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FONTE PUGLIA NOTIZIE AGENZIA
QUOTIDIANA DI STAMPA DELLA REGIONE PUGLIA
LA STORIA DI DEA, VITTIMA DEL DISAGIO ADOLESCENZIALE. NELLA COMMISSIONE DEL PRESIDENTE LUIGI CAROLI, LA MADRE MIRNA MASTRONARDI A RACCONTARE IL SUO DOLORE
Il male oscuro minaccia
soprattutto i più fragili, a livello globale oltre 1 adolescente su 7 tra i 10
e i 19 anni vive con un problema di salute mentale diagnosticato. La maggior
parte delle 800.000 persone che muoiono ogni anno per suicidio sono giovani e
il suicidio è la 4/a causa principale di morte tra i giovani fra i 15 e i 19
anni, con 46.000 adolescenti suicidi ogni anno, più di uno ogni 11 minuti. La
prevalenza dei disturbi mentali, avvertono gli esperti, sta per superare quella
delle patologie cardiovascolari: depressione e altre patologie psichiche
saranno le più diffuse nel mondo già prima del 2030.
Una vera emergenza sociale in atto, in cui la pandemia, le guerre, l’inflazione
e le turbolenze sociali, stanno facendo da detonatore a questo disagio mentale,
che non trova ancora una via d’uscita, con interventi incisivi anche economici.
A finire sotto accusa sono innanzi tutto gli smartphone, per la loro capacità
di creare una dipendenza comportamentale precoce, alimentata dal confronto con
modelli irrealistici sui social e dall'esposizione a contenuti dannosi. Questo
ha portato molti giovani a isolarsi, sperimentando sentimenti di inadeguatezza
e ansia. Secondo gli esperti, non si tratta solo di dipendenza tecnologica:
l'uso eccessivo dei dispositivi digitali toglie spazio ad attività ricreative
sane, favorisce la sedentarietà e incrementa il rischio di disagi mentali. Non
è un caso che dal 2013, anno in cui i prezzi degli smartphone sono scesi
significativamente, si è verificato un aumento allarmante di comportamenti
autolesionistici tra bambini e adolescenti. Fenomeno strettamente collegato
all’uso prolungato dei dispositivi digitali e dei social media, e sostenuto
dalla dipendenza tecnologica che si instaura già in età molto precoce.
Non dimentichiamo anche l’effetto devastante della pandemia da Covid-19, che ha
ulteriormente amplificato queste problematiche. L’isolamento forzato, la
mancanza di interazioni sociali e la chiusura delle scuole hanno accentuato il
disagio psicologico tra i giovani, già esposti ai rischi legati all'uso degli
smartphone. Sebbene i suicidi non siano aumentati durante il lockdown, il peso
psicologico di quel periodo ha avuto conseguenze a lungo termine che stanno
emergendo oggi, con un aumento significativo dei disturbi dell'umore, di
comportamenti autolesionistici e dei pensieri suicidari.
Quella a cui assistiamo inermi è una epidemia di solitudine, difficile da
contrastare.
I segnali che un adulto può scorgere in un figlio a rischio suicidario sono
molteplici e non sono solo relativi ad uno stato depressivo o a disturbi
conclamati. Ci potrebbe essere una maggiore impulsività, un’autosvalutazione
significativa, una difficoltà a gestire la rabbia, disregolazione emotiva e
comportamentale, una tendenza al perfezionismo, una scarsa capacità di problem
solving, un ritiro sociale, un abuso di sostanze, storie di bullismo, una
sessualità precoce.
Ma anche apparentemente nulla.
È questa una delle tante storie dolorose che una madre coraggio ha raccontato
ai componenti della Commissione criminalità, nel corso della sua audizione.
Si tratta di Mirna Mastroianni, una madre trentaseienne, singola che ha voluto
fortemente sua figlia Dea e l’ha cresciuta pur con tutti gli ostacoli che la
vita le ha posto innanzi.
La perdita del lavoro a causa della gravidanza, un tumore aggressivo che l’ha
portata anche a doversi sottoporre al consueto “turismo sanitario”, una
famiglia di origine per fortuna molto presente e fondamentale nella crescita
della piccola Dea, pochi soldi, in una società dove i modelli imposti inducono
a continui confronti.
Questo il contesto, ma Dea non manifestava segnali di alcun genere, una
ragazzina brava a scuola, sempre sorridente, affettuosa con la mamma ed i suoi
nonni.
Fino a quanto il saluto solito della sera è stato l’ultimo, l’ultimo abbraccio
nel letto della mamma, che mai avrebbe immaginato il dolore profondo al quale
sarebbe andata incontro solo dopo poche ore.
Un racconto toccante. Purtroppo non un evento isolato.
Il presidente della Commissione, Luigi Caroli, ha ringraziato la signora
Mastronardi per questa testimonianza e tutti i componenti presenti hanno
manifestato la necessità di affrontare queste emergenze anche utilizzando la
legge della quale la Regione Puglia è già dotata che ha come obiettivo proprio
la prevenzione e il contrasto al disagio alla devianza e alla marginalità
minorile. Servono maggiori finanziamenti.
La signora Marstronardi continuerà il suo percorso, con la sua associazione di
volontariato per essere vicina a tutti i ragazzi che vivono questa solitudine
devastante, continuerà i suoi dialoghi con le istituzioni per diffondere la sua
esperienza in modo da trasformare il suo dolore in un monito utile a
sensibilizzare la società perché ci sia una inversione di tendenza. Una goccia
in una un oceano di dolore.

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