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martedì 30 settembre 2025

FIDANZATINI DI POLICORO (MT). L’AVVOCATO ANTONINO FIUMEFREDDO, LEGALE DELLA FAMIGLIA ORIOLI: “FU DUPLICE OMICIDIO”. PRESENTATA UNA ULTERIORE INTEGRAZIONE ALL’ISTANZA DI AVOCAZIONE DELLE INDAGINI ALLA PROCURA GENERALE DI POTENZA SULLA MORTE DI LUCA ORIOLI E MARIROSA ANDREOTTA, TROVATI SENZA VITA IL 23 MARZO 1988

 

"Dalla perizia emerge con chiarezza che Luca e Marirosa non morirono per un incidente, ma furono vittime di un duplice omicidio mascherato da tragedia domestica": è quanto ha dichiarato l'avvocato Antonino Fiumefreddo che oggi ha presentato un'ulteriore integrazione all'istanza di avocazione delle indagini sulla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i due giovani trovati senza vita il 23 marzo 1988 in una villetta a Policoro (Matera). Dichiarazione riportata dall’agenzia Ansa. L’integrazione odierna segue alla consegna di altra documentazione sul caso nello scorso 23 settembre. Il legale della famiglia Orioli, che ha parla di testimoni a conoscenza dei fatti, oggi ha presentato ulteriori documenti basati sulla perizia criminologica e medico-legale del professor Francesco Bruno e del suo collegio di specialisti, che "già negli anni '90 aveva escluso le ipotesi di morte accidentale da folgorazione o intossicazione da monossido di carbonio, evidenziando: la presenza di lesioni violente sui corpi delle vittime (colpo alla nuca di Marirosa, trauma ai genitali di Luca, ecchimosi al volto e al collo); la presenza inequivocabile di schiuma polmonare ('fungo schiumoso'), segno tipico di annegamento; la manipolazione della scena del crimine, con anomalie nella disposizione dei corpi e degli oggetti, nonché testimonianze discordanti sulla dinamica dei fatti".
Secondo la giustizia italiana, a causare la morte dei due ragazzi fu una folgorazione o un'intossicazione da monossido di carbonio.

Una versione che la madre di Luca Orioli, Olimpia Fuina, non ha mai accettato, continuando a sollecitare accertamenti: negli anni si è giunti alla riesumazione dei corpi e a una perizia che, pur senza prove definitive, ipotizzò anche l'omicidio.

Per questo, ad agosto, l'avvocato Fiumefreddo ha presentato un'istanza alla Procura generale di Potenza per chiedere l'avocazione delle indagini, dopo l'ennesimo rigetto dell'istanza di riapertura da parte della Procura di Matera. "A distanza di quasi 40 anni - ha concluso Fiumefreddo - lo Stato deve finalmente alle famiglie un accertamento pieno della verità e delle responsabilità".

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