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giovedì 24 settembre 2020

DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI. NOTIZIA “BOMBA” DA TRINO VERCELLESE

LA COPERTURA MULTISTRATO DEL DEPOSITO NAZIONALE (FOTO DAL SITO DELLA SOGIN SPA)

IL SINDACO DANIELE PANE: “TRINO DEPOSITO NAZIONALE DELLE SCORIE NUCLEARI? NON DIREMO NO”. UNA DICHIARAZIONE, SE CONFERMATA E IDONEA, CHE TOGLIEREBBE “LE CASTAGNE DAL FUOCO” AL GOVERNO NAZIONALE E CHE FAREBBE TIRARE UN RESPIRO DI SOLLIEVO AGLI ALTRI PRIMI CITTADINI, COMPRESI QUELLI DELLA BASILICATA, CHE TEMONO COME UN INCUBO L'INSERIMENTO DEI LORO COMUNI NELLA CARTA NAZIONALE DELLE AREE POTENZIALMENTE IDONEE (CNAPI) ALLA UBICAZIONE DEL “CIMITERO ATOMICO”. MA GIÀ OGGI SONO INSORTI CONTRO PANE AMBIENTALISTI ED EX SINDACI DELLA CITTÀ DEL PIEMONTE. COME FINIRÀ?

Cimitero atomico nazionale, vade retro”. Sinora erano state queste le parole che più avevamo sentito in merito all'ubicazione della struttura, soprattutto in Basilicata ed a Scanzano Jonico, teatro nel novembre 2013 di una battaglia epica contro il decreto Berlusconi col deposito nazionale delle scorie radioattive in quel di Terzo Cavone. Invece, ieri abbiamo letto su La stampa.it, un articolo di Roberto Maggio, "Trino deposito nazionale delle scorie nucleari? Non diremo no", una dichiarazione che noi consideriamo “bomba” del sindaco di Trino Vercellese, Daniele Pane: “Se entro dicembre verrà pubblicata la mappa dei siti idonei ad ospitare il sito nazionale dei rifiuti radioattivi, e se i territori potranno dichiararsi disponibili, noi non diremo di no”. Il tutto dopo che La Repubblica, il 19 settembre scorso, aveva pubblicato la notizia: “Deposito rifiuti nucleari. Entro dicembre la mappa sarà resa pubblica”. “Mappa” che sta per Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il “cimitero” o Deposito che dir si voglia. E questo per impegnare da parte del Governo nazionale sulla struttura i soldi europei del Recovery Fund. 

LA SECONDA BARRIERA DEL DEPOSITO NAZIONALE, IL MODULO (FOTO DAL SITO DELLA SOGIN SPA)

Ma ecco ancora Pane nell'articolo del La stampa.it: «Si parla di un investimento da un miliardo di euro tra Deposito nazionale unico e Parco tecnicologìco. E si parla di mille posti di lavoro di altissima professionalità in un polo d'innovazione. Senza dimenticare gli 80 milioni di compensazioni all'anno. Ovviamente ci dovrebbe essere anche un piano strategico di rilancio del territorio. Un'occasione che la nostra provincia e il Piemonte non dovrebbero farsi sfuggire. Già oggi siamo deposito temporaneo di scorie di bassa/media intensità. Sarebbe peggio averle vicino senza trarne benefici».

PRODUTTORI E DETENTORI DI RIFIUTI RADIOATTIVI IN ITALIA

Ma ancora su La stampa.it e a firma di Roberto Maggio, nell'articolo odierno, “Trino, il giorno dopo la proposta del sindaco: "Deposito unico per le scorie? Autocandidarsi è sconsiderato", sono insorti contro Pane ambientalisti ed ex sindaci della città del Piemonte. Per Legambiente la questione sta tutta nei criteri previsti da Ispra per individuare i siti più idonei in Italia ad accogliere il deposito. Così, Gian Piero Godio, vice presidente di Legambiente del Vercellese: «I criteri, già fissati, individuano il luogo con il minor rischio possibile e Trino non risponde a questa logica. Si parla di Leri Cavour come possibile sede per le scorie. Le falde acquifere sono a un metro sotto terra e la zona è circondata da coltivazioni. Mancano totalmente i requisiti di sicurezza per un possibile arrivo dei rifiuti radioattivi. Chiunque vede in Trino una zona non idonea». E l'ex sindaco Alessandro Portinaro, sempre su La stampa.it: «E' un tema complesso, che va affrontato in modo serio. Sono convinto che il deposito vada fatto, e nel posto più sicuro d'Italia, e tutti dobbiamo lavorare affinché la Cnapi venga resa pubblica. Ad oggi conosciamo i contenuti della guida tecnica dell'Ispra e ci indicano come Trino non sia il luogo idoneo al deposito. Dopodiché è interesse nostro che il sito si faccia, che ci sia un'accelerata all'allontanamento dei rifiuti dalla Enrico Fermi, e che ci sia la sua chiusura. E' l'obiettivo primario nostro». Come finirà? Ovviamente, sulla vicenda, “antenne tese” dal Metapontino e dalla Basilicata.

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