UN DELITTO DIMENTICATO. MA NON PER I FIGLI DANIELA E DAVIDE. NON PER NOI. LO STATO SI È ARRESO DALLO SCOPRIRE LA VERITÀ
SCANZANO JONICO – E’ qui, nelle campagne della frazione di Terzo Caracciolo, ai piedi del podere, quasi a ridosso dalla ferrovia Taranto-Sibari, che è stato commesso uno dei delitti irrisolti della Basilicata: l’omicidio dell’autotrasportatore della Latte Rugiada spa, Vincenzo de Mare. Un delitto dimenticato: dalla società civile, da chi ne ha pure sentito parlare, da chi ha letto della vicenda, anche da alcuni che si sono battuti per scoprire la verità, ma, soprattutto, dallo Stato. Sì, lo Stato con la S maiuscola che non può chiudere negli archivi un fascicolo con su la scritta “Delitto commesso da ignoti”. Già, a 31 anni esatti da quel gravissimo fatto di sangue, nessuno è stato individuato come mandante o come esecutore materiale. Una ferita aperta. Sanguinante. Soprattutto per i figli di Vincenzo e di Nicolina Di Nuzzo, Daniela e Davide, allora minorenni. Soprattutto per chi, come il sottoscritto, ha scritto centinaia di articoli sulla vicenda. Una vicenda che sento mia avendo fatto, da giovane medico, il riconoscimento sulle cause di morte di quell’uomo che neanche, prima di allora, conoscevo. C’è anche la mia firma nelle carte del fascicolo. Come ci saranno i miei articoli per la Gazzetta del mezzogiorno prima e per la mia pagina Facebook ed il blog dopo. Sin quando avrò la forza di scrivere, scriverò. Parole al vento? Chissà! Chissà che un semplice post possa smuovere qualche coscienza. Se c’è qualcuno che sa che parli!!! Anche a distanza di 31 anni. Occorre crederci. Bisogna crederci!
Ma eccovi i tratti salienti di una storia senza fine.
Il 26 luglio del 1993 Vincenzo, autotrasportatore della Latte rugiada spa e possessore di un podere dell’ex Ente riforma nella zona di Terzo Caracciolo, stava arando con un trattore la parte terminale del fondo, quella a ridosso della ferrovia. Quella più nascosta. L’omicida, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori che intervennero sul luogo del delitto, i carabinieri di Policoro, era nascosto dietro un albero, fucile da caccia imbracciato, e gli si parò all’improvviso davanti. Esplose due colpi che colpirono De Mare in pieno. Solo attorno alle 23, la moglie Nicolina Di Nuzzo, dopo aver bussato a porte rimaste chiuse, rinvenne Vincenzo cadavere. Immobile sul suo trattore. Alle 2 della notte del 27 luglio, alla luce delle fotoelettriche, fu dato il permesso di rimuovere la salma dal mezzo arrestatosi contro un albero. De Mare aveva i piedi sul freno e sulla frizione, il capo reclinato all’indietro. Quando il corpo fu steso su un lenzuolo fui proprio io, medico “arruolato” allo scopo dai carabinieri della Compagnia di Policoro, a verificare le cause della morte: colpi di arma da fuoco al cranio ed al petto. La morte venne fatta risalire alle ore 17. Non dimenticherò mai quella morte.
Come non la dimenticheranno mai Daniela e Davide.
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