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lunedì 17 novembre 2025

UNA DECISIONE CHE FA DA APRIPISTA. L’UFFICIO DELLA CONSIGLIERA DI PARITÀ DELLA REGIONE BASILICATA PARTE CIVILE IN UN PROCESSO PER MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA. DECISIONE DEL GUP DI MATERA NELL’UDIENZA DI RINVIO A GIUDIZIO DEL COMANDANTE DELLA STAZIONE DEI CARABINIERI DI NARDO (LE) GIÀ A MONTALBANO JONICO (MT) E ROTONDELLA (MT)

 

IVANA PIPPONZI (FOTO LECRONACHELUCANE.IT)

L’ufficio della Consigliera regionale di parità della Basilicata è parte civile in un processo per maltrattamenti. Lo ha deciso il Gup del Tribunale di Matera il 14 novembre nell’udienza di rinvio a giudizio del comandante della stazione Carabinieri di Nardò, provincia di Lecce, già comandante di stazione dei Carabinieri di Montalbano Jonico e Rotondella, per i reati di maltrattamenti in famiglia a carico dell’ex convivente e dei figli minori della donna, percosse e diffamazione aggravata. Lo ha reso noto l’Agenzia di stampa della Giunta regionale in un comunicato stampa. Nel testo si legge che “nell’udienza sono state ammesse, tra le altre, le costituzioni di parte civile dei Centri Antiviolenza e della Consigliera regionale di parità della Basilicata, quale portatrice di un interesse pubblico di tutela della parità di genere e di contrasto alle molestie e violenze. “Un atto di apertura non scontato nei processi per maltrattamenti – ha commentato la Consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi – che dimostra sensibilità e grande competenza dei magistrati e degli avvocati che l’hanno articolata e sostenuta”.
I fatti denunciati sono stati cristallizzati davanti al Gip di Matera con un incidente probatorio che ha confermato i maltrattamenti psicologici e fisici subiti dalla donna e dai due figli minori”.
“E’ l’ennesimo episodio di violenza che si consuma tra le mura domestiche”. ha spiegato la consigliera regionale di parità aggiungendo che “fermo restando che i fatti denunciati sono oggetto di un processo in corso è esemplare l’atto di coraggio della donna. Si tratta di una libera professionista, che ha deciso di denunciare nonostante il maltrattante sia un uomo in divisa. Per tante donne la casa può trasformarsi in una cappa di oppressione. La violenza domestica è un fenomeno reale, più diffuso di quanto si pensi, da far emergere e da segnalare. Le vittime di abusi non sono lasciate sole – ha concluso Pipponzi - ma possono contare sull’aiuto di strutture e reti di sostegno”.

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