento per una questione di ambiti territoriali. In futuro anche per la carenza di professionisti”. Lo ha detto Antonio Santangelo, segretario regionale della Fimmg, a commento sulle notizie di centri lucani rimasti senza medico di medicina generale. Partiamo dal “caso Castelluccio”. “In Basilicata – ha spiegato il nostro interlocutore – la carenza di un generalista scatta non su base comunale ma su base di ambito. E gli ambiti racchiudono una popolazione di almeno 3500 residenti sparsa anche su 2-3 comuni vicini. Può accadere che in una realtà di 800 abitanti venga meno il medico di famiglia e che non si possa sostituire se nell'ambito ci sono altri camici bianchi, che magari lavorano nel centro distante anche 10 km, possono acquisire ancora pazienti. La nomina del nuovo medico, infatti, scatta, in base al rapporto ottimale attuale di 1000, se c'è una popolazione scoperta di almeno 500 e 1 persone che non hanno assistenza”. Insomma, pagano sempre i più deboli: i piccoli comuni e gli anziani che hanno difficoltà di spostamento. Quale sanitario aprirebbe uno studio, con le spese collegate, del resto, in una comunità con 300 anime? Una situazione che fra qualche anno diventerà esplosiva con la preventivata carenza di professionisti. Santangelo: “L'allarme è stato lanciato da noi molto tempo fa. C'è una grave discrasia tra il numero dei laureati, di medici che si specializzano o che acquisiscono il titolo per la medicina di famiglia ogni anno ed il numero dei pensionamenti. Cosa fare? Ampliare il numero chiuso alle facoltà di medicina, gli accessi alle scuole di specializzazione e quelli ai corsi di formazione specifica per diventare medico di medicina generale”

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